Il Capodanno, nella poesia, non è mai soltanto una data sul calendario. È una soglia simbolica, un momento in cui il tempo viene interrogato, osservato, talvolta messo in discussione. Per questo i grandi poeti hanno affidato al 1° gennaio riflessioni profonde, auguri essenziali, gesti di speranza e disincanto.
Abbiamo raccolto 25 poesie di Capodanno della letteratura mondiale, organizzandole per temi, così da aiutarti a trovare il testo più adatto da leggere, condividere o dedicare.
Auguri semplici, filastrocche e poesie per bambini
Il Capodanno, visto attraverso queste poesie, torna a essere un momento di gioco, meraviglia e fiducia. Le filastrocche e i versi dedicati ai più piccoli ricordano che il futuro non è qualcosa da temere, ma da immaginare con leggerezza. Sono testi che parlano ai bambini, ma che sanno toccare anche gli adulti, riportandoli a uno sguardo più puro e responsabile sul tempo che verrà.
1. Buon anno, Buon anno! di Vivian Lamarque
Ascolta bene,
bambina o bambino:
“Buon Anno!”, dice il prato
al suo fiorellino;
“Buon anno!”, dice il mare
al suo pesciolino
“Buon Anno!”, dice il cielo
al suo uccellino;
e anche il lettino al suo cuscino
e anche la tazza al suo piattino
e anche il panino al suo formaggino
e anche il cucchiaio al suo cucchiaino
e anche la sciarpa al suo berrettino
e anche la scala al suo gradino
e anche la casa al suo balconcino
e anche il sasso al suo sassolino…e anche questa pagina
a te, bambina o bambino!
2. Filastrocca di Capodanno di Gianni Rodari
Filastrocca di Capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno.
Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore di pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
3. L’anno nuovo di Gianni Rodari
Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.
4. È arrivato un treno carico di… di Gianni Rodari
Nella notte di Capodanno,
quando tutti a nanna vanno,
è in arrivo sul primo binario
un direttissimo straordinario,
composto di dodici vagoni
tutti carichi di doni…Gennaio
Sul primo vagone, sola soletta,
c’è una simpatica vecchietta.
Deve amar molto la pulizia
perché una scopa le fa compagnia…
Dalla sua gerla spunta il piedino
di una bambola o d’un burattino.
– Ho tanti nipoti, – borbotta, – ma tanti!
E se volete sapere quanti,
contate tutte le calze di lana
che aspettano il dono della Befana.Febbraio
Secondo vagone, che confusione!
Carnevale fa il pazzerellone:
c’è Arlecchino, c’è Colombina,
c’è Pierrot con la sua damina,
e accanto alle maschere d’una volta
galoppano indiani a briglia sciolta,
sceriffi sparano caramelle,
astronauti lanciano stelle
filanti, e sognano a fumetti
come gli eroi dei loro giornaletti.Marzo
Sul terzo vagone
viaggia la Primavera
col vento marzolino.
Gocce ridono e piangono
sui vetri del finestrino.
Una rondine svola,
profuma una viola…
Tutta roba per la campagna.
In città, fra il cemento,
profumano soltanto
i tubi di scappamento.Aprile
Il quarto vagone è riservato
a un pasticcere rinomato
che prepara, per la Pasqua,
le uova di cioccolato.
Al posto del pulcino c’è la sorpresa.
Campane di zucchero
suoneranno a distesa.Maggio
Un carico giocondo
riempie il quinto vagone:
tutti i fiori del mondo,
tutti i canti di Maggio…
Buon viaggio! Buon viaggio!Giugno
Giugno, la falce in pugno!
Ma sul sesto vagone
10 non vedo soltanto
le messi ricche e buone…
Vedo anche le pagelle:
un po’ brutte, un po’ belle,
un po’ gulp, un po’ squash!
Ah, che brutta invenzione,
amici miei,
quei cinque numeri prima del sei.Luglio
Il settimo vagone
è tutto sole e mare:
affrettatevi a montare!
Non ci sono sedili, ma ombrelloni.
Ci si tuffa dai finestrini
meglio che dai trampolini.
C’è tutto l’Adriatico,
c’è tutto il Tirreno:
non ci sono tuttii bambini…
ecco perché il vagone non è pieno.Agosto
Sull’ottavo vagone
ci sono le città:
saranno regalate
a chi resta in città
tutta l’estate.
Avrà le strade a sua disposizione:
correrà, svolterà, parcheggerà
da padrone.
A destra e a sinistra
sorpasserà se stesso…
Ma di sera sarà triste lo stesso.Settembre
Osservate sul nono vagone
gli esami di riparazione.
Severi, solenni come becchini…
e se la pigliano con i bambini!
