La poesia di Edgar Allan Poe sull’immenso potere dell’amore

23 Gennaio 2025

Cantato dai poeti sin dalla notte dei tempi, l'amore è la forza propulsiva che ci ispira e ci guida nell'agire. Con la poesia "Ad Elena" Edgar Allan Poe sprigiona tutto il suo amore per la donna amata.

ad elena edgar allan poe

Edgar Allan Poe è stato un importante scrittore, poeta, critico, giornalista ed editore statunitense. Il suo nome è legato al genere del poliziesco, al giallo psicologico e alla letteratura dell’orrore in generale, di cui Poe è stato uno fra gli iniziatori.

Non solo: Poe è stato anche un sublime poeta e nei suoi versi ha utilizzato un registro linguistico ed affrontato temi agli antipodi rispetto a quelli gotici che lo hanno reso tanto celebre. E’ questo il caso della poesia “Ad Elena”, in cui l’autore dimostra la sua immensa maestria utilizzando una figura cardine dell’età classica e della mitologia, Elena di Troia, per cantare la donna amata. “Ad Elena” è infatti un bellissimo componimento che mette al centro la bellezza, l’amore e la sua forza.

Ad Elena di Edgar Allan Poe

Elena, la tua beltà è per me,
come quelle niceane barche d’una volta,
che dolcemente, su ‘n mare profumato,
il lasso viandante, stanco d’errare portavano
verso la sua sponda natale.

Su disperati mare lungamente solito di vagare,
la tua giacintina chioma, il tuo classico volto,
i tuoi canti di Naiade, m’han ricondotto in patria,
alla gloria che fu la Grecia,
alla grandezza che fu Roma.

Ecco! nella lontana finestra brillante, come in una
nicchia,
simile ad una statua io ti vedo ritta,
la lampada d’agata nella tua mano!
Ah! Psyche, venuta dalle regioni
che sono la Terra Santa!

To Helen

Helen, thy beauty is to me
Like those Nicéan barks of yore,
That gently, o’er a perfumed sea,
The weary, way-worn wanderer bore
To his own native shore.
On desperate seas long wont to roam,
Thy hyacinth hair, thy classic face,
Thy Naiad airs have brought me home
To the glory that was Greece,
And the grandeur that was Rome.
Lo! in yon brilliant window-niche
How statue-like I see thee stand,
The agate lamp within thy hand!
Ah, Psyche, from the regions which
Are Holy-Land!

Elena, il senhal di Edgar Allan Poe

Leggendo la poesia di Edgar Allan Poe, l’ammirazione e la forza del sentimento nei confronti della donna cui i versi si rivolgono sono subito evidenti. La similitudine della prima strofa descrive una bellezza fuori dal comune, paragonata alla dolcezza del ritorno in barca dopo un lungo pellegrinaggio:

“Elena, la tua beltà è per me,
come quelle niceane barche d’una volta,
che dolcemente, su ‘n mare profumato,
il lasso viandante, stanco d’errare portavano
verso la sua sponda natale”.

Il componimento, tratto da “Il libro dei poemi”, è stato scritto da Edgar Allan Poe nel 1831, dedicato a Jane Stith Stanard, madre di un suo amico ed oggetto dell’amore del giovane scrittore sin dal primo incontro.

Jane è infatti la destinataria di diverse opere giovanili di Poe, fra cui anche questa poesia. Per rivolgersi a lei, lo scrittore utilizza un senhal, nel solco della tradizione poetica: Elena, nome che ricorda il mito di Troia e la donna dalla smisurata bellezza per cui il conflitto ha avuto inizio. Nella poesia provenzale, con il termine senhal si indica il nome fittizio dietro il quale si usava celare la persona, in particolare la donna, cui era rivolto l’omaggio o la dedica.

Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe (Boston, 19 gennaio 1809 – Baltimora, 7 ottobre 1849) fu uno scrittore, poeta, critico letterario, giornalista, editore, storyteller e saggista statunitense, inventore del racconto poliziesco, della letteratura dell’orrore e del giallo psicologico. Finisce per diventare anche uno dei rappresentanti maggiori del racconto gotico.

Un genio che, come tanti altri, non ha avuto la fortuna di poter godere in vita del successo dei suoi capolavori, finito per morire di stenti e nella più amara desolazione.

Dopo la morte avvenuta nel 1846 per tubercolosi della bella e giovane moglie Virginia Clemm, Edgar Allan Poe sprofondò  nella più cupa desolazione, fu travolto dal dolore e dal rimpianto che affogò nell’alcool – ancor più di quanto già abitualmente facesse. L’estrema povertà in cui viveva lo costrinse addirittura a usare le lenzuola del corredo matrimoniale (portate in dote dalla sposa) come sudario per la moglie stessa.

Storia atroce che ci colpisce e ci spinge a riflettere sul fatto che Edgar Allan Poe, come tanti altri geni della storia dell’uomo, sia vissuto in povertà senza la fortuna di poter godere del successo delle proprie opere. Certo è, però, che il suo nome vivrà per sempre, dando linfa e ispirazione a numerosi autori, registi, cantanti e band musicali, che dalla sua ispirazione hanno tratto, invece, il massimo profitto.

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