C’è chi scriveva pagine immortali affacciato sul mare, chi dipingeva tra i monti, chi cercava silenzio e chi si nutriva del chiasso delle città d’arte.
Per gli scrittori, filosofi e pittori del passato, le vacanze non erano mai solo tempo di riposo: erano pause attive, momenti di osservazione, ispirazione e, spesso, creazione.
In un’epoca in cui il “villeggiare” era sinonimo di status e visione del mondo, di certo non esiste il fenomeno dell’overturism e menomale, le mete scelte parlano tanto quanto le loro opere.
Curiosità: 5 destinazioni da riscoprire sulle orme degli scrittori
Sils Maria (Svizzera) – Meta perfetta per una vacanza filosofica: silenzio, boschi e il “sasso dell’eterno ritorno” di Nietzsche.
Cabourg (Francia) – Per chi vuole fare una passeggiata proustiana tra Grand Hôtel e spiagge.
Procida (Italia) – Per rivivere l’atmosfera intensa de L’isola di Arturo di Elsa Morante.
Finca Vigía (Cuba) – Oggi visitabile, la casa-museo di Hemingway è un viaggio nella scrittura avventurosa.
Rodmell (UK) – La casa estiva di Virginia Woolf è aperta al pubblico e immersa nella campagna del Sussex.
Le vacanze degli scrittori e altri intellettuali tra posti del cuore e luoghi di perdizione
Le vacanze dei grandi autori e pensatori non sono mai solo vacanze: sono momenti in cui la vita e l’opera si intrecciano. Ogni scelta geografica è una dichiarazione d’intenti, un piccolo manifesto di stile e identità. Visitare questi luoghi oggi non significa solo fare turismo culturale, ma entrare in una geografia della mente, dove ogni scorcio può raccontare una pagina non scritta.
Marcel Proust: la costa normanna e il tempo ritrovato
Pochi luoghi sono entrati nella letteratura con tanta forza come Cabourg, cittadina balneare della Normandia, che ispirò la fittizia Balbec nella Recherche di Proust.
Lo scrittore francese trascorse molte estati al Grand Hôtel, dove tra insonnie, passeggiate e crisi asmatiche, scriveva compulsivamente. La luce sulla spiaggia, il suono del pianoforte dal salone, le conversazioni captate nella hall: tutto finì trasfigurato nel suo romanzo. Per Proust, la vacanza non era evasione, ma un modo per esplorare il tempo e la memoria.
Gabriele D’Annunzio: Gardone Riviera (Lago di Garda)
Il Vate, perennemente in cerca di lusso e scenografia, amava trascorrere le estati a Gardone Riviera , sul Lago di Garda. Qui acquistò la villa che avrebbe trasformato nel celebre Vittoriale degli Italiani, un complesso architettonico e teatrale dove riceveva amanti, politici, amici e nemici.
Le estati dannunziane erano un trionfo di estetica, erotismo e propaganda personale, e nulla era lasciato al caso. Ogni stanza, giardino o terrazza aveva uno scopo simbolico.
Virginia Woolf: Cornovaglia
Molte vacanze estive della famiglia Stephen (da cui proveniva Virginia Woolf) si svolgevano nella Cornovaglia, in particolare a St Ives, luogo che ispirò Gita al faro.
Anni dopo, quando sposò Leonard Woolf, Virginia trovò invece in Rodmell, nel Sussex, il suo rifugio prediletto. Qui, nella casa di campagna di Monk’s House, trascorreva le estati leggendo, scrivendo e camminando lungo il fiume Ouse.
Per Woolf, la vacanza era intimità e respiro: tempo lento in cui osservare il mondo interiore.
Friedrich Nietzsche: Sils Maria
Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche trascorreva le estati a Sils Maria, in Engadina (Svizzera), dove trovava sollievo dai malesseri fisici e un paesaggio che gli appariva metafisico.
Qui, camminando tra laghi alpini e pinete, concepì l’“eterno ritorno” e molti frammenti di Così parlò Zarathustra. A Sils Maria, Nietzsche cercava isolamento, ma anche elevazione: le vacanze per lui erano esercizio spirituale.
Elsa Morante: Procida
Procida non è solo lo sfondo del Postino cinematografico: è stata anche una delle mete estive più amate da Elsa Morante, che proprio sull’isola ambientò L’isola di Arturo.
Affascinata dalla luce, dal dialetto, dai bambini e dalla durezza della vita quotidiana, Morante frequentò a lungo l’isola negli anni Cinquanta. Procida, per lei, fu più di una vacanza: fu un luogo mentale, da trasfigurare nel mito letterario.
Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir: Cuba, URSS, Cina, Africa e Francia
La coppia più celebre della filosofia francese del Novecento trascorreva spesso le estati in modo molto poco rilassato. Sartre e de Beauvoir viaggiavano spesso, anche per motivi politici, e le loro vacanze li portarono in Cuba, URSS, Cina e Africa.
Ma anche il sud della Francia, soprattutto Biot e Castres, divenne rifugio per momenti più intimi. Ovunque andassero, però, scrivevano, leggevano, dibattevano, e de Beauvoir teneva un diario quotidiano dettagliato.
Ernest Hemingway: tra Cuba e la Spagna
Le vacanze (e le residenze) di Hemingway erano tutto fuorché tranquille: amava la caccia in Africa, le corride in Spagna, la pesca d’altura a Cuba.
A Finca Vigía, vicino all’Avana, visse a lungo, ricevendo amici, bevendo da mattina a sera, e scrivendo romanzi come Il vecchio e il mare. Le sue vacanze erano avventure, veri e propri rituali virili e letterari. Per lui, non esisteva separazione tra vita e scrittura.
Marguerite Duras: Neauphle-le-Château
Marguerite Duras è una delle figure più enigmatiche e legate al paesaggio. La sua casa estiva a Neauphle-le-Château era il luogo in cui si ritirava per scrivere e stare con il figlio, ma amava anche profondamente l’oceano Atlantico, in particolare la costa del Médoc. Qui, la forza del mare, il silenzio e l’infinito si riflettevano nella sua scrittura, come in L’amante inglese o Il dolore.
Pier Paolo Pasolini: tra Sabaudia e la Calabria
e la libertà del mare Pasolini frequentava varie località balneari, spesso scelte per motivi sentimentali e poetici più che turistici. Amava Sabaudia, Grado, ma anche le coste della Calabria, luoghi meno battuti dove cercava contatto diretto con la povertà, la lingua, i corpi. Le sue vacanze erano erranti, quasi sempre in compagnia del taccuino. Il mare, per lui, era nostalgia, archetipo e rifugio.
Claude Monet: Tra Giverny e il sud della Francia
Le sue “vacanze” erano spesso spedizioni pittoriche: si recava sulla costa normanna, a Giverny, o nel sud della Francia per dipingere luci, onde, giardini. Il concetto stesso di “serie” pittorica nasce anche da questo ritmo vacanziero: Monet tornava più volte nello stesso luogo per coglierne le variazioni. Il suo capolavoro “Impressione, levar del sole” nasce proprio da un soggiorno a Le Havre.