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Minna la siamese, la poesia di Elsa Morante dedicata alla sua gatta

Scopri la bellezza della poesia di Elsa Morante che celebra la sua gatta siamese. Un omaggio affettuoso alla dolcezza felina.

Dal 1990, in Italia, si celebra la Giornata Nazionale del Gatto con il fine di sensibilizzare l’opinione pubblica anche all’adozione dei felini.

Elsa Morante, scrittrice e poetessa neorealista del Novecento, è stata spesso immortalata con i suoi gatti, declinando la passione per i felini in opere poetiche e letterarie. Patrizia Cavalli, amica storica della Morante ricorda che anziché stappare spumante la notte di capodanno, le due “nel periodo degli slogan del “Potere a qualcuno”, con Elsa Morante abbiamo festeggiato il capodanno comprando cinque chili di carne da distribuire ai gatti della Piramide.

Gettando questa carne lei gridava: “Potere ai gatti! Potere ai gatti!”.

La Morante, nelle sue passeggiate notturne per le vie della capitale, nutriva quanti più gatti potesse dicendo: “Posso dire che fino ad oggi, io sono arrivata a conquistare una sola verità assoluta: gli animali sono gli angeli. E fra questi angeli: gli arcangeli, le fate, sono i gatti siamesi.”

Gatti come angeli e gatti siamesi come fatine, per la sua Minna, una micia siamese, ha dedicato un’ode poetica contenuta nella prima raccolta poetica di Morante Alibi, edita nel 1952 per Longanesi.

Minna la siamese, la poesia di Elsa Morante

Ho una bestiola, una gatta: il suo nome è Minna.
Ciò ch’io le metto nel piatto, essa mangia,
e ciò che le metto nella scodella, beve.

Sulle ginocchia mi viene, mi guarda, e poi dorme,
tale che mi dimentico d’averla. Ma se poi,
memore, a nome la chiamo, nel sonno un orecchio
le trema: ombrato dal suo nome è il suo sonno.

Gioie per dire, e grazie, una chitarretta essa ha:
se la testina le gratto, o il collo, dolce suona.
Se penso a quanto di secoli e cose noi due divide,
spaùro. Per me spaùro: ch’essa di ciò nulla sa.

Ma se la vedo con un filo scherzare, se miro
l’iridi sue celesti, l’allegria mi riprende.
I giorni di festa, che gli uomini tutti fan festa,
di lei pietà mi viene, che non distingue i giorni.

Perché celebri anch’essa, a pranzo le do un pesciolino;
né la causa essa intende: pur beata lo mangia.
Il cielo, per armarla, unghie le ha dato, e denti:
ma lei, tanto è gentile, sol per gioco li adopra.

Pietà mi viene al pensiero che, se pur la uccidessi,
processo io non ne avrei, né inferno, né prigione.
Tanto mi bacia, a volte, che d’esserle cara io m’illudo,
ma so che un’altra padrona, o me, per lei fa uguale.

Mi segue, sì da illudermi che tutto io sia per lei,
ma so che la mia morte non potrebbe sfiorarla.

Il significato della poesia

I gatti sono creature del cielo, la cui presenza è portatrice di grazia celeste.

Il cielo, per armarla, unghie le ha dato, e denti:
ma lei, tanto è gentile, sol per gioco li adopra.

Metaforicamente e affettuosamente, la Morante paragone le fusa al suono accordato delle corde pizzicate di una chitarra:
una chitarretta essa ha:

se la testina le gratto, o il collo, dolce suona

Una melodia musicale che tocca l’invisibile, dando voce all’anima in uno slancio all’immaginazione e capace di dare sollievo alle ferite più intime e celate dell’anima.

Mi segue, sì da illudermi che tutto io sia per lei,
ma so che la mia morte non potrebbe sfiorarla.

Un’amicizia e un amore non soggetto a regole predeterminate e imposte dall’alto ma intimamente legate nell’istinto da affetto, rispetto e obbedienza per il temperamento di un sentimento privo di condizionamenti e obblighi. I gatti docili e sensibili, per natura, mantengono un atteggiamento deciso e vigile sulla realtà, anche affettiva.

Elsa Morante, sfuggente e sulla difensiva, è stata una donna ardente, anarchica e popolare dalla felina capacità di riuscire con le proprie capacità ad affermarsi come donna nel panorama letterario del tempo. Temperamento che emerge anche dalle sue scelte come nel caso della dedica di apertura al romanzo della Storia dedicato «All’analfabeta per cui scrivo» uscito, per sua volontà, subito in economica.

