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Il razzismo è indice di scarsa intelligenza?

Lo psicologo Gordon Hodson, dell’Università canadese Brock in Ontario, ha condotto delle ricerche per capire se esiste una relazione tra un basso quoziente intellettivo e l’inclinazione al pregiudizio

Lo psicologo Gordon Hodson, dell’Università canadese Brock in Ontario, ha condotto delle ricerche per capire se esiste una relazione tra un basso quoziente intellettivo e l’inclinazione al pregiudizio, ad atteggiamenti conservatori, razzisti o omofobi e ha pubblicato i risultati sulla rivista Psychological Science.

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Esplorare le radici della discriminazione

Lo studio, durato più di venti anni, ha coinvolto più di 15 mila persone. I soggetti selezionati, bambini di età compresa tra i 10 e gli 11 anni, sono stati sottoposti a diversi test di misurazione, nei quali si analizzava l’intelligenza verbale e non verbale, attraverso domande su differenze e similitudini tra parole, simboli e forme. Gli stessi soggetti sono poi stati sottoposti, in un’età compresa tra i 30 e i 33 anni, ad un secondo ciclo di test, che metteva alla prova abilità cognitive attraverso esercizi mnemonici, prove di disegno, definizioni di parole e somiglianza tra concetti o parole, e attraverso l’espressione di opinioni personali su temi riguardanti donne lavoratrici e la famiglia, ambiente di lavoro multirazziale e educazione al rispetto delle autorità costituite.

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I risultati

Dai dati è emerso che le persone con capacità cognitive meno sviluppate tendano ad avere meno rapporti con persone di altre razze e che le persone con una minor capacità di ragionamento astratto abbiano tendenze più conservatrici e omofobe. Il che significa che le persone con un quoziente intellettivo più basso sono più resistenti ai cambiamenti, sono più ostili verso ciò che reputano diverso e hanno un’avversione verso il nuovo: sono quindi meno in grado di gestire le emozioni che hanno a che fare con la paura e con la scoperta dell’ignoto.

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Ma non generalizziamo

Lo stesso Hodson ha tenuto, però, a precisare che i risultati non devono essere utilizzati in maniera tendenziosa. Di certo non è giusto generalizzare, nel senso che non tutte le persone con tendenze conservatrici hanno un quoziente d’intelligenza basso e non tutti i liberali sono più aperti, accoglienti e cerebralmente dotati dei conservatori. “Tuttavia – precisa lo psicologo – una minor capacità di ragionamento può favorire una visione del mondo più limitata, una visione in cui il diverso o il cambiamento costituiscono un pericolo”.
Va precisato che lo studio ha fatto discutere, nonostante il campione di riferimento sia ampio e significativo e l’Università sia autorevole. Ma non possiamo esimerci dal notare che negli ultimi tempi ci sia anche una deriva razzista e che sempre più spesso si verificano episodi, soprattutto sul web, in cui le persone manifestano pensieri carichi di violenza e insofferenza verso tutto ciò che reputano “diverso”.

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