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“Silenzio” di Tahar Ben Jelloun, una poesia sull’assenza

In occasione del compleanno del poeta e scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, vi proponiamo "Silenzio", un componimento contenuto nel romanzo "Il libro del buio" che racconta il silenzio, le sue sfumature e il senso di vuoto che scaturisce da alcune di esse.

Il 1° dicembre del 1944 nasceva a Fes, in Marocco, Tahar Ben Jelloun, scrittore, poeta e saggista divenuto celebre in tutto il mondo per i suoi scritti incentrati sul razzismo e le migrazioni. In occasione del compleanno di Tahar Ben Jelloun, condividiamo con voi “Silenzio”, una poesia in versi sciolti, contenuta ne “Il libro del buio“, in cui l’autore descrive diversi tipi di silenzio e le sensazioni che essi evocano nei protagonisti del romanzo, uomini che hanno vissuto rinchiusi in una buia prigione sotterranea per diciotto lunghi anni.

Silenzio di Tahar Ben Jelloun

In realtà c’erano diversi tipi di silenzi:
quello della notte. Ci era necessario;

quello del compagno che ci lasciava piano;
quello che osservavamo in segno di lutto;
quello del sangue che circola lento;
quello che ci ragguagliava sugli spostamenti degli scorpioni;

quello delle immagini che ci passavamo e ripassavamo nella mente;
quello delle guardie che tradiva stanchezza e routine;
quello dell’ombra dei ricordi bruciati;
quello del cielo plumbeo di cui non ci perveniva quasi nessun segno;
quello dell’assenza, l’accecante assenza della vita.

Il silenzio più duro, più insopportabile, era quello della luce.
Un silenzio potente e molteplice.
C’era il silenzio della notte, sempre uguale,
e poi c’erano i silenzi della luce.
Una lunga e interminabile assenza.

 

“Il libro del buio”

“La notte ci vestiva. In un altro mondo, si sarebbe detto che era piena di attenzioni per noi. Nessunissima luce. Mai il benché minimo filo di luce. Ma i nostri occhi, pur avendo perso lo sguardo, si erano adattati. Vedevamo nelle tenebre, o credevamo di vedere.” Il 10 luglio 1971 un commando militare irrompe nella residenza estiva del re a Skhirate, in Marocco.

Ma il colpo di Stato fallisce. I soldati che hanno preso parte alla missione vengono rinchiusi in una prigione sotterranea, sepolti nelle tenebre per diciott’anni. Parte così, da una delle pagine più tragiche della storia del Marocco, “Il libro del buio” di Tahar Ben Jelloun. Da un atto di denuncia, da una testimonianza politica e civile. Ma, pagina dopo pagina, la scrittura diviene specchio e scandaglio dell’esistenza umana, fino a scoprire, dopo la discesa negli inferi della disperazione, il germe della purezza assoluta.

Tahar Ben Jelloun

Tahar Ben Jelloun è l’autore francofono più tradotto al mondo. Nasce in Marocco nel 1944, in una famiglia agiata di Fes. Compie i suoi studi a Rabat, dove frequenta la facoltà di filosofia. A questo periodo risale la prima raccolta poetica in lingua francese, “Hommes sous linceul de silence”, che viene pubblicata nel 1971. Insegna filosofia nel suo paese natale finché non viene proclamata la riforma per l’arabizzazione dell’insegnamento: non essendo abilitato all’insegnamento in lingua araba, Ben Jelloun è infatti costretto a trasferirsi in Francia, per l’esattezza a Parigi, dove decide di continuare gli studi con un dottorato in psichiatria sociale.

Dall’esperienza come psicoterapeuta negli ospedali in cui cura gli immigrati affetti da confusione mentale, nasce “La réclusion solitaire”, tradotto in italiano come “La reclusione solitaria” (1976). Durante gli studi, Tahar Ben Jelloun continua a scrivere, e ottiene una collaborazione con “Le Monde”. Nel 1973 pubblica il suo primo romanzo, “Harrouda”, e a partire dal 1987 – anno in cui Ben Jelloun ottiene il prestigioso Premio Goncourt per “La nuit sacrée”, tradotta in Italia con il titolo di “La notte fatale” – egli diventa lo scrittore francofono più conosciuto, letto e tradotto nel mondo.

Le sue opere, che abbracciano la narrativa, la poesia e la saggistica, sono state tradotte in più di 40 lingue. Vincitore di numerosissimi premi, lo scrittore è famoso soprattutto per le sue opere che trattano i temi dell’immigrazione e del razzismo.

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