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Castelluccio di Norcia e il terremoto. Ieri, oggi e domani

Il giornalista Emilio Casalini ci spiega come ricostruire nel modo giusto il territorio di Castelluccio di Norcia, segnata sia dal terremoto, sia dall'incuria dell'uomo

MILANO – “Ci sono due mani che si muovono su Castelluccio di Norcia: quella della natura ha disegnato la bellezza delle valli e portato dolore e distruzione. Quella dell’uomo  ha creato arte e bellezza durante i secoli ma, in pochi anni, è stata anche capace di violentarla.” E’ questa la denuncia di Emilio Casalini, giornalista di Report ed autore del libro “Rifondata sulla bellezza“, un viaggio alla scoperta del perché l’Italia non riesca a sfruttare e preservare il proprio patrimonio artistico. Riportiamo di seguito il suo intervento di denuncia e di speranza, affinché la mano dell’uomo sia “guidata con saggezza per restituire ai suoi abitanti e a tutti noi un borgo degno dell’incantato contenitore che lo ospita”.

 

“Castelluccio di Norcia. Devastato dal terremoto. Un borgo bellissimo. Vero. Quasi.

A Castelluccio ci arrivavi (e ci torneremo) attraversando due valli talmente intrise di bellezza da sembrare quasi irreali: il Pian Grande e il Pian Perduto. Tra i due, su di un cucuzzolo, Castelluccio. Un colpo d’occhio che raggiunge il suo massimo durante l’infiorata estiva, talmente pregno di bellezza e perfezione nelle proporzioni da colpire i sensi fino fare male. Poi però attraversavi il Pian Grande ed ecco un osceno parcheggio di camper, esattamente al centro di uno dei più bei luoghi naturali più belli del mondo. Un pugno in quell’occhio estasiato dalla bellezza. Come se ti lasciassero parcheggiare l’auto al centro dei Fori Imperiali, tra le colonne dei templi. Proprio di fronte, un maneggio fatto di baracche, lamiere e teli di plastica nera con quel senso di incuria e abusivismo che accompagna troppi angoli d’Italia. Tutto al centro, nel cuore, di un posto fatato.

Da lontano, Castelluccio, arroccato sul monticello che divide i due piani. Immagine perfetta, almeno fin quando non ci entravi e ti trovavi in una specie di suk di cartelli e auto parcheggiate tra bidoni dell’immondizia e casupole fatiscenti. Questa era la porta d’ingresso. Poi c’era il borgo in cui passeggiare tra i vicoli il cui vecchio selciato era stato sostituito da freddo cemento. La mente correva ai borghi vicini come ad esempio il Castello di Campi, perfettamente restaurati negli anni con pietre e marmi e lastroni in armonia con il luogo mentre a Castelluccio saliva la rabbia per la violenza fatta al borgo e ai suoi abitanti. Lungo il percorso cementificato che si è mangiato anche gli usci delle case infiniti tubi di plastica che escono da terra e dai muri, abbandonati nell’infinita attesa di avere un senso. Panchine scassate, muri scrostati e pareti crollate senza colpa di alcun terremoto, recinzioni di ferro arrugginito, tubi innocenti, bombole del gas, il tutto ad accompagnare la passeggiata in un borgo potenzialmente meraviglioso. Sulla torre campanaria del 1800 due ripetitori telefonici in bella evidenza accompagnati da un imponente traliccio sul cucuzzolo. Castelluccio di Norcia, prima che dalla devastante violenza del terremoto è stato violentato dalla pervicace incuria degli uomini che gli abitanti hanno dovuto subire impotenti.

Ci sono due mani che si muovono su queste terre: quella della natura ha disegnato la bellezza delle valli e portato dolore e distruzione. Quella dell’uomo  ha creato arte e bellezza durante i secoli ma, in pochi anni, è stata anche capace di violentarla. La mano della natura continuerà il suo imperscrutabile disegno. La mano dell’uomo dovrà essere guidata con saggezza per restituire ai suoi abitanti e a tutti noi un borgo degno dell’incantato contenitore che lo ospita”.

Emilio Casalini

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