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“Se” (1895) di Rudyard Kipling, la poesia sul valore umano e su come diventare “Grandi”

Leggiamo insieme “Se” la poesia di Rudyard Kipling che vogliamo dedicare ai nostri atleti presenti alle Olimpiadi di Parigi 2024. Autocontrollo e umiltà faranno la differenza.

Se (If) è una poesia di Rudyard Kipling che invita ad imparare i valori della moderazione, dell’autocontrollo, della compostezza, dell’integrità e dell’umiltà. Valori sani che ogni essere umano dovrebbe far propri per dare alla propria vita dignità e virtù.

Una poesia che vogliamo condividere in occasione de I Giochi della XXXIII Olimpiadi – Parigi 2024 che si svolgeranno dal 26 luglio all’11 agosto 2024, a 100 anni esatti dall’ultima volta che la Capitale francese ha ospitato questo importante evento. 

I versi di If sembrano incarnare anche i valori dello Spirito olimpico, ovvero quelle virtù che ogni atleta impegnato nella competizione, e in generale tutti gli esseri umani, dovrebbero sempre saper dimostrare nel lorom approccio alla vita. 

La poesia, che Rudyard Kipling sembra voler rivolgere al figlio John, fu scritta orientativamente nel 1895 quale tributo a Leander Starr Jameson ed è contenuta nella raccolta Ricompense e Fate (Rewards and Fairies) che fu pubblicato per la prima volta nel 1910.

Leggiamo If per comprenderne l’origine, il significato e apprezzarne i valori.

Se di Rudyard Kipling

Se riuscirai a mantenere la calma quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno una colpa.
Se riuscirai a avere fiducia in te quando tutti ne dubitano,
ma anche a tener conto del dubbio.
Se riuscirai ad aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con la calunnia,
O essendo odiato a non lasciarti prendere dall’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;

Se riuscirai a sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se riuscirai a pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se riuscirai a confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
distorta dai furfanti per ingannare gli sciocchi,
o a vedere le cose per cui hai dato la vita, distrutte,
e piegarti a ricostruirle con strumenti ormai logori.

Se riuscirai a fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
e rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
e perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se riuscirai a costringere cuore, nervi e tendini
a servire il tuo traguardo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non resta altro
se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”

Se riuscirai a parlare alla folla e a conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il senso comune,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se riuscirai a riempire l’inesorabile minuto
Con un istante del valore di sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!

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If, Rudyard Kipling (testo originale)

If you can keep your head when all about you
Are losing theirs and blaming it on you;
If you can trust yourself when all men doubt you,
But make allowance for their doubting too:
If you can wait and not be tired by waiting,
Or being lied about, don’t deal in lies,
Or being hated, don’t give way to hating,
And yet don’t look too good, nor talk too wise;

If you can dream—and not make dreams your master;
If you can think—and not make thoughts your aim,
If you can meet with Triumph and Disaster
And treat those two impostors just the same:
If you can bear to hear the truth you’ve spoken
Twisted by knaves to make a trap for fools,
Or watch the things you gave your life to, broken,
And stoop and build ‘em up with worn-out tools;

If you can make one heap of all your winnings
And risk it on one turn of pitch-and-toss,
And lose, and start again at your beginnings
And never breathe a word about your loss:
If you can force your heart and nerve and sinew
To serve your turn long after they are gone,
And so hold on when there is nothing in you
Except the Will which says to them: “Hold on!”

If you can talk with crowds and keep your virtue,
Or walk with Kings—nor lose the common touch,
If neither foes nor loving friends can hurt you,
If all men count with you, but none too much:
If you can fill the unforgiving minute
With sixty seconds’ worth of distance run,
Yours is the Earth and everything that’s in it,
And—which is more—you’ll be a Man, my son!

Diventare uomini coltivando le giuste virtù

Se di Rudyard Kipling fu tradotta per la prima volta in italiano volta da Antonio Gramsci col titolo “Breviario per laici” e pubblicata nel 1916. Lo scrittore del celeberrimo Libro nella Giungla (1894) si fa paladino di una moralità costruita sulla moderazione.

