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“Mi sta privando della mia età più bella” lettera di una liceale allo Stato

E' questo la dura accusa di Camilla, una studentessa 17enne al quarto anno del liceo classico Michelangiolo di Firenze, contenuta in una lettera da lei scritta

“Avete sulla coscienza me e il mio futuro.” E’ questo la dura accusa di Camilla, una studentessa 17enne al quarto anno del liceo classico Michelangiolo di Firenze. La giovane ha scritto una lettera indirizzata al direttore del Corriere Fiorentino per esprimere tutta la sua delusione per come le istituzioni stiano affrontando l’emergenza coronavirus.

Le rinunce dei giovani

Dall’inizio della pandemia a marzo e nel corso dell’estate la giovane studentessa ha sottolineato come lei ed i suoi coetanei abbiano osservato le regole, indossando mascherina ed evitando di frequentare luoghi affollati. Rinunce proseguite anche nel corso del rientro a scuola, “senza l’indispensabile compagno di banco, una figura a mio avviso fondamentale, con la mascherina e senza ricreazione; non ci siamo lamentati in alcun modo, nonostante le istituzioni pensassero a tutto tranne che a noi.”

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Il rispetto della società

La giovane studentessa ribadisce come abbia tollerato ogni restrizione in silenzio, per il «bene della comunità». Ma poi si chiede: “la comunità cosa ha fatto per il mio bene?” Qui inizia il riferimento al caso personale della giovane che, a contatto con un caso positivo di Covid, non ha potuto usufruire della didattica a distanza a causa del mancato certificato da parte dell’Asl. “Sono giunta alla conclusione che la società non sta facendo assolutamente niente per il mio bene, che non mi rispetta né come studente né come persona.”

Monotona noia

Il disagio della giovane è legato principalmente alla scuola. “Sono costretta a passare la mie giornate davanti a un computer, privata di tutto ciò che di bello la scuola offre, dell’unica occasione di socializzare (perché non mi è più permesso muovermi se non per «spostamenti necessari»), di imparare, di costruirmi il futuro, di divertirmi, di ridere e di scherzare. Mi limiterò ad alzarmi stanca la mattina, ad avviare uno schermo, a seguire a fatica le lezioni a cui prenderò parte con una maglione spiegazzato e i pantaloni del pigiama, ad accendere la televisione e a trascorrere i pomeriggi imbambolata di fronte ad essa.” La giovane sintetizza questa sua vita come una «monotona noia».

Mi avete privato dell’adolescenza

La lettera si conclude con l’accusa rivolta allo Stato di averle privato del momento più bello della vita, l’adolescenza. “Lo Stato mi ha delusa, in 8 mesi di pandemia non è riuscito ad organizzarsi e a rimetterci sono io, siamo noi, tutti gli italiani che, impotenti davanti alla situazione, si limitano ad adempiere a testa bassa ai doveri loro imposti dalle «norme anti-Covid». Più passo il tempo in questo Paese in balia della sorte e più sono convinta di volermene andare.”

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