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14 poesie sul Carnevale e filastrocche per bambini da recitare

Da Gianni Rodari a Roberto Piumini, scopri le più poesie sul Carnevale e le filastrocche a tema carnevalesco da recitare e ricordare.

Poesie sul Carnevale da ricordare e recitare per celebrare la festa più allegra dell’anno. Il Carnevale è un appuntamento ricco di tradizioni che ogni anno si rinnova con maschere, colori e scherzi: un’occasione per svestire i panni quotidiani e scatenarsi in tutti quegli atteggiamenti che durante il resto dell’anno non oseresti.

Il Carnevale è il periodo di festa tra l’Epifania e il digiuno quaresimale nei paesi a tradizione cattolica. Per molto tempo si è creduto che l’origine del termine derivasse da “carne levare”, ovvero prepararsi al digiuno quaresimale. Ed il fatto che per 40 giorni si dovesse digiunare per fede e per prepararsi alla Pasqua, doveva risultare non poco pesante per un popolo che già il “digiuno” lo faceva forzatamente tutto l’anno.

Poesie sul Carnevale

Il Carnevale è una festa allegra e divertente, anche grazie alle maschere che la rappresentano: da Arlecchino a Gianduia, da Pantalone a Pulcinella. A queste maschere e in generale all’atmosfera giocosa tipica del periodo carnevalesco i più grandi scrittori, poeti e pensatori di ogni epoca hanno dedicato dei versi. Ecco le più poesie sul Carnevale e le filastrocche di Carnevale per bambini da recitare e ricordare.

Carnevale di Gabriele D’Annunzio

Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino.

E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.

Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…

Così muore carnevale
e gli fanno il funerale
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.

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La stagion del Carnevale di Carlo Goldoni

La stagion del Carnevale
tutto il Mondo fa cambiar.
Chi sta bene e chi sta male
Carnevale fa rallegrar.

Chi ha denari se li spende;
chi non ne ha ne vuol trovar;
e s’impegna, e poi si vende,
per andarsi a sollazzar.

Qua la moglie e là il marito,
ognuno va dove gli par;
ognun corre a qualche invito,
chi a giocare e chi a ballar.

Par che ognuno di Carnevale
a suo modo possa far,
par che ora non sia male
anche pazzo diventar.

Viva dunque il Carnevale
che diletti ci suol dar.
Carneval che tutto vale,
che fa i cuori giubilar.

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Maschera di Trilussa

Vent’anni fa m’ammascherai pur’io!
E ancora tengo er grugno de cartone
che servì p’annisconne quello mio.
Sta da vent’anni sopra un credenzone
quela Maschera buffa, ch’è restata
sempre co’ la medesima espressione,
sempre co’ la medesima risata.

Una vorta je chiesi: “E come fai
a conservà lo stesso bon umore
puro ne li momenti der dolore,
puro quanno me trovo fra li guai?
Felice te, che nun te cambi mai!
Felice te, che vivi senza core!”.

La Maschera rispose: “E tu che piagni
che ce guadagni? Gnente! Ce guadagni
che la gente dirà: Povero diavolo,
te compatisco… me dispiace assai…
Ma, in fonno, credi, nun j’importa un cavolo!
Fa’ invece come me, ch’ho sempre riso:
e se te pija la malinconia
coprete er viso co’ la faccia mia
così la gente nun se scoccerà…”.

D’allora in poi nascónno li dolori
de dietro a un’allegia de cartapista
e passo per un celebre egoista
che se ne frega de l’umanità!

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Maschera di Roberto Piumini

Cos’è quell’altra faccia
che metti a Carnevale,
con nasone e boccaccia,
o anche di animale?
Cos’è quell’altro viso,
che metti quando vuoi,
la Fata Fiordaliso
o l’Orco Sbranabuoi?
Cos’è quell’altro volto
che metti per giocare
ma se lo tieni molto
ti viene da sudare?

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Carnevale a Venezia di Cesare Rimini

Vanno le gondole lente sul canale
ci sono maschere del Carnevale.
Altre maschere sono alla Salute
si inchinano con eleganza e sono mute.
Lungo le fondamenta balla Pulcinella
e la musica è la tarantella.
Arlecchino sogna la mortadella
ma chi la mangia è Pantalone
che è stato un gran riccone.
Ricco è anche Balanzone
che si crede un sapientone
ma nessuno si fa curare
per paura di morire, lo pagano con le monetine
ma non vogliono prendere le sue medicine.
Il mimo nel campiello è il segno della poesia
ma il suo lenzuolo bianco nasconde la malinconia:
è un’esile fanciulla con la faccia infarinata,
si muove piano piano quasi pietrificata.
Davanti ai piedi ha messo un cilindro nero
tutti buttano soldi, ma la somma è sempre zero.

