Ne “La vita”, LXIX componimento della raccolta “Canti di offerta” di Rabindranath Tagore, la danza diventa metafora dell’armonia fra essere umano e natura. Una poesia meravigliosa, che vi proponiamo in occasione della Giornata internazionale della danza, che ricorre ogni anno il 29 aprile.
La vita, poesia di Rabindranath Tagore
La stessa corrente di vita
che scorre nelle mie vene,
notte e giorno scorre per il mondo
e danza in ritmica misura.E’ la stessa vita che germoglia
gioiosa attraverso la polvere
negli infiniti fili dell’erba
e prorompe in onde tumultuose
di foglie e di fiori.E’ la stessa Vita
che viene cullata
nella Culla Oceanica
di nascita e morte,
nel flusso e riflusso delle Maree.Sento le mie membra
diventare leggere al tocco
di questo Mondo pieno di Vita.E la mia Gioia
viene dall’Eternità
che Danza nel mio sangue
in questo istante!
Una poesia per celebrare la danza
In questa poesia, Tagore celebra il movimento e il ritmo unico dell’arte del ballo come metafora del divenire dell’esistenza, del continuo cambiamento che caratterizza e accomuna gli esseri umani e gli elementi della natura, che abitano la Terra in perfetta armonia. Una danza naturale, proprio come quella del sangue che ci scorre nelle vene, e come quella della natura, che ciclicamente si ripete con il fiorire delle piante o con i fili d’erba che mossi dal vento sembrano danzare a ritmo.
La vita che danza è anche quella delle maree, il cui “flusso e riflusso” ricrea un movimento anch’esso ritmico. Tutto in natura secondo Tagore è ricco di vita grazie al movimento ciclico e che si ripete nel tempo, e che ricorda quello del ballo; un movimento che “viene dall’eternità” e che genera un sentimento di gioia nell’autore, il quale avverte una sorta di danza anche nel sangue che gli scorre nelle vene, simbolo del fatto che tutto ciò che è vita si muove a tempo di danza.
Dai fiori che germogliano, proprio come la vita, al flusso e riflusso delle maree: tutto in natura è movimento sinuoso, perfetto, ritmico, proprio come i passi di danza. Un mondo pieno di vita e in cui l’autore si immedesima, manifestando il suo sentimento di gioia che proviene dall’eternità: una gioia che fa scorrere il ritmo della danza nelle sue vene.
La natura per Tagore
Per Tagore la natura è stata sempre fonte d’ispirazione per le sue opere: proprio per mezzo del contatto con la natura, l’autore trova una nuova via, una strada da percorrere per giungere all’equilibrio interiore e alla completa realizzazione di sé. Ed infatti, il poeta nei suo iversi raggiunge la consapevolezza di vivere immerso nell’Assoluto, un’entità unica e onnipresente che si trova dappertutto, nei cieli, nel verde dei boschi, nel mare, sulle montagne. Una concezione mistica che collega in panteismo con il teismo e che testimonia un grande rispetto nei confronti del pianeta in cui viviamo.
“Canti di offerta”, la raccolta
Composte tra il 1907 e il 1910, queste poesie (tratte in gran parte dalla raccolta originale “Ghitàngioli”, che valse, tra l’altro, a Tagore il Premio Nobel nel 1913) formano una vera e propria “raccolta di preghiere”. Pervase da un misticismo di rara intensità e da una religiosità che sembra trascendere induismo e cristianesimo, rappresentano una toccante celebrazione del dono della vita, della sua ricchezza e del suo mistero.
Con i “Canti di offerta”, Tagore dà vita a poesie che sanno di preghiera, di canti antichi che raccontano la gratitudine e l’armonia che lega l’uomo e la natura. Il LXIX canto sfrutta la metafora della danza, che si diffonde come un’onda dalla natura al cuore dell’io lirico. La danza è quindi metafora del flusso della vita che, se vissuta con consapevolezza, compassione e gratitudine, diventa armoniosa come musica.