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La lettera d’amore che Pasternak scrisse alla sua Olga

"Sono legato a te dalla vita", la lettera d'amore di Pasternak a Olga Ivinskaja, la donna che ispirò la Lara del Dottor Zivago

Boris Pasternak e Olga Ivinskaja s’incontrarono, nel 1946, nella redazione della rivista letteraria “Novy Mir” dove lei era redattrice. “Il nostro amore fiorì nel 1946, all’inizio della stesura del Dottor Zivago e continuò a crescere con il numero delle pagine che Boris scriveva” ha raccontato Olga.

Nel 1949, tre anni dopo il loro primo incontro, Olga fu arrestata e portata in gulag. Per settimane fu torturata e interrogata dagli inquisitori. Essi volevano convincerla a firmare una “confessione” nella quale avrebbe dovuto dichiarare che Pasternak stava scrivendo un romanzo antisovietico. Ma Olga non si arrese e continuò a difendere il suo amato. Quando, tre anni dopo, fu liberata dalla prigionia si trasferì in una casetta vicino alla residenza di Boris. I due continuarono a vivere un amore “clandestino” fino alla morte di lui, avvenuta nel 1960.

Quello stesso anno, però, fu arrestata e condannata, per la seconda volta, a quattro anni di lavori forzati. L’accusa era di aver partecipato alla stesura del romanzo incriminato. “Io ho amato Boris e non posso ingannarmi quando penso che gli sono stata necessaria, e sono grata al destino che mi ha riservato un posto accanto a lui nella sua prigione del tempo.” Olga continuò ad essere legata a Pasternak fino alla fine dei suoi giorni e, dopo anni di lotta, nel 1988 riuscì a far pubblicare il “tormentato” romanzo in Russia. Morì nel suo piccolo appartamento di Mosca a 83 anni, era il 1995.

La lettera a Olga

Olga, mia bambina dorata, ti mando tanti tanti baci. Sono legato a te dalla vita, dal sole che brilla alla finestra, da un sentimento di commiserazione e di tristezza, dalla coscienza della mia colpa (oh, non di fronte a te, naturalmente), ma di fronte a tutti, dalla coscienza della mia debolezza e dell’ insufficienza di ciò che ho fatto finora, dalla convinzione che bisogna fare uno sforzo enorme e spostare montagne per non ingannare gli amici e non risultare un impostore.

E quanto migliori di noi sono tutti gli altri intorno a me e con quanta più premura li tratto e quanto più cari mi sono, tanto più e tanto più profondamente ti amo, in modo tanto più colpevole e triste. Ti abbraccio forte forte, e quasi cado per la tenerezza e quasi piango.

Boris, 28 febbraio ‘59

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