L’amore non teme giudizi e pregiudizi. Il Carme V di Gaio Valerio Catullo, intitolato Vivamus mea lesbia, atque amemus è una delle poesie più celebrate dell’intera letteratura latina. Il Carme V è il manifesto esplicito che l’amore e la passione non si curano di ciò che pensano e dicono gli altri.
In Vivamus mea lesbia, atque amemus assistiamo al trionfo dell’amore tra Catullo e Lesbia. È il primo componimento dell’autore latino che celebra la forza delle passioni in maniera spensierata e gioiosa. In questo Carme, per Catullo la vita è passione e il giudizio degli altri diventa irrilevante nei confronti delle emozioni intense vissute dai due amanti.
Ma, in Vivamus mea Lesbia emerge anche la consapevolezza della fugacità dell’esistenza. La vita è breve e bisogna viverla fino in fondo, senza perdere un solo istante di felicità.
La ripetizione iperbolica dei baci, che troviamo a metà del testo, da un lato è la sfida a non tenere conto degli altri e allo stesso tempo grazie al numero elevatissimo di baci scambiati fra i due amanti, si crea la confusione in chi può mostrarsi geloso e malvagio nei riguardi della coppia.
Il liber di Catullo
Il Liber è l’opera più importante del grande dotto. È formato da 116 componimenti, comprende una prima parte di (carmi 1-60) scritti in metri vari, endecasillabi, trimetri giambici e metri lirici; una seconda parte (carmi 61-68) detti carmina docta scritta anch’essa in vari metri e una terza (carmi 69-116) scritti in distici elegiaci, qualcuno di carattere satirico.
Catullo, la vita
Catullo era un poeta lirico latino. Nasce a Verona 84 a. C. circa e muore a Roma intorno al 54 a.C., intorno all’età di 30 anni. Di agiata famiglia, andò a Roma appena indossata la toga virile e fu accolto nell’alta società e nei circoli letterarî più noti.
A Roma avvenne l’incontro e sorse l’amore per la donna che doveva essere la gioia e la tragedia della sua vita di poeta e d’uomo, ch’egli cantò sotto lo pseudonimo di Lesbia (con tutta probabilità Clodia, una delle sorelle di Publio Clodio Pulcro, moglie di Quinto Metello Celere).
Non si sa quando cominciò l’amore tra Catullo e Lesbia. L’unica cosa certa è che fu un amore conflittuale, pieno di rotture e riconciliazioni.
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Vivamus, mea Lesbia, ed amiamoci – Carme V
Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci,
e le dicerie dei vecchi severi
consideriamole tutte di valore pari a un soldo.
I soli possono tramontare e risorgere;
noi, quando una buona volta finirà questa breve luce,
dobbiamo dormire un’unica notte eterna.
Dammi mille baci, poi cento,
poi ancora mille, poi di nuovo cento,
poi senza smettere altri mille, poi cento;
poi, quando ce ne saremo dati molte migliaia,
li confonderemo, per non sapere (il loro numero)
e perché nessun malvagio ci possa guardare male,
sapendo che ci siamo dati tanti baci
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus – Carme V (versione originale)
Rumoresque senum severiorum
Omnes unius aestememus assis.
Soles occidere et redire possunt:
Nobis cum semel occidit brevis lux,
Nox est perpetua una dormienda.
Da mi basìa mille, deinde centum,
Dein mille altera, dein secunda centum
Deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.