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Janas la fatina del bosco – racconto di Pierluigi Mancosu

Tanti e tanti anni fa che or più non so, viveva, nel bosco di Olzai, una fatina di nome Janas. Esile, pallida, passeggiava sulla riva del lago di Cucchinadorza tra gli arbusti di mirto e gli alberi di corbezzolo rossi di frutti. Tutt’attorno si spandeva il profumo dell’ elicriso ed una gibigiana di luci creava un’atmosfera sospesa tra il sogno e la realtà. Con i pensieri volti all’infinito si trovò d’un tratto a rimirar le immagini distorte riflesse dal lago, fra le quali spiccava quella di Tanu, la gazza. “Ciao bella fatina” disse Tanu facendo mostra del suo bel vestito appena allisciato “come mai sei così lontana dal tuo bosco?” “Mah” rispose Janas “in verità sto cercando Millo”. “Millo? che nome buffo. E come mai lo cerchi?” “Ho da dargli un’ambasciata da parte di…” Da parte di chi?” chiese Tanu con accesa curiosità. ” Janas diventò un pò rossa (cosa alquanto rara per una fata) e disse: “mmm… non posso dirti di più”. ” Non me la conti giusta” disse Tanu con tono di chi vuole scoprire a tutti i costi le cose ed incalzante continua “oggi sei più luminosa del solito, non sarà mica che… no, non posso neppur pensarlo”.

Janas vedendo la curiosità di Tanu un pò troppo accesa, si girò di scatto e disse “ora non posso trattenermi oltre. Devo andare. Ho fretta”. La fata scivola dolce su un velo di foglie e col vento vola via. Tanu spicca immediatamente il volo faccendo sfoggio della sua abilità in quello acrobatico, cabrando e picchiando di continuo come se dovesse sfuggire al suo più acerrimo nemico quando, in un passaggio a volo radente riconosce, impressa su d’una foglia, il viso di Orrios, il signore del lago. Pone subito le ali fronte al vento per arrestarsi seduta stante e, dolcemente, si posa a controllar da vicino. “Questo è un incantesimo” pensa Tanu “ma fatto da chi?”. Col suo becco raccoglie la foglia e con il tipico passo saltellante si avvia con l’intento di trovare un nascondiglio sicuro ove riporre il tesoro quando, d’improvviso, s’imbatte in Allestru, un cinghiale ormai vecchio che conosce Janas fin da giovane, fin da quando lei lo salvò dalle grinfie di un cacciatore. “Salve Allestru, ho veduto da qui a poco Janas. Sapete per caso come mai è così lontana dal suo bosco?”. “Salve Tanu” rispose con voce grossa il cinghiale “io so ciò che tu vuoi sapere, ma ho fatto giuramento di non parlarne con alcuno”. “Ma come” incalza Tanu ” sai ciò che io bramo sapere e tu…” “non insistere” ribatté Allestru “ora vado di fretta e…”. “Aspetta, aspetta” con tono implorante Tanu riprova “aspetta dimmi…”. Ma Allestru è già scappato.

Nel mentre la fata, sicura di non essere seguita, si avvicina all’altra sponda del lago e timidamente mormora: “dimmi, tu che specchi e riluci, poss’io amar qualcuno?”. ” Il cuor tuo ciò sa” risponde il lago con voce soave e gentile “non è forse vero che il tuo cuore batte più forte di questi giorni?”. “Bé, sai, non me ne sono accorta…” risponde Janas con voce un poco turbata. Il lago incalzante soggiunge “Non hai forse inciso il suo volto su di un faggio… sulla riva opposta… le cui foglie… cadendo…”. “Oh, basta!” interviene Janas “tu pensi ciò che non è…” “ti chiedevo solo se una fata poteva amare” e con voce sempre più sconsolata continua “non ho mai udito di fate innamorate e visto che noi facciamo tante magie per gli altri… bé mi chiedevo se…”. “Ah NO” irrompe con voce tonante Aiaia “non ti venga in mente una cosa simile”. Immensa nella sua potenza, Aiaia si fa presto largo fra le felci e le orchidee selvatiche che adornano quel lato del lago dirigendosi con fare imperioso verso Janas. “Oh fata di tutte le fate. Io non volevo… chiedevo solo…”.” So cosa stavi cercando di fare, volevi chiedere l’intervento del lago per saper del cuore di Orrios” ribatté con forza Aiaia. “Ora vai, torna al tuo bosco e ricorda che le fate, l’amore lo donano per gli altri e non se lo tengono per sé”.

