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“Questo” di Fernando Pessoa, riflessioni sull’identità e sulla finzione poetica

In occasione dell'anniversario della scomparsa di Fernando Pessoa, ricordiamo il grande poeta portoghese leggendo "Questo", un componimento con cui l'autore riflette sul concetto di finzione poetica e sull'identità.

Il 30 novembre del 1935 ci lasciava Fernando Pessoa, una delle figure più autorevoli di sempre nel campo della poesia portoghese. Paragonato dalla critica al grande poeta Camões per la portata innovatrice della sua produzione letteraria, per il successo raggiunto dalle sue opere e la sua singolarità nei confronti del resto degli autori a lui contemporanei. 

In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, ricordiamo Pessoa attraverso “Questo”, una significativa poesia che l’autore portoghese dedica alla finzione poetica e all’identità, tematiche che gli sono sempre state molto care e che hanno decretato la sua fama nel mondo intero. 

Questo di Fernando Pessoa

Dicon che fingo o mento
quanto io scrivo. No:
semplicemente sento
con l’immaginazione,
non uso il sentimento.

Quanto traverso o sogno,
quanto finisce o manco
è come una terrazza
che dà su un’altra cosa.
É questa cosa che è bella.

Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge.

 

Isto di Fernando Pessoa

Dizem que finjo ou minto
Tudo que escrevo. Não.
Eu simplesmente sinto
Com a imaginação.
Não uso o coração.
 
Tudo o que sonho ou passo,
O que me falha ou finda,
É como que um terraço
Sobre outra coisa ainda.
Essa coisa é que é linda.
 
Por isso escrevo em meio
Do que não está ao pé,
Livre do meu enleio,
Sério do que não é.
Sentir? Sinta quem lê!
 

Fernando Pessoa

Fernando António Nogueira Pessoa, nato a Lisbona il 13 giugno 1888 e morto a soli 47 anni, a causa di problemi epatici, sempre a Lisbona il 30 novembre del 1935, è stato un importante poeta, scrittore e aforista portoghese. Pessoa è considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese. Basti pensare che per il suo valore è comparato a Camões, il padre della letteratura portoghese.

Il critico letterario Harold Bloom lo ha definito, accanto a Pablo Neruda, il poeta più rappresentativo del XX secolo. Fernando Pessoa ha vissuto in Sudafrica per molti anni, perciò è comprensibile che l’inglese abbia giocato un ruolo fondamentale nella sua vita. Traduceva, lavorava, scriveva, studiava e perfino pensava in inglese.

Pessoa ha vissuto una vita fatta di discrezione e semplicità, trovando espressione nel giornalismo, nella pubblicità, nel commercio e, principalmente, nella letteratura. A questo proposito, è interessante notare come Pessoa abbia deciso di scomporre la sua identità poetica in diverse altre personalità, definite eteronimi.

Gli eteronimi di Fernando Pessoa

Fernando Pessoa ha sempre fatto uso nel corso della sua vita degli “eteronimi”, delle autentiche personalità poetiche, con cui il poeta portoghese ha sperimentato per tutta la sua vita. Gli eteronimi più presenti nell’attività letteraria di Pessoa sono 3, Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, con l’aggiunta di un ortonimo, quello di Fernando Pessoa, anch’esso rintracciabile come una personalità distinta da quella dell’individuo Pessoa, l’ennesima persona poetica, insomma. A proposito di questa innovazione poetica, l’autore scriveva in una lettera ad Adolfo Casais Monteiro del 13 gennaio del 1935:

“Fin da bambino ho avuto la tendenza a creare intorno a me un mondo fittizio, a circondarmi di amici e conoscenti che non erano mai esistiti.”

E ancora, sull’origine degli eteronimi:

“Ricordo quello che mi sembra sia stato il mio primo eteronimo o, meglio, il primo conoscente inesistente: un certo Chevalier de Pas di quando avevo 6 anni, attraverso il quale scrivevo lettere a me stesso, e la cui figura, non del tutto vaga, ancora colpisce quella parte del mio affetto che confina con la nostalgia”.

Fernando Pessoa è sempre stato molto interessato al rapporto che intercorre fra l’identità, la personalità e il sé, e praticamente tutta la sua produzione letteraria è incentrata su queste tematiche, oltre che sul dubbio esistenziale e sulla fugacità del presente.

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