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“Ballata delle madri” di Pasolini, una poesia di denuncia contro il patriarcato

Forte e disturbante, la "Ballata delle madri" di Pier Paolo Pasolini è una poesia che denuncia gli orrori della società patriarcale, incubatrice di mostri.

“Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l’antico, vergognoso segreto
d’accontentarsi dei resti della festa”.

Ha una forza prorompente, impastata di rammarico, dolore, rabbia, tenerezza, perfino speranza: “Ballata delle madri” è una poesia struggente e disturbante con cui Pier Paolo Pasolini racconta la società patriarcale sfruttando il nesso causa-effetto.

I versi, composti negli anni ’60, sono racchiusi in Poesia in forma di rosa e aprono, in particolare, la sezione intitolata “Realtà”.

Una “disperata vitalità”

Ascoltare – e guardare – Vittorio Gassman che legge la “Ballata delle madri” è illuminante.

Nell’introduzione alla lettura, Gassman dice che all’interno di questa poesia è possibile ritrovare il segno della “disperata vitalità” che contraddistingue l’opera e il vissuto di Pier Paolo Pasolini.

In questa poesia, dove la parola “madri” è ripetuta spasmodicamente da una strofa all’altra quasi con biasimo, abitano la rabbia e lo sconforto di chi ha ritrovato nelle nuove generazioni un preludio marcescente.

“Ballata delle madri” è un componimento provocatorio, in cui Pasolini accusa le donne di aver allevato i loro piccoli rendendoli figli e schiavi della società, consumista e patriarcale. In realtà, le prime vittime di tale sistema sono proprio le madri, assuefatte e rassegnate a una vita mediocre, senza poter esprimersi liberamente.

Quella raccontata da Pasolini in questi versi è una società malata che rotola in un circolo vizioso. E in giorni come questi, sembra che non sia cambiato granché da quando è stata composta la poesia.

“Ballata delle madri” di Pier Paolo Pasolini

Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d’esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate, a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?

Madri vili, con nel viso il timore
antico, quello che come un male
deforma i lineamenti in un biancore
che li annebbia, li allontana dal cuore,
li chiude nel vecchio rifiuto morale.
Madri vili, poverine, preoccupate
che i figli conoscano la viltà
per chiedere un posto, per essere pratici,
per non offendere anime privilegiate,
per difendersi da ogni pietà.

Madri mediocri, che hanno imparato
con umiltà di bambine, di noi,
un unico, nudo significato,
con anime in cui il mondo è dannato
a non dare né dolore né gioia.
Madri mediocri, che non hanno avuto
per voi mai una parola d’amore,
se non d’un amore sordidamente muto
di bestia, e in esso v’hanno cresciuto,
impotenti ai reali richiami del cuore.

Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l’antico, vergognoso segreto
d’accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.

Madri feroci, intente a difendere
quel poco che, borghesi, possiedono,
la normalità e lo stipendio,
quasi con rabbia di chi si vendichi
o sia stretto da un assurdo assedio.
Madri feroci, che vi hanno detto:
Sopravvivete! Pensate a voi!
Non provate mai pietà o rispetto
per nessuno, covate nel petto
la vostra integrità di avvoltoi!

Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
– nel vostro odio – addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
E’ così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini.

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini, poeta, giornalista, regista, sceneggiatore, attore, paroliere e scrittore italiano, è considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo.

Pasolini è nato il 5 marzo 1922 a Bologna ed è scomparso il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia, assassinato in circostanze misteriose. Dagli anni ’40, quando si trasferisce a Roma con la madre, dichiara apertamente la sua omosessualità e comincia a scrivere, la sua vita privata è inscindibilmente legata a quella autoriale.

Impegnato in ambito civico, culturale e sociale, usa la scrittura per veicolare messaggi importanti, quali il valore della comunicazione, l’attenzione ai mutamenti del reale e, soprattutto, la critica alla società dei consumi, pericolosa e alienante.

Fra gli strumenti usati dall’autore della “Ballata delle donne” con più successo figura la poesia, forma che in Pasolini si veste di contrasti e contraddizioni, facendosi messaggera chiara e spesso scomoda, chiave di lettura per ripensare il mondo in cui viviamo.

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