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“Capisco quanto son solo”, una poesia di Pessoa per riflettere sul nostro rapporto con la vita

Vi capita mai di sentirvi soli anche se circondati da altra gente? Lo racconta Fernando Pessoa in "Capisco quanto son solo".

“Capisco quanto son solo
se per un attimo dimentico
di esistere fra gli altri che soli
lo sono come me, ma loro
sono soli da sempre”.

Scopriamo una delle poesie esistenziali di Fernando Pessoa, che esplora il tema della solitudine e della tristezza: “Capisco quanto son solo“.

“Capisco quanto son solo” di Fernando Pessoa

Capisco quanto son solo
se per un attimo dimentico
di esistere fra gli altri che soli
lo sono come me, ma loro
sono soli da sempre.

E se sento fino a che punto
sono solo davvero,
mi sento libero ma triste,
libero vado dove vado,
ma dove vado nulla esiste.

Credo però che la vita,
se la intendiamo bene,
sia tutta così, tutta così.
Per questo mi passo accanto
come a una cosa dimenticata.

Liberi e soli

Fernando Pessoa è il poeta dell’introspezione, della riflessione sull’identità e l’alterità. Versi potenti, che veicolano riflessioni, idee di mondi reali, possibili e immaginati, che emozionano e, spesso, atterriscono. Perché se c’è una cosa che Pessoa è in grado di fare con i suoi componimenti, è senz’altro indurre a profonde riflessioni su tematiche talmente celate ed occulte dentro di noi, che farle riemergere rappresenta una vera impresa.

Ed è questo il caso di “Capisco quanto son solo”, una poesia che ci conduce alla visione della solitudine come condizione esistenziale che accomuna tutti gli esseri viventi. Libertà e solitudine camminano di pari passo, plasmando una creatura che, nel momento in cui visualizza la sua vera essenza, si sente triste anche in mezzo alla gente, sola nonostante la compagnia, dimenticata, dalla vita e dal resto del mondo.

Fernando Pessoa

Fernando António Nogueira Pessoa, nato a Lisbona il 13 giugno 1888 e morto a soli 47 anni, a causa di problemi epatici, sempre a Lisbona il 30 novembre del 1935, è stato un importante poeta, scrittore e aforista portoghese. Pessoa è considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese. Basti pensare che per il suo valore è comparato a Camões, il padre della letteratura portoghese.

Il critico letterario Harold Bloom lo ha definito, accanto a Pablo Neruda, il poeta più rappresentativo del XX secolo. Fernando Pessoa ha vissuto in Sudafrica per molti anni, perciò è comprensibile che l’inglese abbia giocato un ruolo fondamentale nella sua vita. Traduceva, lavorava, scriveva, studiava e perfino pensava in inglese.

L’autore di “Capisco quanto son solo” ha vissuto una vita fatta di discrezione e semplicità, trovando espressione nel giornalismo, nella pubblicità, nel commercio e, principalmente, nella letteratura. A questo proposito, è interessante notare come Pessoa abbia deciso di scomporre la sua identità poetica in diverse altre personalità, definite eteronimi.

Gli eteronimi di Fernando Pessoa

Fernando Pessoa ha sempre fatto uso nel corso della sua vita degli “eteronimi”, delle autentiche personalità poetiche, con cui il poeta portoghese ha sperimentato per tutta la sua vita. Gli eteronimi più presenti nell’attività letteraria di Pessoa sono 3, Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, con l’aggiunta di un ortonimo, quello di Fernando Pessoa, anch’esso rintracciabile come una personalità distinta da quella dell’individuo Pessoa, l’ennesima persona poetica, insomma. A proposito di questa innovazione poetica, l’autore scriveva in una lettera ad Adolfo Casais Monteiro del 13 gennaio del 1935:

“Fin da bambino ho avuto la tendenza a creare intorno a me un mondo fittizio, a circondarmi di amici e conoscenti che non erano mai esistiti.”

E ancora, sull’origine degli eteronimi:

“Ricordo quello che mi sembra sia stato il mio primo eteronimo o, meglio, il primo conoscente inesistente: un certo Chevalier de Pas di quando avevo 6 anni, attraverso il quale scrivevo lettere a me stesso, e la cui figura, non del tutto vaga, ancora colpisce quella parte del mio affetto che confina con la nostalgia”.

L’autore di “Capisco quanto son solo” è sempre stato molto interessato al rapporto che intercorre fra l’identità, la personalità e il sé, e praticamente tutta la sua produzione letteraria è incentrata su queste tematiche, oltre che sul dubbio esistenziale e sulla fugacità del presente.

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