A settembre, piano piano, l’estate volge al termine. Leonardo Sciascia ha scritto per l’occasione una poesia dal titolo La pioggia di settembre, un componimento contenuto nella sua unica raccolta poetica “La Sicilia, il suo cuore”.
Una poesia che ci regala un magico momento, il racconto del cambiamento di stagione attraverso l’attimo di un temporale di fine stagione. Leonardo Sciascia ha sempre avuto uno sguardo attento, illuminato, profondo che gli ha permesso di raccontare il meglio e il peggio della sua terra.
In questa poesia, lo sguardo di Sciascia viene fuori in tutta la sua potenza riuscendo a trasformare il racconto in qualcosa di meraviglioso.
Pioggia di settembre, Leonardo Sciascia
Le gru rigano lente il cielo,
più avido è il grido dei corvi;
e il primo tuono rotola improvviso
tra gli scogli lividi delle nuvole,
spaurisce tra gli alberi il vento.
La pioggia avanza come nebbia,
urlante incalza il volo dei passeri.
Ora scroscia sulla vigna, tra gli ulivi;
per la rabbia dei lampi preghiere
cercano le vecchie contadine.
Ma ecco un umido sguardo azzurro
aprirsi nel chiuso volto del cielo;
lentamente si allarga fino a trovare
la strabica pupilla del sole.
Una luce radente fa nitido
Il solco dell’aratro, le siepi s’ingemmano;
tra le foglie sempre più rade
splende il grappolo niveo dei pistacchi.
La fine dell’estate in Sicilia
Non siamo abituati a considerare Leonardo Sciascia come poeta, lo conosciamo meglio come autore di prose forti e intense, la cui capacità di analisi lascia il lettore attaccato alla realtà dei fatti. Sciascia poeta, invece è molto simile a quello romanziere. La sua capacità di tenere in equilibrio la ricchezza dettagliata delle immagini descritte e la sintesi chiara e specifica dei versi brevi.
L’autore racconta un temporale passeggero nella Sicilia del mese di settembre. Le descrizioni richiamano il paesaggio caratteristico della regione madre del poeta, il suono della pioggia, i corvi che gracchiano e le donne che cantilenano nei campi.
Nella poesia emerge con forza la capacità di saper “osservare” tipica di Sciascia. Un momento, un racconto della natura che prende vita attraverso una poetica cronaca di ciò che sta avvenendo. Il linguaggio per immagine è tipico della cultura siciliana. Ma, Leonardo Sciascia riesce ad esserne l’interprete più alto. Tutto prende vita in questa poesia, Le gru che rigano lente nel cielo, il grido dei corvi, la pioggia urlante che incalza il volo dei passeri.
La rappresentazione della pioggia che atterra sulla vigna, tra gli ulivi, le colture tipiche del settembre siciliano. E le preghiere cercano le vecchie contadine, l’antico modo per contrastare la paura per la rabbia dei lampi.
In questa poesia c’è cultura, c’è tradizione, c’è rappresentazione. E poi come sempre avviene il temporale passa e tutto riprende vita attraverso la strabica pupilla del sole che irraggia tutto ciò che incontra.
Perché Leonardo Sciascia è un intellettuale più che mai attuale
Ospitiamo il giudizio del noto critico d’arte Luca Nannipieri, di cui è uscito il libro “A cosa serve la storia dell’arte” (Skira), in occasione dell’anniversario della nascita di Leonardo Sciascia (1921-1989).
Leonardo Sciascia
Leonardo Sciascia nasce in provincia di Agrigento, a Racalmuto, l’8 Gennaio del 1921 da una famiglia della piccola borghesia locale. Studia a Caltanissetta, all’Istituto Magistrale dove ottiene nel 1941 il diploma di maestro elementare.
Nel 1944 sposa Maria Andronico e nel 1949 inizia ad insegnare nella scuola elementare del suo paese. Contemporaneamente si dedica all’attività letteraria pubblicando scritti critici e le prime operette.
Sciascia si rivela da subito narratore e saggista con un forte interesse per la realtà politica e sociale; egli fa della sua attività letteraria uno strumento di denuncia dei mali più gravi che travagliano la Sicilia e l’Italia. Nel 1979 viene eletto deputato. Morirà a Palermo il 20 Novembre del 1989.sa
Saro Trovato