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Carnevale vecchio e pazzo di Gabriele D’Annunzio

Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane, vino,
tarallucci e cotechino.

E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.

Beve, beve all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia.

Così muore il Carnevale
e gli fanno il funerale:
dalla polvere era nato
e di polvere è tornato.

carnevale vecchio e pazzo

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A Carnevale di Juan Ramón Jiménez

A Carnevale i ragazzi si travestono
chiassosamente da pagliacci.
Lungo la strada i coriandoli
rotolavano sotto la sferza pungente
del forte vento del pomeriggio.
Un gruppo di donne sulla piazza
girava allegramente
intorno ad un asino.
I ragazzini, vedendolo imprigionato,
ragliavano per farlo ragliare.
Tutta la piazza non era che
un concerto di ragli,
di risate, di canzoni,
di tamburelli e di mortai.

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Carnevale di Roberto Piumini

Io mi vesto da pompiere
Tu da vespa o candeliere
Lui da essere spaziale
Travestirsi non è male!

Io mi vesto da regina
Tu da sacco di farina
Lei da frate o da serpente
Travestirsi è divertente!

Io mi vesto da canguro
Tu da cavolo maturo
Lui da papera o da cuoco
Travestirsi che bel gioco!

 

Poesie sul carnevale di Gianni Rodari

Autore di poesie e filastrocche capaci di intrattenere e al tempo stesso insegnare qualcosa alle nuove generazioni, Gianni Rodari ha realizzato diverse poesie e filastrocche di Carnevale, dedicate ai personaggi e alle atmosfere tipiche del periodo carnevalesco. Tra una filastrocca di Carnevale per bambini e una poesia dedicata alle maschere della tradizione, leggiamole di seguito i versi d’autore di Gianni Rodari.

Il vestito di Arlecchino

Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un’altra Pulcinella,
una Gianduja, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
“Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene li mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l’altro bolletta! ”.

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Scherzi di Carnevale

Carnevale,
ogni scherzo vale.
Mi metterò una maschera
da Pulcinella
e dirò che ho inventato
la mozzarella.

Mi metterò una maschera
da Pantalone,
dirò che ogni mio sternuto
vale un milione.

Mi metterò una maschera
da pagliaccio,
per far credere a tutti
che il sole è di ghiaccio.

Mi metterò una maschera
da imperatore,
avrò un impero
per un paio d’ore:
per volere mio dovranno
levarsi la maschera
quelli che la portano
ogni giorno dell’anno…

E sarà il Carnevale
più divertente
veder la faccia vera
di tanta gente.

scherzi di carnevale

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L’invenzione di Pulcinella

Signore e signori, fatevi avanti
più gente entra, più siete in tanti!
Correte a vedere la grande attrazione,
la formidabile invenzione.
Non sono venuto su questo mercato
per vendere il fumo affumicato.
Non sono venuto a questa fiera
per vendere i buchi del gruviera.
Il mio nome è Pulcinella
ed ho inventato la moz – za – rel – la!
Da questa parte, signori e signore
son Pulcinella il grande inventore!
Per consolare i poveretti
ho inventato gli spaghetti.
Per rallegrare a tutti la vita
creai la pizza Margherita!
Olio, farina, pomodoro
nulla vale questo tesoro.
Ad ascoltarlo corre la gente,
si diverte… e non compra niente!!

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Viva i coriandoli di carnevale

Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perchè i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.

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Carnevale in filastrocca

Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi:
sono le toppe d’Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e Pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi
“Colombina,” dice, “mi sposi?”
Gianduja lecca un cioccolatino
e non ne da niente a Meneghino,
mentre Gioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: “È Carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale.”

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Il gioco dei se

Se comandasse Arlecchino
il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori
cucite con un raggio di sole.

Se Gianduja diventasse
ministro dello Stato,
farebbe le case di zucchero
con le porte di cioccolato.

Se comandasse Pulcinella
la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri
sia data una nuova testa.

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