Giuochicchiando nervosamente con la sua bacchetta Janas quasi tremante non attende più e, tosto, fa ritorno al suo bosco. Lungo strada incontra nuovamente Tanu che, con la foglia fra le zampe e con occhio pensante le domanda: “Janas hai mai visto una cosa simile? L’hai fatta tu? E per quale donzella?”. “Uhh, quante domande, saresti dovuto nascere merlo e non gazza” risponde Janas. “A proposito, non sai mica dov’è finita la mia coroncina? sai l’avevo posata su d’una roccia per dissetarmi e quando mi sono levata non l’ho più trovata… al dunque?”. “Bè, sai… volevo giuocarti uno scherzo… è da un pò che passi dritta senza vedermi… allora dimmi della foglia di tasso”. “Della foglia di tasso? Come… fai vedere!” dice con voce incredula la fata.” Eh no” ribatte Tanu “se vuoi veder la foglia mi devi dire…”. “Fermo!” l’interrompe Janas “un altro fiato e… ma non vedi che qualcuno è in pena e che cerca disperatamente il suo amore… io devo sapere chi è per aiutarlo…”. “Ah ah ha” ride Tanu “una fata che ha bisogno di me, della foglia che ho trovato… oh oh, allora avevo intuito bene già prima”.”Smetti Tanu, ti lascio ridere di me, ma non approfittarne…”. ” Janas !! ” le fa da dietro Aiaia “ma allora tu … è proprio vero…”. Nel mentre il lago, che ovunque d’intorno alle sue sponde ode, richiama l’attenzione di Orrios, padrone suo e delle terre e dei boschi di sughere che si estendono da lì a perdita d’occhio ad est e ad ovest, a sud ed a nord, che, intento a controllare che alcun estraneo metta piede sulle sue proprietà, si ferma per far abbeverare il suo baldo destriero, e gli sussurra “signore, signore… d’una fata ho udito i desideri…”.

“Cooome?” risponde Orrios “bada a non burlarti di me, oppure io…”. “Mai lo potrei fare” dice impaurito il lago “so bene cosa m’attenderebbe per una simil offesa”. “Parla dunque”. “Allora, uhm dunque, conoscerà di sicuro Janas, la fata del bosco di Olzai…”. ” Vieni al dunque, non ho molto tempo” lo incalza Orrios. “Si, bene… mi stava chiedendo…” “Chi?” “la fata, Janas… dicevo, mi stava chiedendo se anche le fate possano… insomma…” “Senti mi stai facendo perdere troppo tempo e sto perdendo la pazienza” “Ebbene è innamorata di Voi… oh adesso l’ho detto e mi sono liberato di un macigno”. “Sull’acqua i macigni non gravano… ma se mi hai preso in giro ti prosciugo e lascio che il sole spacchi il tuo letto” disse con fermezza Orrios richiamando con le briglie il cavallo e facendolo ripartire al piccolo trotto cercando di riprendere il tempo perduto. Districandosi nella sempre più fitta boscaglia Orrios ed il suo cavallo giungono in una piana ove il prato con i suoi ranuncoli la fanno da padroni. Un giuoco di colori che i variegati fiori si divertono a modificare di volta in volta che gli insetti fanno loro visita. Ed è proprio qui che Orrios ne approfitta per smontare da cavallo e per sdraiarsi supino lasciandosi coccolare dal tepore del sole che fa capolino fra le fronde di un gigantesco salice che vive proprio al centro della piana. Con gli occhi rivolti verso il cielo a contemplar le nuvole scorge un’ombra sul suo naso. E’ la farfalla dorata che di tanto in tanto svolazza da quelle parti. “Ehilà Mariposa… hai mica sentito parlar di una fata innamorata…” “Salve Orrios” risponde la farfalla gongolante “Si. Ho udito delle voci a tal proposito, ma pare che vi sia un problema…” ” Ovvero?… su Mariposa, non farmi stare sulle spine… dimmi…” “Non so, pare si tratti di foglie di tasso e di faggio… di più non so. Ma puoi chiedere a Tanu, la gazza. Ora però ti lascio, devo ancora salutare il cisto e tutti gli altri che tanto gentilmente m’accolgono…” Così Mariposa apre le ali e con volo incerto si dirige verso il cisto. “Grazie Mariposa, vedrò di interrogare Tanu (e così vedo anche di recuperare il mio orologio d’oro)” pensa fra se Orrios. Riposate le stanche membra Orrios si alza in piedi, accarezza il suo cavallo, prende la briglia e con un’agile balzo gli monta in sella per riprendere il giro di ronda.