Kipling consiglia al figlio di attraversare la vita con compostezza e di esercitare sempre autocontrollo, integrità e umiltà. Ciò significa non lasciare mai che il “Trionfo” o il “Disastro”, eventi buoni o cattivi, possono avere effetti oltre il limite per la persona. Non bisogna mai montarsi o perdere la testa, in soldoni. La compostezza e l’autocontrollo, sottolinea il poeta, permettono di agire con dignità in ogni circostanza e di condurre una vita rispettabile e virtuosa.

Indipendentemente da ciò che accade è importante che le persone mantengano la calma. Il poeta rivolgendosi al figlio gli suggerisce di “mantenere la calma” anche quando tutti intorno a lui perdono. Una virtù che tutti gli esseriu umani dovrebbero saper mostrare, anche se i tempi ci dicono che siamo molto lontani dal suggerimento di Kipling.

Allo stesso modo, sempre rivolgendosi al suo erede, il poeta suggerisce che dovrebbe dedicarsi con calma a ricostruire la sua vita se mai dovesse andare in frantumi, incoraggiandolo a rimanere ragionevole e diligente anche nei momenti difficili.

L’autore insite anche sul fatto che non bisogna compiacersi del proprio modo misurato e virtuoso di affrontare la vita: “Non sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio”. Kipling intende allontanare il figlio dalla vanità (nel senso di voler semplicemente apparire come un bravo ragazzo) a favore di una semplice lucidità.

In sostanza, serve saper trovare il giusto compromesso tra sicurezza e modestia, per evitare che la troppa sicurezza renda ciechi ai propri difetti. Coloro che non cedono né al vizio né alla vanità sono capaci di perseverare nelle difficoltà, con la loro “Volontà” che dice loro sempre “Tieni duro!”.

La compostezza porta alla forza e all’integrità.

Kipling insiste sul fatto che il mondo sarà il nido di suo figlio se solo praticherà moderazione e disciplina. Queste qualità trasformeranno il ragazzo in un vero “Uomo” indicando che secondo lui gli uomini rispettabili sono definiti dalla loro capacità di condurre una vita misurata e dignitosa. 

Tutte queste idee sulla compostezza e la moderazione sono in linea con lo stereotipo britannico dello Stiff upper lip, tradotto letteralmente “Labbro superiore rigido”, ovvero l’idea che si debba essere resistenti di fronte alle avversità. È usata per descrivere una persona che mostra forza d’animo e stoicismo di fronte alle avversità e/o esercita un grande autocontrollo nell’esprimere le proprie emozioni. 

Si tratta di una visione del mondo che risale a Sparta, alla sua cultura della disciplina e del sacrificio, e agli Stoici. Il concetto raggiunse l’Inghilterra alla fine del 1500 e diventa particolarmente popolare tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando alcuni poeti britannici abbracciarono la filosofia greca dello stoicismo, che esortava all’indifferenza nei confronti del dolore e del piacere.

Quindi, contestualizzata è ragionevole leggere If come suggerimento al popolo britannico di abbracciare gli ideali stoici.

Non si nasce uomini lo si diventa

Seguendo i dettami della poesia la virilità non è qualcosa con cui si nasce, ma una qualità che si guadagna.La poesia riflette alcune idee piuttosto antiquate sulla mascolinità.

Noi preferiamo contestualizzare la poesia in una visione più ampia del saper vivere civilmente. L’autosufficienza e la lucidità che Kipling descrive a nostro avviso sono virtù di qualsiasi persona, e definirle specificamente maschili sembra antiquato e sessista.

Anche se Kipling insiste sulla mascolinità, i suoi valori e suggerimenti ci sembrano molto di buonsenso. Tutti gli esseri umani che possono essere definiti “Civili” dovrebbero saper dimostrare le virtù indicate da Kipling. Bisogna saper lottare per raggiungere la virtù. Solo così si diventerà migliori.

L’intero poema è costruito intorno a una serie di obiettivi, di norme di buon comportamento che tutti i giovani dovrebbero raggiungere per diventare un “Uomo” (noi preferiamo “una persona civile”), ovvero migliori.

