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Giornata della Sindrome di Down, la delicatissima poesia di Diana Molano

Un anno fa, Diana Molano, una poeta colombiana affetta da sindrome di down, ha pubblicato il suo primo libro di poesie "Anochecer"

Il 21 marzo è la giornata internazionale in cui si celebra la poesia e si ricorda che le persone affette da sindrome di down devono avere gli stessi diritti e le stesse opportunità di tutti. Ma un altro minimo comune denominatore di questa giornata è una dolcissima donna di Bogotà di 31 anni: Diana Marcela Molano Fajardo. La giovane, affetta dalla sindrome di down, esattamente il 21 marzo dello scorso anno ha pubblicato “Anochecer”, il suo primo libro di poesie dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che la sua condizione non limita in alcun modo le sue capacità espressive e i suoi sentimenti.

“Anochecer”

Anochecer è stato pubblicato, grazie a una campagna di crowdfunding, dalla Fundacion Fahrenheit 451, che si occupa di avvicinare i  più fragili e vulnerabili della società alla letteratura come mezzo di riscatto. I proventi del libro sono stati devoluti a favore dei giovani affetti da sindrome di down, seguiti dalla Fondazione a Bogotà.

“Anochecer” è una raccolta di 114 poesie che parlano di temi quotidiani come natura, amore, delusioni, solitudine e morte.Nella poesia di Diana si fondono la brezza calda del mattino e il misterioso e silenzioso calar della sera.

L’intervista 

Per celebrare la Giornata della Sindrome di Down, abbiamo contattato Diana che ha risposto ad alcune domande.

Diana, cosa rappresenta per te la poesia?

La poesia è la gioia di poter esprimere quel che sento, ciò che mi fa innamorare e che mi dicono il cuore e l’anima.

Quando e come hai iniziato a scrivere?

Circa tre anni fa, ho iniziato a scrivere poesie dopo aver frequentato i laboratori della Fundacion Fahrenheit 451.

Perché scrivi di notte?

Perché mi fanno compagnia le stelle e la luna e la notte mi ispira di più.

Quali sono i temi delle tue poesie?

Parlo delle mie emozioni, di tristezza, allegria, amore, di cuori spezzati. Amo la natura, la luna, il sole e le stelle. Ma mi piace scrivere anche sulla morte e sulla solitudine.

Qual è l’autore che ami di più?

Mi piacciono molto Pablo Neruda, Mario Benedetti, Porfirio Barba Jacob e altri, però i miei preferiti sono l’uruguaiano Mario Benedetti e lo spagnolo Federico García Lorca.

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Qual è il bilancio dopo un anno dalla pubblicazione di “Anochecer”?

Sono felice perché il libro è piaciuto alla gente e mi hanno fatto molte interviste alla radio, in televisione, sui giornali. Mi hanno anche invitato in scuole e università. Mi hanno invitato alla Fiera del libro di Lima, in Perù e avrei dovuto partecipare quest’anno alla Fiera del libro di Bogotà. Ma a causa del coronavirus quest’evento è stato purtroppo cancellato. Spero che il pericolo finisca presto e che io possa partecipare all’evento.

Cosa sai del coronavirus?

So che la gente sta morendo a causa di questo virus che ha iniziato a diffondersi in Cina e ora è arrivato in tutto il mondo. So anche che in Italia la situazione ora è molto grave.

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Quali precauzioni stai prendendo per proteggerti dal virus?

Mi lavo le mani molto bene e non esco di casa, starnutisco e tossisco nella piega del  gomito e non saluto né con baci né con abbracci.

Credi che la poesia e in particolare il tuo libro possa aiutare in questi momenti le persone che sono chiuse in casa?

Certo, penso che se leggessero “Anochecer”  si distrarrebbero, si emozionerebbero e se ne innamorerebbero. Piangerebbero, riderebbero e trascorrerebbero bene un po’ di tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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