Secondo i meteorologi questi sono i giorni più caldi della stagione. Ippolito Pindemonte, all’interno dell’ode “La melanconia”, contenuta nella raccolta “Poesie campestri“, scrive una strofa, la V per l’esattezza, particolarmente riconducibile a queste ultime giornate.
“La melanconia”, strofa V
O sotto un faggio
Io ti ritrovi
Al caldo raggio
Di bianco ciel;
Mentre il pensoso
Occhio non movi
Dal frettoloso
Noto ruscel;
[…]
Il caldo estivo
Questo componimento dal tipico stile raffinato dell’autore Ippolito Pindemonte, presenta anche una nota di forte modernità. Pindemonte in questo modo si allontana dl romanticismo drammatico e dal decadentismo. L’immagine del riposo sotto un faggio, al riparo dai caldi raggi del sole a fianco di un fresco ruscello è particolarmente incoraggiante in giornate come queste. Nella maggior parte del Paese, infatti, questi sono i giorni più caldi della stagione. Il caldo è probabilmente il problema principale dell’estate, c’è chi non riesce proprio a sopportarle e chi, invece, ama talmente questa stagione da trovare un modo per non farsi scoraggiare.
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Ippolito Pindemonte
Ippolito Pindemonte nacque a Verona il 13 novembre del 1753 e morì, sempre a Verona il 18 novembre del 1828. Di nobile e ricca famiglia, studiò a Modena e a Verona, viaggiò molto in Italia e in Europa, nel 1788 partì per un grand tour in Francia, Germania e Austria. Diventò accademico dell’Arcadia a Roma e a Parigi conobbe l’Alfieri, a Milano il Parini e fu amico del Foscolo, nonostante il rapporto complicato, che gli dedicò la sua famosa opera Dei sepolcri. Esordì traducendo la Berenice di Racine (1775); compose tragedie e poemetti come Gibilterra salvata e La Fata Morgana (1782) e La Francia (1789). Nel 1788 pubblicò le Poesie campestri; nel 1790 pubblicò il romanzo satirico-autobiografico Abaritte.