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“Cadenti dal cielo”, la magia delle stelle nella poesia di Wisława Szymborska

La poetessa delle piccole cose ci ha lasciato un meraviglioso componimento che racconta la magia delle stelle cadenti

È la notte di San Lorenzo. Quale occasione migliore di queste sere limpide per ammirare le stelle cadenti che si offrono al nostro sguardo ogni anno fra il 9 e il 12 agosto?

Le stelle, che da sempre ci hanno affascinato e incuriosito, sono il simbolo di una notte tradizionalmente legata ai desideri, all’amore e alla magia del destino. Per celebrare questa ricorrenza speciale, vogliamo farvi scoprire “Cadenti dal cielo”, una dolce poesia di Wisława Szymborska contenuta nella raccolta “La gioia di scrivere“.

“Cadenti dal cielo” di Wisława Szymborska

La magia se ne va, benché le grandi forze
restino al loro posto. Nelle notti d’agosto
non sai se la cosa che cade sia una stella,
né se a dover cadere sia proprio quella.
E non sai se convenga bene augurare
o trarre vaticini. Da un equivoco astrale?
Quasi non fosse ancor giunta la modernità?
Quale lampo ti dirà: sono una scintilla,
davvero una scintilla d’una coda di cometa,
solo una scintilla che dolcemente muore –
non io sto cadendo sui giornali del pianeta,
è quell’altra, accanto, ha un guasto al motore.

Rivolgersi alle stelle

Come di consueto accade nelle poesie dell’autrice polacca più nota di sempre, ci sentiamo trasportati in un universo che somiglia molto al nostro ma racchiude meccanismi più semplici e sinceri. Le relazioni, fra esseri umani ma anche fra esseri inanimati, si fanno più intense, intrise di un fascino che, seppur attingendo alla quotidianità, si trasforma quasi in magia.

Così, in “Cadenti dal cielo”, Wisława Szymborska offre al lettore uno spettacolo di stelle cadenti diverso dal solito, da cui nascono spontanee riflessioni sulla bellezza primordiale dell’osservazione degli astri, ma anche domande esistenziali sul nostro destino.

La magia se ne va, benché le grandi forze
restino al loro posto. Nelle notti d’agosto
non sai se la cosa che cade sia una stella,
né se a dover cadere sia proprio quella.
E non sai se convenga bene augurare
o trarre vaticini. Da un equivoco astrale?
Quasi non fosse ancor giunta la modernità?

Curioso pensare a quanto fascino abbiano le stelle cadenti ai nostri occhi nell’era della modernità. Conosciamo tutto, abbiamo la risposta ad un clic dal nostro dito. Ma ci sono domande che non avranno mai risposta, e desideri che riusciamo a formulare soltanto sotto una volta stellata come quella che avremo l’occasione di ammirare questa sera.

Wisława Szymborska

Wisława Szymborska è la più celebre poetessa polacca mai esistita. Tra le più amate e apprezzate dal grande pubblico, le sue raccolte hanno raggiunto numeri di vendita incredibili, pari ai più importanti autori di prosa, nonostante Szymborska abbia più volte ironizzato sul fatto che la poesia piace a non più di due lettori su mille.

Nata il 2 luglio del 1923 in una piccola città della Polonia occidentale di nome Kornik, Wisława Szymborska è cresciuta a Cracovia, dove ha studiato Lettere e Sociologia.

Abbandonati gli studi per via dei problemi economici della famiglia, ha iniziato a lavorare nelle ferrovie. Grazie a questo lavoro, è riuscita a scampare alla deportazione tedesca della Seconda Guerra Mondiale. Szymborska ha poi lavorato come segretaria per una rivista di didattica e, allo stesso tempo, come illustratrice di libri. Molto attiva nella vita culturale della città, ha collaborato nel dopoguerra alla rivista “Walka” (Lotta).

Le poesie di Wisława Szymborska sono state pubblicate su varie riviste prima di essere racchiuse in vere raccolte poetiche. Il primo componimento, “Cerco una parola”, è uscito nel marzo 1945 sul quotidiano Dziennik Polski.

Dopo la pubblicazione delle sue prime raccolte, l’autrice ha ottenuto incarichi di redattrice in diverse riviste polacche. La terza raccolta poetica, “Appello allo Yeti” ha consacrato Szymborska al grande pubblico e alla critica. In seguito a numerosi premi e riconoscimenti, ottenuti tanto in Polonia quanto all’estero, è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996.

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