Sei qui: Home » Poesie » Catullo, “Vivamus, mea Lesbia, atque amemus” (Carme V) un inno alla passione

Catullo, “Vivamus, mea Lesbia, atque amemus” (Carme V) un inno alla passione

Scopri una delle poesie d'amore più belle di tutti i tempi. Vivamus, mea Lesbia, atque amemus - carme V di Catullo un inno alla vita e alla passione

L’amore non teme giudizi e pregiudizi. Il Carme V di Gaio Valerio Catullo, intitolato Vivamus mea lesbia, atque amemus è una delle poesie più celebrate dell’intera letteratura latina. Il Carme V è il manifesto esplicito che l’amore e la passione non si curano di ciò che pensano e dicono gli altri. 

In Vivamus mea lesbia, atque amemus assistiamo al trionfo dell’amore tra Catullo e Lesbia. È il primo componimento dell’autore latino che celebra la forza delle passioni in maniera spensierata e gioiosa. In questo Carme, per Catullo la vita è passione e il giudizio degli altri diventa irrilevante nei confronti delle emozioni intense vissute dai due amanti.

Ma, in Vivamus mea Lesbia emerge anche la consapevolezza della fugacità dell’esistenza. La vita è breve e bisogna viverla fino in fondo, senza perdere un solo istante di felicità.

La ripetizione iperbolica dei baci, che troviamo a metà del testo, da un lato è la sfida a non tenere conto degli altri e allo stesso tempo grazie al numero elevatissimo di baci scambiati fra i due amanti, si crea la confusione in chi può mostrarsi geloso e malvagio nei riguardi della coppia.

Il liber di Catullo

Vivamus mea lesbia, atque amemus è il quinto carme, il più celebre delle poesie di catullo. Anticipa addirittura il carpe diem di Orazio, diventato un tormentone per le ultime generazioni grazie anche al celebre film L’attimo fuggente con Robin Williams.
 
Il libro, scherzosamente definito da Catullo come libellus (“libretto”), contiene poesie di contenuto elevato e colto, epigrammi ed elegie di vario argomento ma, soprattutto, carmi in cui sono protagonisti Lesbia-Clodia e lo sfortunato amore per lei, accanto all’amicizia e alla celebrazione della natura.
 
Il Liber catulliano si apre con un carme di dedica, che diventa occasione per una dichiarazione d’amicizia e stima poetica.
 

Il Liber è l’opera più importante del grande dotto. È formato da 116 componimenti, comprende una prima parte di (carmi 1-60) scritti in metri vari, endecasillabi, trimetri giambici e metri lirici; una seconda parte (carmi 61-68) detti carmina docta scritta anch’essa in vari metri e una terza (carmi 69-116) scritti in distici elegiaci, qualcuno di carattere satirico.

 
Dei carmi di Catullo sarebbero probabilmente rimasti solo pochi frammenti, se nel ‘300 non fosse stato ritrovato un manoscritto con le sue poesie. Il manoscritto, il cosiddetto “Codice Veronese”, ignorato per secoli, fu copiato e poi perduto. Le liriche del manoscritto non furono quasi sicuramente pubblicate dall’autore, ma raccolte dopo la sua morte in un Catulli Veronensis Liber (Libro di Catullo di Verona) che comprende 116 carmi per un complesso di circa 2 300 versi.
 
I compilatori della raccolta non seguirono un criterio cronologico o di affinità tematica, bensì uno metrico e stilistico: all’inizio e alla fine le poesie più brevi, al centro le più lunghe ed erudite.
 
Si ritiene comunque che sia in parte diverso da quel lepidum novum libellum (garbato nuovo libretto) che l’autore aveva dedicato all’amico Cornelio Nepote, come si legge nel primo canto, e che doveva essere composto solo da poesie brevi.

Catullo, la vita

Catullo era un poeta lirico latino. Nasce a Verona 84 a. C. circa e muore a Roma intorno al 54 a.C., intorno all’età di 30 anni. Di agiata famiglia, andò a Roma appena indossata la toga virile e fu accolto nell’alta società e nei circoli letterarî più noti.

A Roma avvenne l’incontro e sorse l’amore per la donna che doveva essere la gioia e la tragedia della sua vita di poeta e d’uomo, ch’egli cantò sotto lo pseudonimo di Lesbia (con tutta probabilità Clodia, una delle sorelle di Publio Clodio Pulcro, moglie di Quinto Metello Celere).

Non si sa quando cominciò l’amore tra Catullo e Lesbia. L’unica cosa certa è che fu un amore conflittuale, pieno di rotture e riconciliazioni.

Giornata Mondiale del Bacio, i 7 baci più indimenticabili in letteratura

Giornata Mondiale del Bacio, i 7 baci più indimenticabili in letteratura

Da Shakespeare a Catullo, ecco quali sono i baci più belli della letteratura che solo a rileggerli ci fanno venire la pelle d’oca

Vivamus, mea Lesbia, ed amiamoci – Carme V

Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci,
e le dicerie dei vecchi severi
consideriamole tutte di valore pari a un soldo.
I soli possono tramontare e risorgere;
noi, quando una buona volta finirà questa breve luce,
dobbiamo dormire un’unica notte eterna.
Dammi mille baci, poi cento,
poi ancora mille, poi di nuovo cento,
poi senza smettere altri mille, poi cento;
poi, quando ce ne saremo dati molte migliaia,
li confonderemo, per non sapere (il loro numero)
e perché nessun malvagio ci possa guardare male,
sapendo che ci siamo dati tanti baci

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus – Carme V (versione originale)

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus 
Rumoresque senum severiorum 
Omnes unius aestememus assis. 
Soles occidere et redire possunt: 
Nobis cum semel occidit brevis lux, 
Nox est perpetua una dormienda. 
Da mi basìa mille, deinde centum, 
Dein mille altera, dein secunda centum 
Deinde usque altera mille, deinde centum. 
Dein, cum milia multa fecerimus, 
conturbabimus illa, ne sciamus, 
aut ne quis malus invidere possit, 
cum tantum sciat esse basiorum. 
© Riproduzione Riservata