Sei qui: Home » Racconti » Il cestino dei rifiuti – racconto di Cristina Bracelli

Il cestino dei rifiuti – racconto di Cristina Bracelli

Sono un cestino dei rifiuti.
Sì, un normale, banale cestino dei rifiuti. Un cestino qualunque, di quelli che tutti vedono senza vederlo e che nessuno osserva. Ovviamente.
Ma io, invece, posso osservare tutti senza dare nell’occhio e posso entrare nelle vite di tante persone, senza che queste se ne accorgano. Posso anche venire a conoscenza dei loro segreti loro malgrado, dal momento che talvolta vengo in possesso di carte compromettenti che mi vengono frettolosamente consegnate. Non sempre integre, naturalmente, ma anche questo fa parte del mio lavoro.
Certo, io vorrei specializzarmi esclusivamente nella carta, ma ancora non ce l’ho fatta. Non e’ facile come sembra, pero’ sono ragionevolmente sicuro di potercela fare, io sono paziente e so aspettare.
Nel frattempo, certo, mi devo adattare a ricevere anche altri materiali dei quali – sinceramente – farei volentieri a meno, ma se si e’ professionali, bisogna esserlo in ogni occasione ed io, modestamente, sino ad ora sono stato inattaccabile da ogni critica.
Provengo da una dinastia, se cosi’ posso dire, di cestini dei rifiuti, e sono stato esplicitamente educato ad esserlo nel modo migliore sin dalla piu’ tenera eta’. In effetti credo di poter dire con certezza che i miei genitori – dei quali purtroppo non ho piu’ notizie, come dl resto dei miei fratelli – dicevo, credo che i miei genitori sarebbero fieri di me, e spero che un giorno anche i miei figli potranno esserlo di me.
Ma di questo parlera’ la storia, ora mi devo impegnare per migliorarmi ed essere sempre all’altezza della situazione.

E non si pensi che sia un lavoro tranquillo, perche’ ne ho passate delle belle, una volta ho addirittura rischiato la vita!
Un improvvido ragazzino in cerca di emozioni forti si era messo a fumare di nascosto proprio di fianco a me, e quando sono apparsi i suoi genitori, ha pensato bene di darmi da tenere la sigaretta accesa, che ha fatto prendere fuoco alla carta che contenevo. Non vi dico lo spavento, per fortuna son riusciti a spegnere il fuoco quasi subito, ma ho davvero temuto per la mia vita. Ho subito dei danni, naturalmente, ma sono stato curato e rimesso a nuovo e per fortuna sono stato considerato ancora idoneo al servizio, sicche’ ho potuto tornare con gioia al mio lavoro.

Purtroppo i tempi sono cambiati e non c’e’ piu’ quell’attenzione di una volta alle mie necessita’. Che emozione, quando anziane signore mi affidavano bigliettini spezzettati in frammenti minutissimi e talvolta persino profumati! O invece ragazze giovani mi regalavano con un gesto di stizza lettere d’amore accartocciate e bagnate di lacrime, che sancivano la fine di una storia…. Ho conosciuto anche signori distintissimi che mi regalavano mozziconi di sigaro ben spenti, perche’ ne potessi aspirare e godere anch’io l’aroma, una vera delizia. E tutti erano sicuri di poter contare sulla mia assoluta discrezione. Essendo stato posizionato di fianco ad una panchina, in un piccolo giardino urbano, ne ho sentite delle belle! Quante volte avrei voluto consolare persone tristi e sole, che si sedevano a guardar scorrere la vita degli altri, oppure anche cacciar via individui sgradevoli che litigavano al telefono urlando contro chissa’ chi…. Ma naturalmente non mi sono mai permesso di intromettermi.

Oggi invece devo cercare di difendermi dall’invadenza e dalla maleducazione di certi ceffi che si avvicinano senza rispetto e cercano di soffocarmi con enormi sacchi pieni di orribili rifiuti, che occupano tutto lo spazio disponibile e mi impediscono di respirare, o di odiose cicche appiccicaticce di cui fatico a liberarmi o, peggio ancora, di tranci di pizza morsicati che mi sporcano di pomodoro ovunque, attirando pure nugoli di insetti. E io odio gli insetti. Che mi ronzano intorno, mi danno un che di volgare e di sporco che non posso tollerare.

Uh, ma scusatemi ora, vedo che si sta avvicinando qualcuno che ha qualcosa in mano, che spero sara’ per me.
Magari sara’ l’inizio di una nuova storia interessante, e’ da tempo che non me ne capita una,
Mamma mia, che faccia scura ha quest’uomo, deve essergli capitato qualcosa di brutto… cosa ha gettato? Che strano involucro e’ mai questo? Si direbbe un flacone di qualche sostanza particolare, ha un odore molto pungente, in effetti. Non sara’ per caso velenoso, voglio sperare, pero’ questo aroma devo averlo gia’ sentito da qualche parte…magari quando lavoravo vicino all’ospedale? Pero’ vedo che il signore che me lo ha consegnato si allontana e cammina stranamente, forse sta addirittura barcollando… o mio Dio, credo che stia male, qualcuno dovrebbe fare qualcosa! Signora, sì lei con i bambini, perche’ si allontana? Ma no, lo aiuti, non vede che sta male? E anche lei, signore col giornale, possibile che non se ne accorga? Perche’ nessuno nota nulla? Mio dio, temo che quel povero signore si sia accasciato.. non era questa la storia che desideravo, non posso fare nulla, scusate ma sono troppo scosso. Ci sono delle volte in cui non riesco a sopportare i miei limiti, come tutti del resto, e non mi sento di continuare a parlare con voi.

Cristina Bracelli

© Riproduzione Riservata