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“Piange nel mio cuore” di Paul Verlaine, la pioggia come metafora della malinconia

"Piange nel mio cuore/ come piove nella città". Meteoropatici all'ascolto, quante volte il vostro stato d'animo si è impregnato di malinconia guardando la pioggia? Scopriamo insieme la più celebre poesia di Paul Verlaine, il principe dei poeti maledetti.

Oggi ricorre l’anniversario di nascita di uno dei poeti più celebri in tutto il mondo: Paul Verlaine, il principe dei poeti maledetti. Le sue opere hanno appassionato e sconvolto i lettori di tutti i tempi, attratti dai versi in cui la dimensione del reale si mescola indistintamente al sentimento della malinconia.

Leggiamo, in versione originale e poi in traduzione italiana, “Il pleure dans mon cœur”, tradotta con il titolo “Piange nel mio cuore”, una delle poesie più famose e amate di Paul Verlaine.

“Il pleure dans mon cœur” di Paul Verlaine

“Il pleure dans mon cœur
Comme il pleut sur la ville.
Quelle est cette languer
Qui pénètre mon cœur

O bruit doux de la pluie
Par terre et sur les toits!
Pour un cœur qui s’ennuie
O le chant de la pluie!

Il pleure sans raison
Dans ce cœur qui s’écoeure.
Quoi! Nulle trahison?
Ce deuil est sans raison

C’est bien la pire peine
De ne savoir pourquoi
Sans amour et sans haine
Mon cœur a tant peine”.

“Piange nel mio cuore”

“Piange nel mio cuore
Come piove sulla città.
Cos’è questo languore
Che penetra il mio cuore?

O dolce brusio della pioggia
A terra e sopra i tetti!
Per un cuore che si annoia
Oh il canto della pioggia!

Piange senza ragione
In questo cuore che si accora.
Cosa! Nessun tradimento?
Questo dolore è senza ragione.

È certo la peggiore pena
Di non sapere perché
Senza amore e senza odio
Il mio cuore ha tanta pena”.

Crogiolarsi nella malinconia

Appartenente alla raccolta “Romances sans paroles”, “Il pleure dans mon cœur” è uno dei componimenti di Paul Verlaine più conosciuti e amati.

La ragione sembra piuttosto chiara: si tratta di versi musicali, armoniosi, che ci trasportano in una dimensione tanto reale quanto ideale: ci figuriamo la città, bagnata dalla pioggia, e un cuore solitario che sente premere su di sé tutta la malinconia del mondo.

Il ritmo è quello regolare che ricorda il ticchettio della pioggia, ed anche il lessico utilizzato è stato scelto in modo da ricordare, nella riproduzione fonetica, lo scroscio delicato della pioggia sulle cose: i suoni più presenti sono quelli delle consonanti occlusive (p,t,d), che rimandano all’acqua che cade sulle superfici facendo rumore, e delle consonanti sibilanti (s, ch) e vibranti (r), per riprodurre il delicato sibilo della pioggia.

La bellezza di questo componimento risiede nell’unicità che lo caratterizza nella sua versione originale: Paul Verlaine si serve della licenza poetica “il pleure dans mon cœur” per descrivere la malinconia che alberga nell’intimo dell’io lirico. “Piange nel mio cuore/come piove sulla città”, una similitudine che ci fa subito immedesimare nello stato d’animo del protagonista, il cui cuore è inondato dalle lacrime come la città lo è dalla pioggia.

Le immagini e i suoni ricreati da Paul Verlaine ci lasciano senza parole. L’espressione della malinconia passa attraverso la rappresentazione di un fenomeno meteorologico; un aspetto legato al mondo interiore descritto per mezzo di uno legato al mondo esteriore.

Così, le lacrime e la pioggia, che in francese sono termini molto simili fra di loro (les pleurs e la pluie), si alternano lungo le prime due strofe finché, infine, la rappresentazione della malinconia prende il sopravvento su quella della pioggia, e restiamo inermi dinanzi all’ammissione della natura sconosciuta di questo sentimento, che tante volte ha attanagliato e interrogato tutti noi.

Paul Verlaine

Paul-Marie Verlaine nasce il 30 marzo 1844 a Metz, nel nord-est della Francia da una famiglia borghese. Pochi anni dopo la nascita del piccolo Paul, la famiglia si trasferisce a Parigi, dove il bambino intraprende i primi studi. Paul non sembra particolarmente brillante. Un’unica materia lo appassiona come non mai: la letteratura. Ed infatti, nel 1862 ottiene il diploma di baccalauréat in lettere, per poi iscriversi in giurisprudenza.

Abbandonati gli studi, Paul Verlaine comincia a lavorare come impiegato al comune. In questo periodo, comincia a frequentare i café e i salotti letterari della capitale francese. Risale al 1866 la pubblicazione dei “Poèmes saturniens”, raccolta che risente fortemente dell’influenza di Baudelaire e di De Lisle.

Nella piccola libreria di Alphonse Lemerre, adibita a circolo di intellettuali impegnati, nasce l’idea di una nuova rivista settimanale, dedicata esclusivamente alla letteratura. Viene così fondata “L’Art”, dove si celebrano il culto della perfezione e l’arte come atto fine a se stesso e, in quanto tale, espressione di assoluta bellezza. Paul Verlaine pubblica su “L’Art” due poesie e un importante studio su Baudelaire.

A partire dal 1871, la vita di Paul Verlaine si lega indissolubilmente a quella di un altro importante poeta francese: Arthur Rimbaud.
I due diventano così uniti da decidere di lasciare tutto e partire come due vagabondi, in cerca di esperienze da trasformare in versi memorabili. Da questi viaggi nasce infatti “Romances sans paroles”, una delle opere di Paul Verlaine più amate dai lettori.

La relazione fra Verlaine e Rimbaud finisce bruscamente quando, nel 1873, Paul abbandona Arthur e afferma di voler tornare dalla sua famiglia. Scoppia una lite che sfocia in un’azione violenta: Paul Verlaine ferisce Rimbaud con due colpi di pistola, e per questa ragione finisce in carcere.
Sconvolto dagli accadimenti e pentito per l’accaduto, Paul Verlaine, trattenuto in prigione con l’accusa di sodomia, cerca di rimediare rifugiandosi nella fede. È a questo periodo che risale, infatti, la conversione del poeta, testimoniata da versi pregni di misticismo.

Uscito di prigione, cerca di superare gli eventi che hanno turbato la sua vita ma presto cade di nuovo vittima dell’alcool e della vita sregolata.
Intanto, le sue poesie sono sempre più celebri.

Nel 1885 Verlaine divorzia dalla morte e cade in un tunnel di depressione e solitudine: tenta perfino di strangolare la madre, e per questa ragione ritorna in prigione. Nonostante la fama che cresce, Verlaine è ridotto in povertà, e il suo fisico è terribilmente debilitato dall’abuso di alcool e dalla promiscuità che contraddistingue la sua vita. Le ultime poesie composte, tutte a sfondo erotico, sono prodotto della necessità di ottenere facili guadagni per riuscire a sostentarsi qualche giorno di più.

Nel 1894 viene eletto “Prince des poètes”. Muore solo due anni dopo, all’età di cinquantun anni, a causa di una polmonite.

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