La virilità non è innata o naturale, suggerisce il poema, ma è uno stato che si raggiunge attraverso l’autosufficienza, la padronanza di sé e la stabilità. Per essere un uomo, il “figlio” a cui si rivolge il poeta deve sviluppare una sicurezza interiore che lo renda coraggioso, centrato e imperturbabile. Un duro lavoro a cui tutti noi dovremmo ambire.

Diventare Uomini va inteso come essere Migliori

Bisogna decontestualizzare il senso della poesia rispetto a quando fu scritta. È qualcosa che andrebbe fatto sempre, perché i contesti culturali, il modo di pensare prevalente, in senso antopologico-culturale, sono legati al tempo e allo spazio in cui una le opere sono state create. 

Sarebbe ingiusto censurare il buosenso espresso nei dettami della poesia di Kipling, anche se quando parla di “Uomo”, di Virilità”, di “Mascolinità” oggi potrebbe apparire discrimante. Essere uomini oggi, lo ripetiamo, va tradotto con essere persone Perbene, Civili, Virtuose.

La virilità, secondo la poesia, è la sua stessa ricompensa, che fornisce a chi la possiede un incrollabile senso di sé.L’uso della maiuscola nella parola “Uomo” suggerisce che per Rudyard Kipling, la virilità è un titolo d’onore: diventare “Man” è come ottenere una laurea o essere nominato cavaliere.

Un messaggio per tutti gli atleti presenti alle Olimpiadi

Sembra chiaro che quanto suggerito da Rudyard Kipling, può essere benissimo il punto focale dei valori che gli atleti presenti a Parigi 2024 dovrebbero dimostrare. Speriamo che i nostri 402 atleti saranno protagonisti nella competizione internazionale non solo per le medaglie, ma, soprattutto, per lo stile e per la capacità di far conoscere i grandi valori dello sport. 

Tutto ciò che suggerisce Kipling al figlio dovrebbe valere per le donne e per gli uomini che indosseranno la maglia azzurra. Il successo e la sconfitta vanno affrontati sempre a testa alta, con la dovuta determinazione e con la necessaria umiltà. 

Autocontrollo e perseveranza sono da sempre i valori fondanti dello sport e i nostri ragazzi, ed in generale tutti gli atleti di tutte le squadre, hanno l’opportunità di donare a milioni di spettatori e soprattutto ai tantissimi bambini, ragazzi, giovani che seguono le Olimpiadi, qualcosa di davvero speciale: il giusto modo di comportarsi nella vita.

In un mondo in cui la guerra, l’oltraggio, la prevaricazione, la tirannia e tanta presunzione sembrano aver preso piedi, il messaggio di If che gli atleti potranno interpretare, diventerà qualcosa che rimarrà nella memoria per sempre. Speriamo che sia così!

Come nasce l’ispirazione della poesia di Rudyard Kipling

Secondo lo stesso Kipling nella sua autobiografia, Something of Myself (1937), le origini di Se risalgono al fallito raid di Leander Starr Jameson del 1895-6, quando lo statista coloniale britannico guidò un’incursione contro la Repubblica sudafricana (boera) durante il fine settimana di Capodanno.

Jameson aveva intenzione di sollevare gli espatriati britannici che vivevano nel Transvaal per insorgere contro il governo boero, ma i suoi connazionali non mostrarono alcuna inclinazione alla rivolta.

Al contrario, l’azione militare malriuscita di Jameson contribuì a creare il clima che avrebbe portato alla Seconda guerra boera pochi anni dopo. Kipling conosceva Jameson e in Something of Myself scrive:

Tra le poesie di Rewards ce n’era uno chiamata ‘If’… I versi furono tratti dal carattere di Jameson e contenevano consigli di perfezione molto semplici da dare.

Tuttavia, sarebbe facile sopravvalutare il ruolo che l’incursione di Jameson ebbe su If, e sembra che il libro di memorie di Kipling (pubblicato postumo) evidenzia per la prima volta questo legame. Le parole finali della poesia, “sarai un uomo, figlio mio”, suggeriscono che la poesia è indirizzata a John il figlio di Kipling.

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