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La storia di Dj Fabo, cieco e tetraplegico, in Svizzera per essere libero di morire

Nella notte del 13 giugno 2014 dj Fabo a causa di un incidente stradale è rimasto cieco e tetraplegico. Ora per morire è andato in Svizzera

MILANO – Nella notte del 13 giugno 2014 Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, a causa di un incidente stradale è rimasto cieco e tetraplegico. Stava tornando da un locale quando la sua automobile è finita contro un’altra vettura che procedeva sulla corsia di emergenza. Dopo il tragico evento ha fatto di tutto per vivere e per cercare di trovare un senso alla sua nuova esistenza ma chi lo sa quanto possa essere difficile quando, come ha detto lo stesso dj Fabo, sei “bloccato a letto e immerso in una notte senza fine”. Partito per la Svizzera, è morto alle 11.40 dopo essersi sottoposto al suicidio assistito. Prima di partire ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Signor presidente della Repubblica vorrei poter scegliere di morire, senza soffrire. Fatemi uscire da questa gabbia”. Fabo la vita l’ha amata tanto ed è forse per questa ragione che gli risulta ancor più difficile vivere nella “gabbia”. Una vita bella, piena dell’amore di Valeria e della sua passione più grande, la musica, che l’ha portato a lunghi soggiorni indiani.

UNA DI QUELLE STORIE CHE NON LASCIA INDIFFERENTI – Dj Fabo è giunto in Svizzera grazie all’aiuto di Marco Cappato dell’Associazione Coscioni, che Fabo ringrazia appena giunto in Svizzera con un videomessaggio: “Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille”. Secondo quanto è noto, Fabiano è la sesta persona aiutata dall’Associazione. In tanti sui Social hanno sottolineato l’incapacità dello Stato di aiutare Fabiano. Altri invece hanno invitato dj Fabo a non mollare, come Dj Aniceto, “per favore vivi”, e come il diciannovenne Matteo Nassigh, disabile gravissimo fin dalla nascita, che ha affidato il suo messaggio all'”Avvenire”: “non chiedere di morire, noi non possiamo correre ma siamo pensiero, e il pensiero migliora il mondo”.

DA BECKETT A  JOJO MOYES –  L’eutanasia è un tema delicato, di cui tanti libri hanno parlato. Beckett ne parla ne “L’Innominabile“, un romanzo che racconta i pensieri di un uomo immobile, che non riesce a controllare il suo corpo e dal quale è scisso. Ma anche uno dei romanzi più letti degli ultimi mesi, “Io prima di te” di Jojo Moyes (da cui è stato tratto l’omonimo film), parla dell’argomento. Al centro della storia c’è il trentacinquenne inglese Will Traynor, finito su una sedia a rotelle in seguito a un terribile incidente, determinato a porre fine alla sua vita. Lui, come dj Fabo, andrà in Svizzera per trovare la sua fine. Fabo, come dicevamo, stamattina era in Svizzera. I farmaci l’hanno prima addormentato e poi gli hanno fermato il cuore nel giro di mezz’ora. Si è spento alle 11.00.

PHOTO CREDITS: Il Messaggero

 

 

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