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Teatro di Mariupol, un luogo di cultura non può diventare un obiettivo di guerra

Come può un luogo di cultura come un teatro, diventato per l'occasione rifugio per oltre 1.000 civili, diventare un obiettivo di guerra? Sull'increscioso episodio si è interrogato lo scrittore e libraio Carlo Picca.

Attacco al Teatro di Mariupol , attacco alla cultura e alla civiltà. Nel tardo pomeriggio di mercoledì è stato bombardato e in buona parte distrutto il Teatro d’arte drammatica di Mariupol, la città nel sud dell’Ucraina tra le più colpite dai bombardamenti dell’esercito russo. Ma come può un luogo di cultura come un teatro, secondo le autorità ucraine diventato per l’occasione rifugio dai bombardamenti per oltre 1.000 civili, soprattutto donne e bambini, diventare un obiettivo di guerra, un luogo di massacro? Sull’increscioso episodio si è interrogato lo scrittore e libraio Carlo Picca.

L’attacco al Teatro di Mariupol

Questa assurda guerra continua e aumenta il numero di vittime; possiamo discutere da una parte sugli Usa e la Nato che inviano armi e non si prodigano abbastanza per la pace, o dall’altra di questa invasione dell’apparato militare russo che non vuole trovare una fine. Mentre quindi non si riesce a portare il tavolo delle trattative ad una svolta risolutiva, la sofferenza del popolo ucraino continua in modo disumano. Mariupul è in piena crisi umanitaria. Anche lo storico Teatro di Mariupol è diventato un bersaglio e non esiste più. È stato colpito mentre dentro vi erano circa mille rifugiati.

Il Teatro d’arte drammatica si trova nel centro della città, non lontano dal municipio. Secondo varie ricostruzioni è stato infatti oggetto di un bombardamento aereo, che ha distrutto buona parte dell’edificio. Il teatro, quel luogo il quale in ogni tempo è stato e sarà sempre posto dove noi uomini mostriamo quello che di più prezioso abbiamo. Ovvero la volontà di crescere come uomini e non da animali. È un posto che sin dall’antichità fa sì che l’anima umana in modo magico e catartico si accresca, grazie a parole, azioni, gesti, riflessioni, suggestioni di ogni tipo, una medicina interiore che ci illumina da sempre alla bellezza.

Perché un luogo di cultura diventa un luogo di guerra?

E mentre si contano purtroppo morti e feriti e si scava per portare in salvo i sopravvissuti di quella folla di persone ci domandiamo perché un luogo di cultura può diventare un luogo di massacro. La risposta non c’è, perché questo episodio è una strage, un evento orribile, catastrofico che non può passare in silenzio senza che la diplomazia intervenga per fermare questa guerra. Stiamo assistendo alla fine dell’umanità, perché il teatro è un importante luogo di ritrovo e di circolazione di pensiero.

Attraverso gli spettacoli si ha la possibilità di arricchire e al tempo stesso rigenerare la propria vita. Le esibizioni provocano diverse emozioni a seconda del genere teatrale che si va a vedere. Colpire un teatro è colpire così il cuore dell’uomo. Lo ripeto, bisogna che la diplomazia intervenga, lo deve al popolo ucraino e al popolo russo. Popoli che stanno pagando a caro prezzo questo conflitto. Perché le vittime di questo conflitto sono proprio loro, e tutti dovremmo spingere perché il cessate il fuoco trionfi. Seminiamo pace e non guerra.

Carlo Picca

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