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“Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno”, la poesia che celebra l’immortalità dell’amore

"Benedetto sia il giorno, il mese e l'anno" in cui i nostri occhi hanno incontrato l'amore, sentimento immortale celebrato in questo struggente sonetto di Francesco Petrarca.

Seppur con i suoi alti e bassi, nonostante i cambiamenti, malgrado le difficoltà… L’amore vero, in tutte le sue forme, è immortale. “Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno“, toccante sonetto tratto dal Canzoniere di Francesco Petrarca, ce lo racconta in modo struggente e originale.

“Benedetto sia il giorno” … e l’amore

“Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno,/ e la stagione, e il tempo, e l’orario, e il momento esatto,/ e il bel paese, e il luogo dove io sono giunto/ grazie a quei due begli occhi che mi hanno legato per sempre”.

Inizia con queste parole uno dei componimenti più belli di Francesco Petrarca, dedicato a Laura senza mai nominarla davvero. Dedicato alla sua stupefacente bellezza che non è mai neanche accennata. Una dichiarazione d’amore in cui l’assenza si fa potente presenza, e da cui si sprigiona tutta la forza vitale che è capace di emanare l’amore.

Amore che Petrarca benedice nonostante gli affanni e le ferite, nonostante i sospiri, le lacrime e il desiderio non corrisposto. Amore benedetto perché muove il mondo, ispira i poeti, addolcisce i nostri intenti. Amore immortale, che fa giri immensi e ritorna, magari sotto altre forme, a scaldare il cuore o i ricordi.

“Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno” di Francesco Petrarca

“Benedetto sia ’l giorno, e ’l mese, e l’anno,
e la stagione, e ’l tempo, e l’ora, e ’l punto,
e ’l bel paese, e ’l loco ov’io fui giunto
da’ duo begli occhi che legato m’hanno;

e benedetto il primo dolce affanno
ch’i’ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l’arco, e le saette ond’i’ fui punto,
e le piaghe che ’nfin al cor mi vanno.

Benedette le voci tante ch’io
chiamando il nome de mia donna ho sparte,
e i sospiri, e le lagrime, e ’l desio;

e benedette sian tutte le carte
ov’io fama l’acquisto, e ’l pensier mio,
ch’è sol di lei, sì ch’altra non v’ha parte”.

Il Canzoniere di Petrarca

“Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno” è un sonetto tratto dal capolavoro di Francesco Petrarca.

Il Canzoniere ( o meglio: Rerum vulgarium fragmenta ) è un’opera straordinaria: è stata la prima narrazione in forma lirica della vita di un uomo. Una sorta di calendario lirico che si compone, ad eccezione del sonetto prefattivo che lo annuncia ( Voi che ascoltate in rime sparse il suono) , di tanti pezzi lirici quanti sono i giorni di un anno.

In tutte 366 stazioni testuali che scandiscono le tappe di una via crucis amorosa. Così, nel giro dell’anno si riassume la vita.

Francesco Petrarca

Nato ad Arezzo nel 1304, l’autore di “Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno” è una delle figure più importanti della letteratura italiana.

Poeta e umanista, filosofo e filologo, Francesco Petrarca cresce in Francia, dove vive col padre, affermato notaio, e la madre, che lo lascia orfano prematuramente.

Studia legge a Montpellier e, quando nel 1320 si trasferisce con il fratello a Bologna, prosegue gli studi giuridici seppur controvoglia. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1326, Petrarca abbandona definitivamente la carriera desiderata per lui dai genitori e ritorna ad Avignone, dove prende i voti minori per riuscire ad avere un modesto sostentamento economico.

È questo il periodo in cui l’autore incontra colei che nei suoi versi verrà chiamata Laura, protagonista di sonetti indimenticabili come quello che abbiamo appena letto.

La vita di Francesco Petrarca è, da questo punto in poi, segnata da numerosi trasferimenti, quasi tutti nati da necessità diplomatiche: Roma, Rienzo, di nuovo Avignone, poi Genova, Parma, Padova, Arezzo, anche Firenze – dove ha l’occasione di incontrare un altro grande della letteratura italiana, Boccaccio -. Una vita avventurosa, insomma, di cui ci resta, insieme alla testimonianza storica, quella dei preziosi versi lasciati proprio da lui per i suoi posteri.

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