Perché qualche volta, per cambiare,
non sono i grandi a riparare?Ottobre
Sul decimo vagone
ci sono tanti banchi,
c’è una lavagna nera
e dei gessetti bianchi.
Dai vetri spalancati
il mondo intero può entrare:
è un ottimo maestro
per chi lo sa ascoltare.Novembre
Sull’undicesimo vagone
c’è un buon odore di castagne,
paesi grigi, grige campagne
già rassegnate al primo nebbione,
e buoni libri da leggere a sera
dopo aver spento la televisione.Dicembre
Ed ecco l’ultimo vagone,
è fatto tutto di panettone,
ha i cuscini di cedro candito
e le porte di torrone.
Appena in stazione sarà mangiato
di buon umore e di buon appetito.
Mangeremo anche la panca
su cui siede a sonnecchiare
Babbo Natale con la barba bianca.
5. Oroscopo di Gianni Rodari
O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;.
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.
Poesie di Capodanno sulla speranza e la rinascita
In queste poesie il nuovo anno è una possibilità che si apre, un’energia che ricomincia a circolare. Il Capodanno diventa un invito a rinnovarsi, a guardare avanti con fiducia, a prepararsi a vivere in modo diverso. Non una promessa automatica di felicità, ma un gesto di apertura verso ciò che può ancora fiorire.
6. Ode al primo giorno dell’anno di Pablo Neruda
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli…
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.
Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.
7. Il mattino dell’anno nuovo di Drummond De Andrade
Sorge il mattino di un nuovo anno.
Le cose sono lustre, a posto.
Il corpo liso si rinnova di spuma.
Tutti i sensi svegli funzionano
La bocca sta masticando la vita.
8. Anno nuovo di Johann Wolfgang Goethe
A noi che siamo
tra il vecchio e il nuovo,
la sorte dona
queste ore liete;
e il passato impone
d’aver fiducia
a guardare avanti
e a guardare indietro.
9. Capodanno di Masaoka Shiki
È capodanno:
tra il cielo e la terra
inizia l’armonia.
Il tempo come dono
Qui l’augurio si fa essenziale. Non si desiderano successi, ricchezze o cambiamenti eclatanti, ma qualcosa di molto più raro: il tempo. Tempo per vivere, per amare, per crescere, per perdonare. È una sezione intima, che invita a rallentare e a rimettere al centro ciò che conta davvero.
10. Ti auguro tempo di Elli Michler
Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.
Il Capodanno come augurio e gesto civile
In questi testi l’augurio esce dalla sfera privata e diventa responsabilità verso gli altri. Il nuovo anno non riguarda solo chi festeggia, ma anche chi lavora, chi soffre, chi resta invisibile. La poesia si trasforma in un brindisi collettivo, capace di includere e di ricordare che nessun inizio è autentico se esclude qualcuno.
11. Prontuario per il brindisi di Capodanno di Erri De Luca
Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.
12. Poesia di Capodanno di Raoul Follereau
Anno nuovo… anche per chi soffre
Signore, insegnaci a non amare noi stessi,
a non amare soltanto i nostri,
a non amare soltanto quelli che amiamo.
lnsegnaci a pensare agli altri
ed amare in primo luogo quelli che nessuno ama.
Signore, facci la grazia di capire che ad ogni istante,
mentre noi viviamo una vita troppo felice,
protetta da Te,
ci sono milioni di esseri umani,
che sono pure tuoi figli e nostri fratelli,
che muoiono di fame
senza aver meritato di morir di fame,
che muoiono di freddo
senza aver meritato di morire di freddo.
Signore, abbi pietà di tutti i poveri del mondo.
E non permettere più,
Signore, che noi viviamo felici da soli.
13. Che sia un buon inizio di Papa Giovanni Paolo II
All’inizio del nuovo anno
prego il Signore
di concedere la pace, la concordia,
la tranquillità nell’ordine
e nel rispetto dei diritti
di ogni persona umana,
senza cui il mondo
non può avanzare
verso traguardi
di progresso e di civiltà.
14. Nuovo anno di Madre Teresa di Calcutta
Cosa posso dirvi per aiutarvi a vivere meglio in questo anno?
Sorridetevi
gli uni gli altri;
sorridete a vostra moglie
a vostro marito
ai vostri figli
alle persone con le quali lavorate
a chi vi comanda;
sorridetevi a vicenda;
questo vi aiuterà a crescere nell’amore
perché il sorriso è il frutto dell’amore.
Il Capodanno come rito, soglia e immaginazione
Il passaggio d’anno, in queste poesie, assume una dimensione simbolica e narrativa. Il tempo diventa personaggio, il nuovo anno arriva come una presenza concreta, quasi mitica. Sono testi che raccontano il Capodanno come un rito antico, una soglia da attraversare, un momento in cui l’immaginazione aiuta a dare forma al futuro.
