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“Qualche parola sull’anima” di Wisława Szymborska, lo straordinario bagaglio che portiamo sempre con noi

Avete mai riflettuto sulla natura dell'anima? Cos'è? Che caratteristiche ha? Wisława Szymborska ci ha regalato una poesia in cui racconta la sua visione dell'anima, la sua natura straordinaria a cui siamo troppo abituati e talvolta indifferenti.

Oggi, Wisława Szymborska avrebbe compiuto cento anni. La poetessa delle piccole cose, del mondo della realtà e di quello dei sentimenti, ci ha regalato versi di rara bellezza. In occasione del centenario della nascita scopriamo “Qualche parola sull’anima”, un inno all’anima, che viene quasi personificata e viene descritta secondo la particolare visione della poetessa polacca più amata di tutti i tempi.

“Qualche parola sull’anima” di Wisława Szymborska

L’anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre.

Giorno dopo giorno,
anno dopo anno
possono passare senza di lei.

A volte
nidifica un po’ più a lungo
sole in estasi e paure dell’infanzia.
A volte solo nello stupore
dell’essere vecchi.

Di rado ci da una mano
in occupazioni faticose,
come spostare mobili,
portare valige
o percorrere le strade con scarpe strette.

Quando si compilano moduli
e si trita la carne
di regola ha il suo giorno libero.

Su mille nostre conversazioni
partecipa a una,
e anche questo non necessariamente,
poiché preferisce il silenzio.

Quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno alla chetichella.

È schifiltosa:
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari la disgustano.

Gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi.
E’ presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.

Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto.

Tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.

Non dice da dove viene
e quando sparirà di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.

Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi
siamo necessari a lei per qualcosa.

Un bagaglio straordinario

“Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi
siamo necessari a lei per qualcosa”.

Strano come con parole così semplici, che sembrano scritte di getto sul foglio, Szymborska sia stata in grado di conferire un volto ad un oggetto tanto trascendente ed evanescente come l’anima.

Vi siete mai chiesti quale siano la sua natura, la sua funzione o le sue caratteristiche? Probabilmente, questa poesia costituisce la risposta dell’autrice polacca a tutte queste domande. Come un bagaglio, l’anima cammina sempre di pari passo a noi esseri umani. Si muove, osserva, ha dei momenti e degli oggetti preferiti. In tutto e per tutto, è un ente pensante, che desidera, ama, odia, è presente e a volte no.

Con questa personificazione, Wisława Szymborska ci mostra le sue due caratteristiche fondamentali: l’arte di un poetare semplice, immediato, che colpisce occhi, orecchie e, soprattutto, cuore, ma anche la capacità di raccontare con estrema delicatezza i piccoli momenti di quotidianità che spesso dimentichiamo di annoverare fra le cose belle della vita.

Wisława Szymborska

Wisława Szymborska è la più celebre poetessa polacca mai esistita. Tra le più amate e apprezzate dal grande pubblico, le sue raccolte hanno raggiunto numeri di vendita incredibili, pari ai più importanti autori di prosa, nonostante Szymborska abbia più volte ironizzato sul fatto che la poesia piace a non più di due lettori su mille.

Nata il 2 luglio del 1923 in una piccola città della Polonia occidentale di nome Kornik, Wisława Szymborska è cresciuta a Cracovia, dove ha studiato Lettere e Sociologia.

Abbandonati gli studi per via dei problemi economici della famiglia, ha iniziato a lavorare nelle ferrovie. Grazie a questo lavoro, è riuscita a scampare alla deportazione tedesca della Seconda Guerra Mondiale. Szymborska ha poi lavorato come segretaria per una rivista di didattica e, allo stesso tempo, come illustratrice di libri. Molto attiva nella vita culturale della città, ha collaborato nel dopoguerra alla rivista “Walka” (Lotta).

Le poesie di Wisława Szymborska sono state pubblicate su varie riviste prima di essere racchiuse in vere raccolte poetiche. Il primo componimento, “Cerco una parola”, è uscito nel marzo 1945 sul quotidiano Dziennik Polski.

Dopo la pubblicazione delle sue prime raccolte, l’autrice ha ottenuto incarichi di redattrice in diverse riviste polacche. La terza raccolta poetica, “Appello allo Yeti” ha consacrato Szymborska al grande pubblico e alla critica. In seguito a numerosi premi e riconoscimenti, ottenuti tanto in Polonia quanto all’estero, è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996.

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