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Come un guscio di cicala – Racconto di Maria Bussi

L’afa di un pomeriggio d’ estate,  mentre  cerchi di dormire, poiché non hai la forza di fare altro, mentre anche l’aria sembra mancare, ferma ed immobile, nell’accecante bagliore d’un sole di fuoco!

Solo un rumore, continuo, assordante, che riempie il vuoto bollente, senza tregua, che non ti da respiro!

Sono tornate le cicale!

Era da tanto che non si sentivano così numerose e ciarliere, o forse nelle altre estati, avevo altro da ascoltare, altro da vedere, altro da pensare.

Ricordo i racconti di papà, quand’ero bambina.

Le lucciole, che accendevano la  notte col loro bagliore che illuminavano i campi di grano, col loro incerto chiarore, aiutavano le spighe a restare diritte, nell’attesa del sole che le avrebbe fatte maturare.

Il canto dei grilli, che con loro gioiosa musica, lo culla vano teneramente!

E poi le cicale, col loro assordante frinire, salutavano così l’estate che di lì a poco poco sarebbe finita.

Io le ho viste, quelle cicale, quand’ero bambina, morire e poi rinascere, abbracciate ad uno stelo d’erba, abbandonare un guscio vuoto e spiccare un nuovo volo verso un’altra estate!

Ho visto e vissuto tante estati, ho ballato nell’aria , ho riso, ho pianto ed ho riso di nuovo!

Ed ora?…

Ora è rimasto di me, soltanto un guscio vuoto , in questa mia estate che è già autunno, ma da questo guscio, non uscirà un nuovo volo, non ci sarà un nuovo canto.

Cantate cicale, cantate ancora!

Maria Bussi

 

 

 

 

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