15. Poesia di Capodanno di Lina Schwarz
Buon Capodanno. S’alza il sipario…
Via il primo foglio del calendario!
Sui tuoi foglietti scritto che hai,
Anno che sorgi? Letizia o guai,
giornate bianche; giornate nere?..
No, i tuoi segreti non vo’ sapere;
sopra ogni pagina che Iddio mi dona
io voglio scrivere: – giornata buona.
16. La diligenza di Capodanno di Hans Christian Andersen
Mezzanotte suonò sopra il villaggio
nella placida piazza solitaria…
le ore sobbalzano nell’aria
per la tacita volta senza raggio;
recava da lontano, intanto il vento
come un tintinnio garrulo d’argento,
e pel villaggio solitario; errare
un trotto di cavali si sentì;
un cavallo vicino, ecco nitrì
il gabellier si sporse per guardare;
qualche finestra ancor s’illuminò
e mezzanotte, lenta, risonò.
La diligenza a dodici cavalli
arriva con dodici signori.
e tutti, presto presto, venner fuori
con valige, con scatole, con scialli;
e il primo, un vecchio tremulo e bonario:
“Lode a Dio – esclamò – siamo in orario!”
Era il trentun dicembre ed era l’ora
che l’anno vecchio, curvo, se ne va,
nel mare eterno dell’eternità
svanisce, si disperde, si scolora,
mentre vanno per ville e per tuguri
baci e abbracci, brindisi e auguri.
17. Auguri di Capodanno di Diego Valeri
Io credo all’uccellino batticoda:
che ci porti il buon anno.
Scorre liscio su l’umido tappeto
di bruni muschi, alla soglia del mare,
sosta un tratto a beccare, e poi di nuovo
scivola via come una spola, vola,
sparisce in cielo. Neppur ci ha guardati.
Ma è bello, affusolato, grigio e bianco:
porta, certo, il buon anno.
18. Augurio per l’anno nuovo all’amata di Andrej Voznesenskij
Alla finestra cariatidi.
E nelle case tacchi.
Ali
a reazione
di alberi
sfondano i soffitti!Che meraviglie ci si profetizzano?
Quale nuova sciarada
in questa purità di conifere,
in questi globi fiammanti?Oh, la ragazza col mandolino!
Inebriando e rimbrottando,
divampa come un mandarino
la buccia del ciuffo rossiccio.Prende a ruzzare come una scolata,
rosicchia gli aghi dell’albero…
Che vorrà,
da che cosa sarà punta
nell’anno successivo?Buffoneggia, si fa timida.
Alle finestre una nera neve.
E la portiera in bianco
come un uomo selenico.«Spegni dunque! Spegni!»
L’amore è sempre
vigilia.
Ha in sé
l’Anno Nuovo
dell’anima.
E l’irruenza dell’albero
è come una donna nel buio –
tutta nel futuro, tutta perle
con gli aghi sulle labbra!
19. Mattina del nuovo anno di Helen Hunt Jackson
Solo una notte dal vecchio al nuovo!
Solo una notte, e così tanto lavoro!
Il cuore del vecchio anno si stancò,
ma disse: Il nuovo anno ha portato il riposo”.
Le speranze dell’anno vecchio il suo cuore ha deposto,
come in una tomba; ma fiducioso, disse:
“I fiori della corona del nuovo anno
Sbocciano dalle ceneri dei morti”.
Il cuore del vecchio anno era pieno di avidità;
di egoismo, desiderava e soffriva,
e gridava: “Non ho la metà di ciò che mi serve.
La mia sete è amara e insoddisfatta”.
Ma alla mano generosa del nuovo anno
Tutti i doni in abbondanza ritorneranno;
Il vero amore capirà;
Da tutti i miei fallimenti imparerà.
Sono stato imprudente; sarà
Tranquillo, calmo e puro di vita.
Sono stato uno schiavo; sarà libero,
e troverà un dolce ritmo dove io lascio la lotta”.Solo una notte dal vecchio al nuovo!
Mai una notte ha portato tali cambiamenti.
L’anno vecchio aveva il suo lavoro da fare;
Nessun miracolo del nuovo anno è stato fatto.Sempre una notte dal vecchio al nuovo!
La notte e il balsamo curativo del sonno!
Ogni mattina è la mattina del nuovo anno che si avvera,
La mattina di una festa da mantenere.
Tutte le notti sono notti sacre per fare
Confessione, proposito e preghiera;
Tutti i giorni sono giorni sacri per svegliarsi
Nuova gioia nell’aria soleggiata.
Solo una notte dal vecchio al nuovo;
Solo un sonno dalla notte al mattino.
Il nuovo non è altro che il vecchio che si avvera;
Ogni alba vede nascere un nuovo anno.
