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Otto racconti di donne ne ”La scuola delle catacombe”, di Ada Zapperi Zucker

La vita di una natura che segue indifferente il suo ciclo, nei racconti di “La scuola delle catacombe” si intreccia con il vissuto delle persone semplici che la abitano...
Pubblichiamo la recensione di Silva Ganzitti per la capacità con cui ha affrontato le tematiche inserite negli otto racconti contenuti nell’opera di Ada Zapperi Zucker
La vita di una natura che segue indifferente il suo ciclo, nei racconti di “La scuola delle catacombe” si intreccia con il vissuto delle persone semplici che la abitano. Sono immagini vivide, quelle del bosco intirizzito, delle cime innevate, della bellezza intensa e a volte struggente di una montagna che pare dipinta dalle parole in un quadro che è anche poesia. Come la quiete dopo la tempesta, i ritmi delle reciproche esistenze di natura e persone si srotolano, a volte così lentamente da sembrare che si siano adattati l’una all’altra, compenetrati, quasi, in una sorta di linguaggio che solo loro conoscono e non rendono noto.

Così, le giornate della novantenne Tresl scorrono lente come l’inverno sudtirolese, i ricordi fiocchi di neve che scendono a terra, portati dal vento del rimpianto, degli anni, a delineare vicende che ormai non interessano più e che nessuno rammenta, se non lei, che proprio attraverso loro si è formata, trasformata, lezione durissima eppure necessaria di un tempo che aveva preso la forma di un calore umano assente, della violenza ripetuta e gratuita, che aveva assunto le fattezze di un uomo brutale e l’imposizione di un matrimonio riparatore.

Temi che tornano ancora e ancora, velati e a volte soltanto accennati negli altri racconti, ma che hanno tutti una base comune: l’incapacità di provare o almeno di trasmettere la propria empatia. Vuoi per un motivo o per un altro, i protagonisti sembrano intrappolati dentro di loro, inabili all’empatia, allo scambio emotivo, che a volte nasce da molto lontano. L’anaffettività di Franz altro non è, allora, che la trasposizione di una mancanza che lo ha condizionato fina dalla nascita. La sua arroganza è il limite che gli permette di restare vivo e di imporre le sue decisioni a una moglie che ha, con molta probabilità, difficoltà simili e inespresse.

 

Inespresso è, ancora, il ricordo del vecchio in “La visita al padre”, o almeno lo è rimasto a lungo, fino a quando è emerso dal fiume carsico in cui lui stesso lo aveva condannato per tormentare il presente della figlia. E’ il silenzio, vuoi scelto per dimenticare, o imposto per convenzione, che aleggia su tutto come un velo sospeso. E’ il silenzio del bosco, rotto soltanto dai respiri degli escursionisti e dal loro affanno nella salita, è quello del freddo pungente che rende folto il pelo degli animali che vivono all’aperto, è il vuoto dei cuori, delle anime di uomini e donne che non conoscono l’amore, il rispetto, la solidarietà, e perciò non li cercano e non li sanno offrire.

Questo, e molto altro, riempie le pagine della raccolta. La grazia di Ada Zapperi Zucker è innata: si muove in punta di piedi, ma questo non le impedisce di sollevare nuvole di polvere, o meglio di neve soffice, che inumidisce, e stuzzica le risposte.
 
30 settembre 2012

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