“Gli uomini vanno e vengono per le strade della città”. Ecco il primo verso di “Memoria”, la poesia che scopriamo insieme per ricordare Natalia Ginzburg nel giorno in cui ricorre l’anniversario della sua nascita.
Gli uomini vanno e vengono ma, sembra sottintendere questa poesia, non arriverà mai nessuno come te. Amore, nostalgia, dolore per una perdita che lascia un vuoto incolmabile. “Memoria” è tutto questo e tanto altro. Una poesia che va letta tutta d’un fiato, immaginando la città che fa da sfondo ai versi e ai sentimenti della poetessa.
“Memoria” di Natalia Ginzburg
Gli uomini vanno e vengono per le strade della città.
Comprano cibo e giornali, muovono a imprese diverse.
Hanno roseo il viso, le labbra vivide e piene.
Sollevasti il lenzuolo per guardare il suo viso,
ti chinasti a baciarlo con un gesto consueto.
Ma era l’ultima volta. Era il viso consueto,
solo un poco più stanco. E il vestito era quello di sempre.E le scarpe eran quelle di sempre. E le mani erano quelle
che spezzavano il pane e versavano il vino.
Oggi ancora nel tempo che passa sollevi il lenzuolo
a guardare il suo viso per l’ultima volta.
Se cammini per strada, nessuno ti è accanto,
se hai paura, nessuno ti prende la mano.E non è tua la strada, non è tua la città.
Non è tua la città illuminata: la città illuminata è degli altri,
degli uomini che vanno e vengono comprando cibi e giornali.
Puoi affacciarti un poco alla quieta finestra,
e guardare in silenzio il giardino nel buio.
Allora quando piangevi c’era la sua voce serena;
e allora quando ridevi c’era il suo riso sommesso.Ma il cancello che a sera s’apriva resterà chiuso per sempre;
e deserta è la tua giovinezza, spento il fuoco, vuota la casa.
Leone e Natalia Ginzburg
Leone aveva sette anni più di Natalia e anche la sua famiglia, come quella della scrittrice, era di origine ebraica. In comune hanno tanti interessi, ma i principali sono la letteratura e la politica, una sorta di carburante che unisce i due giovani e li spinge alla resistenza con grande coraggio. Si sposarono nel 1938, lui studioso e consulente di Einaudi portò Natalia all’interno del mondo editoriale e fu così che la casa editrice torinese diventò per lei una seconda casa. La vita di coppia e il lavoro funzionavano, l’amore era un crescendo, ma l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 complicò drammaticamente la storia.
Leone era un antifascista convinto tanto che fondò a Torino la cellula Giustizia e Libertà. Lo stesso pensiero era condiviso anche da Natalia e così, a causa delle loro idee, nel 1940 vennero mandati al confino a Pizzoli, in Abruzzo (prima Leone che successivamente fu raggiunto dalla moglie e i due figli). Restarono lì per tre lunghi anni, nacque la loro terza figlia e nonostante la lontananza da casa e dagli amici, come Natalia Ginzburg scriverà nel racconto “Inverno in Abruzzo”, quello fu “il tempo migliore della mia vita”. Tuttavia, il periodo più nero doveva arrivare.
Chi è Natalia Ginzburg
Natalia Ginzburg nasce a Palermo il 14 luglio 1916. Il padre è il celebre scienziato ebreo Giuseppe Levi e la madre è la milanese Lidia Tanzi. Il padre, oltre a essere un grande scienziato, è anche un professore universitario che condivide gli ideali antifascisti. Per la loro opposizione al regime fascista, Giuseppe Levi e i suoi tre figli maschi, vengono arrestati e processati.
Natalia quindi trascorre la sua infanzia in un’epoca difficile, caratterizzata dall’affermazione del regime fascista al potere. La giovane cresce in un ambiente culturale e intellettuale antifascista e si abitua presto ai continui controlli della polizia fascista.
Nel 1938 si unisce in matrimonio con l’intellettuale Leone Ginzburg. Dal loro matrimonio nascono tre figli: Andrea, Alessandra e Carlo. In questi anni stringe buoni rapporti d’amicizia con molti esponenti dell’antifascismo torinese e ha forti legami con la casa editrice piemontese Einaudi. Due anni dopo, il marito viene condannato all’esilio per motivi politici e razziali. Natalia Ginzburg e i figli lo seguono a Pizzoli, in Abruzzo. Il loro trasferimento forzato finisce nel 1943. L’anno dopo Leone Ginzburg viene nuovamente arrestato per editoria clandestina e imprigionato nel carcere romano di Regina Coeli. Dopo aver subito continue e atroci torture, Leone muore nello stesso anno. Questo evento drammatico è molto doloroso.
Dopo aver lasciato Roma Natalia Ginzburg torna in Piemonte, dove inizia a lavorare per Einaudi. In Piemonte la raggiungono anche i suoi genitori e i suoi figli che, nel periodo dell’occupazione nazista hanno trovato riparo in Toscana. Nel 1947 scrive un nuovo romanzo, “E’ stato così”, in cui racconta i momenti difficili che ha dovuto affrontare sotto il regime di Mussolini.
Tre anni dopo sposa Gabriele Baldini, docente universitario di letteratura inglese e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura avente sede a Londra. Dalla loro unione nascono due bambini, Susanna e Antonio, che purtroppo ben presto presentano problemi di salute. Con il marito e i figli si trasferisce a Roma dove continua a dedicarsi all’attività letteraria, approfondendo in modo particolare il tema della memoria, legata alla sua terribile esperienza sotto il regime fascista, e quello della famiglia.
Natalia Ginzburg muore a Roma nelle prime ore dell’8 ottobre 1991.