La Morante viene pervasa da etica pietà “al pensiero che, se pur la uccidessi, processo io non ne avrei, né inferno, né prigione.”
Ancora oggi viene portata avanti la campagna contro i maltrattamenti sugli animali, che non vanno abbandonati, vivisezionati, allevati massivamente in condizioni degradanti e fatti sadicamente soffrire.

Gatti e letteratura, un binomio vincente

Sin dall’antico Egitto i gatti venivano divinizzati come nel caso della dea Bastet era metà donna e metà felino. I romani invece riservavano alla classe agiata la possibilità di possedere un felino. Nel medioevo assunsero una connotazione eretica legata alle streghe e alla malasorte.

A ribaltare completamente il pregiudizio sui felini sarà Leonardo Da Vinci, definendoli un capolavoro della natura tanto da dedicagli un a serie di disegni.

Da quel momento il gatto ha definitivamente conquistato il cuore di molti artisti, imprimendoli nelle loro opere pittoriche e/o letterarie come Baudelaire, Hemingway, Henri Matisse, Andy Warhol, Picasso, Hermann Hesse, Dalì, Ai Weiwe, Klimt, Bukowski, Torquato Tasso, Francesco Petrarca, Italo Calvino, Adriana Zarri, Luciana Peverelli ed Elsa Morante.

Chi era Elsa Morante

Elsa Morante, nata a Roma il 18 agosto. L’anno di nascita, non viene volontariamente riportato, per onorare e rispettare il volere della scrittrice, la quale non dava valore alla successione biografia e cronologica degli eventi della propria vita, ponendo attenzione e cura sul loro riverberato emotivo.

Infatti, in una bozza autografa, Elsa Morante scrisse: “Il primo favore che devo chiedere ai miei biografi (e nella presente occasione, dunque, a me stessa) è di non citare la mia data di nascita. Non perché io preferisca, per me, un’età, invece di un’altra; ma perché, invece, a me piacerebbe di essere senza età.”

Elsa Morante è stata una famosa scrittrice e poetessa italiana neorealista, tra le più stimate della prima metà del XX secolo. Prima donna a vincere il Premio Strega nel 1957 con il romanzo “L’isola di Arturo”. Tra le sue opere di successo è doveroso ricordare il romanzo “Menzogna e sortilegio”, pubblicato nel 1948, il romanzo “La Storia”, pubblicato nel 1974, le raccolte di poesie Alibi pubblicata nel 1958 e Il mondo salvato dai ragazzini edito nel 1968, che vince il Premio Brancati.

Sin da bambina compone poesie e brevi storie. Scritti che, grazie all’attenzione e al supporto della madre Irma, maestra, verranno pubblicati prima sul ‘Corriere dei piccoli’, sul ‘Cartoccino dei piccoli’ e successivamente sulla rivista ‘Diritti della scuola’.

Se un principio di avvio alla carriera letteraria di Elsa si deve a sua madre, il vero lancio nel panorama letterario la Morante lo deve al critico Giacomo Debenedetti, il quale apprezzando i suoi racconti li fa pubblicare sulla rivista ‘Meridiano di Roma’. Quel momento segna irreversibilmente l’ingresso di Elsa Morante nel mondo della letteratura del tempo. Tra il 1935 e il 1936 esce a puntate sulla rivista ‘Diritti della scuola’ il suo primo romanzo dal titolo: “Qualcuno ha bussato alla porta’.

Tra il 1935 e il 1940 Elsa consolida la sua formazione culturale anche grazie alle amicizie di spicco dei salottini intellettuali, che condurranno Elsa ad affermarsi nell’ambiente culturale e letterario del periodo, come Debenedetti, Dario Bellezza, Goffredo Fofi, Umberto Saba, Natalia Ginzburg, Alberto Moravia, con il quale si sposerà e Pier Paolo Pasolini con il quale nascerà una forte amicizia fatta anche di leali contrasti.

Nel 1982 esce il suo ultimo romanzo Aracoeli, la cui stesura la impegna per cinque anni e con il quale nel 1984, vince il prestigioso premio Prix Médicis étranger. Il romanzo rappresenta la comunicazione ininterrotta della Morante con il mondo ma anche con se stessa.

Il 25 novembre 1985, la Morante, lascia la sua anima e il suo impegno narrativo e sociale in eredità alle generazioni a seguire, sopravvivendo nella memoria di ciascuno l’abbia incontrata e vista riflessa nelle sue opere sociali e umane.

Lei che vedeva nella solitudine la sua nemica, non ci ha però lasciati soli umanamente e intellettivamente.

 

di Maria Laura Chiaretti

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