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Una corsa senza ostacoli – Racconto di Roberta Capriglione

E’ primavera. Cammino lentamente verso il percorso stabilito; intorno a me il verde, il sole e il trionfo della natura.
I profumi, la temperatura e la leggerezza dell’aria sembrano volermi accarezzare dolcemente il viso per allontanarmi dal sopore dell’inverno e riportarmi al bagliore della stagione gioiosa. Ogni mio singolo passo è accompagnato da questa incredibile sensazione di benessere e io mi lascio sfiorare da una mano invisibile, godendo senza freni di questo gradevole e smisurato piacere.
Premo il tasto ‘play’ del mio mp3 e inizio gradualmente a prendere velocità. Il cuore pulsa con una regolarità crescente e il respiro diventa pian piano più affannoso. Il ritmo dei miei passi si adegua al rapido andamento del battito, muovendosi all’unisono con il tempo delle note.
Aumento la velocità, sempre di più, sempre di più, fino a lasciarmi andare, libera e senza freni, verso una corsa priva di ostacoli. L’aria mi accarezza il viso e diventa lentamente più avvolgente, fino a stringermi in una morsa di sensazioni assolute e totali. Avanzo senza timore a passo cadenzato, lasciandomi risucchiare dall’armonia del parco.
Un albero dai fiori bianchi sembra tendermi un suo ramo in segno di saluto. Noto ai suoi piedi dei petali strappati barbaramente dalla furia dell’ultimo temporale, li guardo e poi rivolgo nuovamente la mia attenzione alla pianta, rassicurandomi del fatto che, nonostante la spietata violenza atmosferica, la sua bellezza non sia stata intaccata. Poco più avanti, lo schiamazzo di due pappagallini verdi mi costringe a distogliere lo sguardo dal sentiero, per alzare il viso in su, verso il cielo, in cerca del disegno armonico tracciato dai pennuti. Dalla panchina, un anziano signore alza lo sguardo da un piccolo taccuino che tiene sulle gambe, per osservarmi. Gli rivolgo un rapido cenno con la testa, per non lasciare inascoltata quella richiesta di attenzione. Respiro la sua solitudine e la difficoltà di dover organizzare una vita ricominciando da zero.
Abbasso gli occhi e mi perdo nelle note. La melodia diviene sempre più coinvolgente ed io alzo il volume per annullarmi completamente nel suono della musica.
I contorni degli alberi, delle panchine e delle persone diventano pian piano meno definiti.
La musica rimbomba nelle mie orecchie e mi rapisce.
Vedo le mie scarpe, i miei passi, il bianco del sentiero tracciato. Sento forte più che mai il battito del cuore. Adesso ci sono solo io. Il parco è diventato semplicemente un dipinto dai colori tenui, disegnato da una mano abile per colorare, con tinte rassicuranti, questi istanti indefiniti.
I contorni di ciò che mi circonda sono sempre meno chiari. Un vortice spazio temporale mi risucchia e io mi lascio trascinare senza difese. Adesso non è più la testa a comandare, ma la parte più profonda di me e tutto ciò che sento e che vedo non è vissuto dagli organi sensoriali, ma direttamente dall’anima.
E’ la ricongiunzione con l’universo. Uno spazio dove passato e presente si fondono e dove esiste una devozione totale all’abbandono. Lo stato estatico nel quale mi trovo mi riporta indietro nel tempo, oppure, più fantasiosamente in un’altra dimensione.
Sento la sua voce sussurrarmi parole impercettibili nelle orecchie, vedo uno sguardo che non dimenticherò mai. Io mi trovo lì, come in un sogno. Percepisco la mia ombra intenta ad osservare i suoi occhi, avverto le sue emozioni, leggo i suoi pensieri. Un leggerissimo soffio di vento mi regala, su un alito delicato, il profumo dolce della sua pelle.
Le parole della canzone mi entrano dentro, in profondità, sempre più giù e ancora di più, fino a toccare corde sconosciute del mio Io.
L’immagine si dissolve pian piano, la musica scema lentamente e i contorni diventano più nitidi. Il dipinto inizia a riprendere vita, gli oggetti e le persone ritornano nuovamente ad essere animate.
Mi ritrovo di nuovo di fronte all’anziano signore, questa volta impegnato a raccogliere le cose lasciate sulla panchina. Incrocio un altro corridore che mi lancia uno sguardo complice mentre io abbasso la testa in segno di indifferenza. Sulla destra due bambini si lanciano in maniera goffa un pallone arancione.
E’ primavera. Corro velocemente verso il percorso stabilito; intorno a me il verde, il sole e il trionfo della natura.

 

Roberta Capriglione

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