Il tempo, la filosofia e il disincanto
Questa sezione raccoglie le voci più lucide e disincantate. Qui il Capodanno non è illusione né promessa, ma occasione per interrogarsi sul tempo, sull’esistenza, sulla distanza tra il rumore dei festeggiamenti e la verità interiore. Poesie per chi sente il bisogno di pensare, più che di celebrare.
20. Fine d’anno di Jorge Luis Borges
Né la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
né quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
né il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l’altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici e irreparabili rintocchi.
La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell’enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi:
immobile.
21. Fine del 68 di Eugenio Montale
Ho contemplato dalla luna, o quasi,
il modesto pianeta che contiene
filosofia, teologia, politica,
pornografia, letteratura, scienze
palesi o arcane. Dentro c’è anche l’uomo,
ed io tra questi. E tutto è molto strano.
Tra poche ore sarà notte e l’anno
finirà tra esplosioni di spumanti
e di petardi. Forse di bombe o peggio,
ma non qui dove sto. Se uno muore
non importa a nessuno purché sia
sconosciuto e lontano.
22. Il primo gennaio di Eugenio Montale
So che si può vivere
non esistendo,
emersi da una quinta, da un fondale,
da un fuori che non c’è se mai nessuno
l’ha veduto.
So che si può esistere
non vivendo,
con radici strappate da ogni vento
se anche non muove foglia e non un soffio increspa
l’acqua su cui s’affaccia il tuo salone.
So che non c’è magia
di filtro o d’infusione
che possano spiegare come di te s’azzuffino
dita e capelli, come il tuo riso esploda
nel suo ringraziamento
al minuscolo dio a cui ti affidi,
d’ora in ora diverso, e ne diffidi.
So che mai ti sei posta
il come – il dove – il perché,
pigramente rassegnata al non importa,
al non so quando o quanto, assorta in un oscuro
germinale di larve e arborescenze.
So che quello che afferri,
oggetto o mano, penna o portacenere,
brucia e non se n’accorge,
né te n’avvedi tu animale innocente
inconsapevole
di essere un perno e uno sfacelo, un’ombra
e una sostanza, un raggio che si oscura.
So che si può vivere
nel fuochetto di paglia dell’emulazione
senza che dalla tua fronte dispaia il segno timbrato
da Chi volle tu fossi…e se ne pentì.
Ora,
uscita sul terrazzo, annaffi i fiori, scuoti
lo scheletro dell’albero di Natale,
ti accompagna in sordina il mangianastri,
torni indietro, allo specchio ti dispiaci,
ti getti a terra, con lo straccio scrosti
dal pavimento le orme degli intrusi.
Erano tanti e il più impresentabile
di tutti perché gli altri almeno parlano,
io, a bocca chiusa.
23. Foglie di palma di Charles Bukowksi
a mezzanotte in punto
1973-74
Los Angeles
ha cominciato a piovere sulle
foglie di palma fuori dalla mia finestra
i clacson e i fuochi d’artificio
erano svaniti
e tuonava.ero andato a letto alle 21.00
spente le luci
tirate su le coperte –
la loro letizia, la loro felicità,
le loro urla, i loro cappelli di carta,
le loro automobili, le loro donne,
i loro ubriachi dilettanti…la notte di Capodanno mi atterrisce
semprela vita non sa nulla degli anni.
adesso i clacson si sono ammutoliti
e i fuochi d’artificio e i tuoni…
tutto è finito in cinque minuti…
odo soltanto la pioggia
sulle foglie di palma,
e penso:
non capirò mai gli uomini,
ma è andata
anche questa.
24. San Silvestro 1917 di Karl Kraus
L’anno vecchio è affondato inerme
e dallo scannatoio sorge il nuovo.
I bei tempi sono infami?
E la vergogna non frena il corso degli anni?Un orecchio timoroso ascolta lontano:
solo di tanto in tanto si sente tremare la terra.
Ma imperturbabili passano i tempi
su questo sogno peccaminoso.Passano con i lunari,
continuando nel nuovo anno l’usata attività:
si congedano dagli assassini dell’umanità,
buon anno augurando ai profanatori del creato.
25. La mia sera di Giovanni Pascoli
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell’aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell’umida sera.È, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d’oro.O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell’ultima sera.Che voli di rondini intorno!
che gridi nell’aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l’ebbero intera.
Nè io… e che voli, che gridi,
mia limpida sera!Don… Don… E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra…
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch’io torni com’era…
sentivo mia madre… poi nulla…
sul far della sera.
Chiudere questa raccolta con La mia sera di Giovanni Pascoli significa affidare il Capodanno non al clamore, ma al silenzio. Dopo il tumulto del giorno, dei lampi e delle tempeste interiori, la poesia accompagna verso una pace fragile e profonda, dove il tempo non chiede più di essere conquistato, ma accolto.
