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“Meriggio d’estate”, la vitale poesia di Umberto Saba su come sopravvivere al “caldo infernale”

Scopri come ripararsi dalle ore più calde dell'estate può diventare la cura per il malessere esistenziale attraverso “Meriggio d’estate”, poesia di Umberto Saba sull'armonia del silenzio.

Meriggio d’estate è una poesia di Umberto Saba che mette in scena le ore di punta del caldo torrido dell’estate e l’istinto umano alla sopravvivenza. Protagonista della poesia è il “silenzio” che diventa interprete della difesa degli umani contro la minaccia della calura solare.

Il Sole “infernale” dell’estate diventa sinonimo della minaccia a cui è costretta a vivere l’umanità. Una metafora del pensiero di Umberto Saba, per il quale la vita era sopravvivere al malessere esistenziale. L’attimo del meriggio estivo diventa l’immagine in cui tutto può trasformarsi in armonia.

Meriggio d’estate fa parte de Il canzoniere, l’opera che raccoglie gran parte della poetica di Umberto Saba. La prima pubblicazione della raccolta fu nel 1921 e l’edizione definitiva, postuma al poeta triestino, risale al 1965. 

Leggiamo la poesia per “vivere” un momento magico, in cui la vita sembra spegnersi se non ci fosse la Natura a ricordarci che esistiamo.

Meriggio d’estate di Umberto Saba

Silenzio! Hanno chiuso le verdi
persiane delle case.
Non vogliono essere invase.
Troppe le fiamme
della tua gloria, o sole!
Bisbigliano appena
gli uccelli, poi tacciono, vinti
dal sonno. Sembrano estinti
gli uomini, tanto è ora pace
e silenzio… Quand’ecco da tutti
gli alberi un suono s’accorda,
un sibilo lungo che assorda,
che solo è così: le cicale.

Il canto dell’estate per sopravvivere alla vita

In estate il primo pomeriggio è il momento più caldo della giornata. Per resistere al caldo asfissiante, gli esseri umani del sud del Mondo, hanno da sempre adottato la tecnica del rifugio in casa”, all’ombra delle persiane chiuse.

Questo suggerisce la natura, lo confermano gli animali che adottano la stessa strategia: in quelle ore di caldo estremo tutto sembra fermarsi.

Gli uccelli smettono di cantare, vinti dalla stanchezza causata dal caldo. Non c’è un rumore umano che possa infrangere la quiete dei pomeriggi estivi. Il sole ardente non da tregua in questo momento della giornata e il silenzio regna sovrano.

L’unico suono percepibile è il canto armonioso e sibilante delle cicale. La musica estiva tipica della stagione accompagna il momento del pomeriggio quasi fosse una ninna nanna che culla il riposo degli esseri viventi.

Un canto perenne e ripetitivo che rilassa la mente, un’abitudine tanto ricorrente che quasi non ci si accorge di averlo come sottofondo. Possiamo definirla quasi la vera colonna sonora (o meglio la hit) dell’estate.

La metafora della ricerca della pace e dell’armonia

Ciò che dipinge Umberto Saba tramite i versi di Meriggio d’estate è un’immagine di grande effetto emotivo. Tutto diventa metafora della sofferenza umana e su come difendersi dalla stessa.

I raggi solari e la calura del “meriggio estivo” sono sinonimo dell’inferno a cui molte volte la mente e l’anima sono costrette a vivere. Quando ciò accade, il rifugio del silenzio diventa l’unica risorsa che la natura suggerisce per resistere al “male”.

Umberto Saba, amante, o meglio “paziente”, della psicoanalisi, riesce a trasferirci un’immagine di cosa rappresenta la chiusura di fronte al caldo estremo, di fronte al rischio di dover star male, soffrire.

Il silenzio suggerito della natura trova pace e armonia con il “canto delle cicale”. C’è sempre un suono interiore che può aiutare a trovare il benessere mentale, interiore. 

È evidente che tutto si spegne quando si soffre. Si chiudono le porte al mondo, si cerca rifugio dal male, dal dolore, dalla sofferenza. Quelle “persiane” del “meriggio d’estate” sono l’unica arma per sopravvivere alle infernali “fiamme” del malessere esistenziale.

Solo il suono terapeutico che arriva da qualcosa di invisibile, ma presente, dalle cicale, può aiutare a dare luce al “buio” che dovrebbe proteggere. 

Il silenzio offre l’opportunità di poter sentire il suono accordato delle cicale. Un suono assordante perché solo il silenzio lo rende tale e ciò che potrebbe apparire inquietante, si trasforma invece in qualcosa di armonico, rilassante.

Il silenzio dona la pace, permette il ristoro all’anima, ma solo perché riesce a risvegliare quel magico canto che permette al vuoto di riempirsi. 

Il suono delle cicale arriva da lontano, accompagna tutte le estati. La stagione calda è il momento associato alla luce, alla gioia e alla felicità. I due elementi si incontrano offrendo significato al nostro profondo.

Ecco perché il rifugio e il silenzio offrono l’opportunità di poter ascoltare quel canto estivo, perché fa già parte del nostro essere. Il suono dell’armonia va tirato fuori dal nostro intimo sempre, perché esiste già, e in tal senso può aiutare a dare un senso positivo al vivere.

Grazie Umberto Saba, la tua poesia è vita.

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