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“Autunno dalle mani d’oro”, l’avvolgente poesia di José Hierro che celebra la stagione

Calda, avvolgente, immersa in un'atmosfera che sa di dolce oblio e malinconia. La poesia di José Hierro è una delle più belle mai composte per celebrare l'autunno.

“Autunno dalle mani d’oro.
Ceneri d’oro le tue mani lasciarono cadere sulla strada.
Già ritorni a camminare per i vecchi paesaggi deserti.
Stretto il tuo corpo per tutti i venti di tutti i secoli”.

I versi di José Hierro sono testimonianza del potere della poesia. Leggiamo e ci sentiamo avvolti in un’atmosfera calda, familiare, che profuma di autunno e di ricordi, e ci fa riflettere su come la natura rifletta ed influenzi i nostri stati d’animo.

“Autunno dalle mani d’oro” di José Hierro

Autunno dalle mani d’oro.
Ceneri d’oro le tue mani lasciarono cadere sulla strada.
Già ritorni a camminare per i vecchi paesaggi deserti.
Stretto il tuo corpo per tutti i venti di tutti i secoli.

Autunno dalle mani d’oro:
con il canto del mare che rimbomba nel tuo petto infinito,
senza spighe né spine che possano ferire il mattino
con l’alba che bagna il suo cielo nei fiori del vino,
per dare allegria a chi sa che vive
di nuovo sei venuto.
Con il fumo e il vento e il canto e l’onda tremante
nel tuo grande cuore acceso.

Amato, odiato autunno

I poeti prendono spesso ispirazione dalla natura per comporre i loro versi e parlare dei loro stati d’animo. In effetti anche noi, nel nostro piccolo, guardiamo alla natura riflettendo in essa i nostri sentimenti, le nostre mancanze, i nostri pensieri e dubbi più profondi.

Il tempo che scorre, scandito dall’avvicendarsi delle stagioni, è uno degli elementi preferiti dai poeti per i loro componimenti. Provate a fare una ricerca: troverete un gran numero di poesie dedicate ad autunno, inverno, primavera ed estate.

Ciascuna stagione denota un particolare atteggiamento dell’animo umano: se la primavera ricorda il risveglio dei sensi e la rinascita, l’estate è legata al rallentare e alla dolcezza dei ricordi; l’inverno è spesso associato al nido familiare, al contrasto fra l’esterno e l’interno, al freddo che ci fa comprendere ciò che occorre per scaldarci.

E poi c’è l’autunno. L’amato e odiato autunno. Per alcuni poeti, come Baudelaire, esso è foriero di tristezza, segno inesorabile di un tempo tiranno che non si ferma e distrugge tutto.

José Hierro, invece, ci regala una poesia in cui traspare tutta la bellezza della stagione a cui stiamo dando il benvenuto: un autunno personificato, umano e avvolgente, che con le sue mani d’oro ci abbraccia e ci consola, facendoci sentire meno soli nell’universo, parte di un mondo in cui ogni granello di sabbia è speciale e unico nel suo genere.

José Hierro

José Hierro del Real nasce il 3 aprile 1922 a Madrid, in Spagna. Quando José ha due anni, la famiglia si trasferisce in Cantabria, a Santander, dove la vita scorre serena affacciata sul mare del golfo.

L’adolescenza di José è tranquilla. Scopre l’amore per la lettura e la scrittura. Il periodo più turbolento per il giovane uomo arriva pochi anni dopo, quando viene imprigionato perché accusato di far parte di un’organizzazione politica che soccorre i prigionieri della Guerra Civile spagnola. Perciò, dalla fine della guerra al 1944, José Hierro trascorre i suoi giorni in una prigione.

In età adulta, Hierro decide di ritornare nel luogo che, più di tutti, lo ha reso felice in passato: Santander. Le prime pubblicazioni risalgono al 1947, anno in cui esce la raccolta “Alegrìa”, destinataria del “Prix Adonàis de poésie 1947). Da qui i successi di Hierro si succedono raccolta dopo raccolta, con uno stile del tutto personale che si coniuga al desiderio del poeta: “Scrivo per la necessità di farlo e niente altro. Scrivo solo per me”.

José Hierro, che nel 1999 è eletto membro dell’Accademia reale spagnola, muore a Madrid nel 2002. Le sue raccolte poetiche sono state tradotte in molte lingue e non cessano di affascinare i lettori di tutto il mondo.

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