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“Fu un momento” di Fernando Pessoa, amore e memoria tattile

Vi è mai capitato di avvertire il tocco della persona che amate vibrare ancora sul vostro corpo anche molto tempo dopo il contatto? In "Fu un momento", Fernando Pessoa racconta la magia della memoria del corpo innamorato, ancora intriso della presenza del partner.

L’amore è strano: ci fa provare sensazioni sempre nuove, a volte destabilizzanti, che a volte impauriscono ma allo stesso tempo ci fanno sentire vivi. Per esempio, vi succede di sentire anche dopo tanto tempo il contatto con la persona che amate? La sua mano nella vostra, o le gambe che si toccano, le labbra che si posano sulle vostre. È una sensazione forte, che ci racconta Fernando Pessoa nella sua poesia “Fu un momento”. Versi a dir poco meravigliosi che risuonano nel cuore di ciascuno di noi; perché quando siamo innamorati, il tocco della persona amata ci cambia, subito ed al contempo a poco a poco, modificando anche la nostra visione del mondo.

“Fu un momento” di Fernando Pessoa

“Fu un momento
quello in cui posasti
sul mio braccio,
in un movimento
più di stanchezza
che di pensiero,
la tua mano
e la ritirasti.
Sentii o no?

Non so. Ma ricordo
e sento ancora
qualche memoria
fissa e corporea
ove posasti
la mano che ebbe
qualche senso
incompreso,
ma tanto lieve!…

Tutto questo è nulla:
su una strada però
com’è la vita
c’è molto
d’incompreso…

Che so io se quando
la tua mano
sentii posarsi
sul mio braccio,
e un poco, un poco,
sul cuore,
non ci fu un ritmo
nuovo nello spazio?

Come se tu,
senza volerlo,
mi toccassi
per dire
qualche mistero,
improvviso ed etereo,
che neppure sapevi
dovesse esistere.

Così la brezza
dice sui rami
senza saperlo
un’imprecisa
cosa felice”.

Fernando Pessoa

Fernando António Nogueira Pessoa, nato a Lisbona il 13 giugno 1888 e morto a soli 47 anni, a causa di problemi epatici, sempre a Lisbona il 30 novembre del 1935, è stato un importante poeta, scrittore e aforista portoghese. Pessoa è considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese. Basti pensare che per il suo valore è comparato a Camões, il padre della letteratura portoghese.

Il critico letterario Harold Bloom lo ha definito, accanto a Pablo Neruda, il poeta più rappresentativo del XX secolo. Fernando Pessoa ha vissuto in Sudafrica per molti anni, perciò è comprensibile che l’inglese abbia giocato un ruolo fondamentale nella sua vita. Traduceva, lavorava, scriveva, studiava e perfino pensava in inglese.

Pessoa ha vissuto una vita fatta di discrezione e semplicità, trovando espressione nel giornalismo, nella pubblicità, nel commercio e, principalmente, nella letteratura. A questo proposito, è interessante notare come Pessoa abbia deciso di scomporre la sua identità poetica in diverse altre personalità, definite eteronimi.

Gli eteronimi di Fernando Pessoa

Fernando Pessoa ha sempre fatto uso nel corso della sua vita degli “eteronimi”, delle autentiche personalità poetiche, con cui il poeta portoghese ha sperimentato per tutta la sua vita. Gli eteronimi più presenti nell’attività letteraria di Pessoa sono 3, Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, con l’aggiunta di un ortonimo, quello di Fernando Pessoa, anch’esso rintracciabile come una personalità distinta da quella dell’individuo Pessoa, l’ennesima persona poetica, insomma. A proposito di questa innovazione poetica, l’autore scriveva in una lettera ad Adolfo Casais Monteiro del 13 gennaio del 1935:

“Fin da bambino ho avuto la tendenza a creare intorno a me un mondo fittizio, a circondarmi di amici e conoscenti che non erano mai esistiti.”

E ancora, sull’origine degli eteronimi:

“Ricordo quello che mi sembra sia stato il mio primo eteronimo o, meglio, il primo conoscente inesistente: un certo Chevalier de Pas di quando avevo 6 anni, attraverso il quale scrivevo lettere a me stesso, e la cui figura, non del tutto vaga, ancora colpisce quella parte del mio affetto che confina con la nostalgia”.

Fernando Pessoa è sempre stato molto interessato al rapporto che intercorre fra l’identità, la personalità e il sé, e praticamente tutta la sua produzione letteraria è incentrata su queste tematiche, oltre che sul dubbio esistenziale e sulla fugacità del presente.

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