Ecco che, posato su d’un ramo, Tanu viene preso di sorpresa da Orrios: “Tanu, amico caro…”. Con voce balbettante ed assai cauta la gazza risponde ” Cercavo giusto te Orrios. Ecco il tuo orologio, sai l’ho trovato…”. ” Si,si” ribatte Orrios “ma dimmi… ho parlato con Mariposa…”. ” Sono due, sooono due” anticipa Tanu “ma non chiedete a me, io sono una gazza non un merlo” e di filato Tanu vola via dicendo “Chiedete ad Allestru, lui saprà dirvi”. “Allestru? mi è già scappato una volta… e poi ora vive nel bosco di Olzai… o no?” Ma Tanu è già lontano e non può rispondergli. Orrios rimugina su quanto fin’ora sentito “ma se Tanu ha visto Allestru, vuol dire che il vecchio è qui e, forse, se mi vede senza fucile… eccolo” Orrios si acquatta sul terreno e tende un’imboscata al vecchio cinghiale. “Ebbene…” dice saltando di fronte ad Allestru “come mai vi siete spinto così lontano dal vostro bosco… “. “Oh, siete voi, senza fucile? non devo aver paura quindi” risponde il cinghiale. “Ma no, ormai son tempi andati… piuttosto… sapete di una fata … ” “Uh… anche voi… ma sapete che state diventando un po’ troppo curiosi e pettegoli?”. ” Non esagerate” rispose con voce grossa Orrios “sapete bene che non dovete stuzzicarmi… ma dite” continuò cambiando il tono della voce “che c’è di vero… fra il tasso ed il faggio?” “Eh come la prendete alla lontana…” disse schernendo Orrios “vorreste sapere se… oh mamma mia…arriva Aiaia… via via via”. “Ma come…” dice stupito Orrios. “Anche voi qui?” domanda Aiaia “v’è dunque un raduno del pettegolezzo quest’oggi”. “Vedete…mentre andavo… ho visto una vecchia conoscenza…”. “Un mancato banchetto vorreste dire”. “In effetti…”. “Volevo sapere di un tasso e d’un faggio… sapete ho sognato d’una creatura le vesti…”. “E vi son piaciute?” . “Le ho vedute librarsi nell’aria che mi parean fatate…”. “L’ho visto nei vostri occhi il suo amor per te Orrios, ma…”. “Allora è vero, quel che ho veduto non era un sogno” dice entusiasta Orrios. “Si, è vero” risponde dolcemente Aiaia “ma colei che vi ama è una fata…”. “Che sia Janas, ditemi che è lei…”. “E’ lei, ma v’è un ostacolo… il tasso, l’albero le cui fronde non offrono riparo ad alcun uccello”.

“Se il problema è il tasso… lo taglierò” disse con fierezza Orrios. “Il tasso è l’albero delle fate giovani, tagliandolo riservereste a Janas una fine orrenda: verrebbe cacciata dal bosco di Olzai e bandita per sempre.” .” Ma se il tasso è l’albero che vi protegge, il faggio…” “Il faggio è l’albero rivelatore dell’amore, e per le fate è lo specchio del cuore. Tanto forte è l’amore tanto più segnato sarà il faggio… ed il faggio del lago piange foglie del tuo volto incise”. “Come può una fata innamorarsi?” chiede dubbioso Orrios. Aiaia lo guarda negli occhi e dice: “Del mondo delle fate Janas non è ancora, ma forse…presto, purtroppo, lo sarà. Perciò può vagare ed uscire ogni tanto dal suo bosco, piangere e parlare di cose con Cucchinadorza… se l’ami veramente come lei ama te… insomma non posso mica dirti tutto io… però stai attento: al passaggio di Carrasegare nasconditi perchè lui vuole il cuore di Janas ed ha giurato di uccidere chiunque osi avvicinarsi a lei”. “Chi protegge Carrasegare?” chiede Orrios pensando già a come disfarsi di costui. “Il potente tasso. Fate attenzione dunque se vi capita d’incontrarlo”. “Se mi capita d’incontrarlo lo affronto in duello e vedremo …” dice Orrios gonfiando il petto e dirigendosi verso il bosco di Olzai.

