La poesia “Montagne care, voi non mi mentite” è un componimento di Emily Dickinson che racconta la bellezza e il senso di appartenenza nei confronti della montagna. Per gli amanti della montagna, che in estate prediligono sentieri e aria fresca.
“Montagne care, voi non mi mentite”
Montagne care, voi non mi mentite –
non mi mandate via, né mai fuggite.
Quegli occhi sempre fissi – sempre uguali –
mi guardano lontani, viola, lenti –
quando fallisco o fingo, o quando invano
mi attribuisco titoli regali.
Mie potenti madonne, sotto il colle,
abbiate cara la monaca riottosa
che si dedica a voi completamente.
Il suo ultimo gesto di pietà –
quando il giorno svanisce su nel cielo –
è levare lo sguardo verso voi.
Le montagne, la certezza di un paesaggio
Emily Dickinson racconta in questa poesia tutta la maestosità e la bellezza delle montagne americane. Votata ad una vita di quasi clausura e ritiro, Emily Dickinson espresse in parole tutta la bellezza che la circondava e tutte le emozioni che toccavano il suo cuore. La natura è centrale nella sua poetica e questo componimento ne è una dimostrazione. Le montagne accompagnano la vita della poetessa americana da sempre, spettatrici immobili e sontuose della vita che scorre e cambia. Un rapporto, quello di Dickinson con le montagne, di fiducia e certezza. La costante presenza di quel panorama fuori dalla sua finestra rende, per la poetessa, la montagna un luogo sicuro e sincero.
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Emily Dickinson
Emily Dickinson nacque ad Amherst, in Massachusetts (USA), nel 1830. Ragazza intelligente e brillante che, come testimoniano i suoi scritti, apparentemente non risentì molto di questa rigida atmosfera. Frequentò l’Accademia di Amherst per sette anni e in seguito frequentò una delle scuole più importanti del New England, la Mount Holyoke Female Seminary. Emily si rifiutava di vedere gente, e non uscì dalla sua stanza neanche quando morirono i genitori. Fu una scrittrice molto prolifica, ma solo pochissime delle duemila poesie composte furono pubblicate durante la sua vita, conservava le poesie scritte su foglietti ripiegati e cuciti tra loro, in un cassetto della sua camera e furono ritrovate da sua sorella Lavinia solo dopo la sua morte nel 1886.