A quelle parole Aiaia svanisce lasciando Orrios ai suoi pensieri. L’incedere frettoloso di Orrios fa svegliare, a pochi passi dall’ingresso del bosco, Grodde la volpe che, indispettita dal gran fracasso, insorge “Eilà, tu… siii proprio tu… ti è mai venuto in mente che c’è qualcuno che vorrebbe riposare in questo dannato posto?”. Orrios girandosi di scatto esclama, con voce imperiosa: “Bada a te topo gigante, oggi non sono tanto per la quale… gira a largo se non vuoi che col tuo pelo mi faccia dei calzari”. “Perbacco” ribatte Grodde “intuisco che tu stia andando in cerca di guai… è che oggi mi trovi in buona e poi so che c’è Carrasegare nei dintorni e non ho nessuna intenzione di attirare la sua attenzione!!”. “Carrasegare!?! ” esclama Orrios “dov’è quel vile che tiene prigioniero il cuore della mia Janas?” continua ad inveire mentre guardingo si addentra nella foresta. Ed ecco, d’un tratto, un losco figuro che s’aggira al limitar del bosco. E’ lui, Carrasegare. Tre metri d’altezza e due spalle come montagne di granito. “Addentrati” urla Carrasegare ad Orrios “voglio vedere negli occhi chi osa avanzare pretese sulla mia Janas”. “Eccomi, son qua” con voce ferma sentenzia Orrios “Il mio cuore batte per Janas ed il suo per me… a noi vile creatura…” Orrios non fa in tempo a finire la frase che Carrasegare sguaina la sua immane durlindana, la fà volteggiare sul suo capo e poi sferra un colpo che spacca in due i calzari di Orrios. “Tu, come puoi tu cercare di frapporti fra me e Janas, nanerottolo!!…” E giù un altro colpo che spezza in due la spada dello spaurito Orrios. “Tutta qui” insiste il gigante “la bramosia di rubarmi il cuore di Janas?”. Dopo un breve attimo di sgomento ecco che Orrios richiama l’attenzione di Aiaia “Oh fata di tutte le fate, date al mio spirito la forza del leone ed al mio braccio la potenza del fulmine”.

Ed ecco che, come d’incanto, l’arma brandita con tanto ardore da Orrios s’illumina e volteggia e si schianta sulla roccia su cui poggia il braccio del gigante. “Vedi che il cuor mio di forza s’impone e di rabbia scaglia tutto il mio amor per Janas se sol’io penso a lei” urla in un grido di lotta Orrios “Anche se di mezza spada per opera tua dispongo, la mia vita arrischio per la di lei sorte… io l’amo ed a te…” D’un tratto un fendente al costato interrompe il suo fiato, ed il suo ardor vien meno quand’anche s’accascia, incredulo, col sangue che sgorga dalla sua profonda ferita. “Al dunque, Orrios” con voce possente esclama Carrasegare “Sol di questo amore tu potria disporre?… per una fata ben altro ci vuole” e chinandosi su di lui il gigante, con voce compassionevole dice “Vedi Orrios quanto sei piccolo!!!”. “Oh no, caro mio… d’astuzia giuocai in virtù di quanto Grodde mi disse prima di entrare nel bosco “ricordati di quel che la fata madre t’ha rivelato su Janas” e così, siccome colei che amo per divenir fata perire dovrà, così anch’io, per mano tua, seguo lo stesso destino”.

Aiaia, che in disparte ha seguito l’indicibile lotta, s’avvicina, con al suo fianco Janas e dice “Dalla tua speranza, Orrios, prendo un ramo, dal germoglio che verrà prenderò il suo cuore cosicchè , dall’infinito amore, sgorgherà più bella l’anima le cui sembianze saranno quelle di Janas. Di fate e di maghi i templi son pieni, ma di cuori sereni ben pochi vi sono. Ciò che tu vedesti, in verità, della tua vita si poneva lo scopo e Janas null’altro era se non la voglia di essere grande. Così io vi lascio, abbracciati l’uno all’altra in attesa del sorgere del sole.”.
Di funghi e di fiori ancor posso dirvi ma di Janas e di Orrios già tutto sapete. Dalla vita e dall’amore, cos’altro volete?

 

Pierluigi Mancosu


 

 

 

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