Sei qui: Home » Poesie » Primo Maggio, le poesie sul lavoro e la festa dei lavoratori

Primo Maggio, le poesie sul lavoro e la festa dei lavoratori

Da Pablo Neruda a Gianni Rodari, in occasione del Primo Maggio ecco le poesie e i versi d'autore che celebrano il lavoro e i lavoratori

Poesia sul lavoro e che celebrano i lavoratori. “Il lavoro nobilita l’uomo” affermava Charles Darwin. Un concetto che è stato ripreso da poeti e pensatori di ogni epoca che, con i loro versi e le loro poesie, hanno voluto rendere omaggio ai lavoratori di ogni tempo. Da Pablo Neruda a Gianni Rodari, in occasione del Primo Maggio ecco le poesie e i versi d’autore che celebrano il lavoro e i lavoratori.

Primo maggio, frasi e aforismi d'autore per la Festa dei Lavoratori

Primo maggio, frasi e aforismi d’autore per la Festa dei Lavoratori

Il Primo Maggio, in molti paesi del mondo, si celebra la Festa dei Lavoratori. Ecco alcuni aforismi d’autore sull’importante tema del lavoro

Primo Maggio, le poesie dedicate al lavoro

Ai miei obblighi, di Pablo Neruda

Compiendo il mio mestiere
pietra con pietra, penna a penna,
passa l’inverno e lascia
luoghi abbandonati,
abitazioni morte:
io lavoro e lavoro,
devo sostituire
tante dimenticanze,
riempire di pane le tenebre,
fondare di nuovo la speranza.

Non è per me altro che la polvere,
la pioggia crudele della stagione,
non mi riservo niente
ma tutto lo spazio
e lì lavorare, lavorare,
manifestare la primavera.

A tutti devo dar qualcosa
ogni settimana e ogni giorno,
un regalo di colore azzurro,
un petalo freddo del bosco,
e già di mattina sono vivo
mentre gli altri si immergono
nella pigrizia, nell’amore,
e sto pulendo la mia campana,
il mio cuore, i miei utensili.

Ho rugiada per tutti.

  

Il lavoro, di Khalil Gibran

Chiese allora un aratore: parlaci del lavoro.
Ed egli rispose dicendo:
Voi lavorate per poter andar di pari passo con la terra e la sua anima. Poiché oziare significa diventare estranei alle stagioni, e uscire dalla processione della vita, che in fiera sottomissione avanza maestosamente verso l’infinito.
Quando voi lavorate siete un flauto che nel suo cuore volge in musica il mormorio delle ore. Chi di voi vorrebbe essere una canna muta e silenziosa quando tutte le altre cantano insieme all’unisono? Vi è sempre stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate realizzate una parte del sogno più remoto della terra, a voi assegnata quando quel sogno nacque, Ed è nel mantenervi con fatica che voi in verità amate la vita.
E amare la vita attraverso la fatica significa essere molto prossimi al suo segreto più profondo.

 

La storia del Primo Maggio, perché si celebra la festa dei lavoratori

La storia del Primo Maggio, perché si celebra la festa dei lavoratori

Il Primo Maggio è la festa dei lavoratori. Ecco il significato, da dove nasce, perché si festeggia oggi e cosa ci può insegnare per il futuro

 

I colori dei mestieri, di Gianni Rodari

Io so i colori dei mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s’alzano prima degli uccelli
e han farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori son gli imbianchini;
gli operai dell’officina
hanno una bella tuta azzurrina,
hanno le mani sporche di grasso:
i fannulloni vanno a spasso,
non si sporcano un dito
ma il loro mestiere non è pulito.

 

Domande di un lettore operaio, di Bertolt Brecht

Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Babilonia, distrutta tante volte,
chi altrettante la riedificò? In quai case,
·di Lima lucente d’oro abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,
i muratori? Roma la grande
è piena d’archi di trionfo. Su chi
trionfarono i Cesari?
La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti?

Anche nella favolosa Atlantide
la notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi.
Il giovane Alessandro conquistò l’India.
Da solo?
Cesare sconfisse i galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna· pianse, quando la flotta
gli fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi,
oltre a lui, l’ha vinta?
Una vittoria ogni pagina.
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grand’uomo.
Chi ne pagò le spese?
Quante vicende,
tante domande.

 

Odo cantar l’America, odo i canti molteplici, di Walt Whitman

Odo cantar l’America, odo i canti molteplici,
Quelli degli operai, ciascuno canta il suo come di dovere,
forte e giocondo,
il falegname canta, mentre misura l’asse o la trave,
Il muratore canta, mentre va al lavoro o ne torna,
Il battelliere canta ciò che gli conviene sul battello, il marinaio canta sul ponte del piroscafo,
Il calzolaio canta seduto al deschetto, il cappellaio in piedi,
Il canto del boscaiolo, quello dell’aratore che la mattina si avvia ai campi, o durante il riposo meridiano, o al tramonto,
Il delizioso cantare della madre, o della giovane sposa che lavora, o della ragazza che cuce o lava,
Ognuno canta ciò che si addice a lui, a lei, e a nessun altro,
Il giorno ciò che si addice al giorno – di notte la compagnia
di giovani robusti e cordiali,
Cantano a piena voce i loro forti canti melodiosi

 

Il lavoro, di Samuel Smiles

Non vi è per l’uomo pane più saporito
di quello che egli si procura
con il proprio lavoro fisico e intellettuale.
Né vi è bene che non possa
essere acquistato con lavoro,
né soddisfazione che non possa
essere data dal lavoro.

 

Lavoro di donna, di Maya Angelou

Ho dei bambini cui badare
vestiti da rattoppare
pavimenti da lavare
cibo da comprare
poi, il pollo da friggere
il bambino da asciugare
un reggimento da sfamare
il giardino da curare
ho camicie da stirare
i bimbetti da vestire
la canna da tagliare
e questa baracca da ripulire
dare un’occhiata agli ammalati
e raccogliere cotone.
Risplendi su di me, sole
bagnami, pioggia
posatevi dolcemente, gocce di rugiada
e rinfrescate ancora questa fronte.
Tempesta, spazzami via di qui
con una raffica di vento
lasciami fluttuare nel cielo
affinché possa riposare.
Cadete morbidi, fiocchi di neve
copritemi di bianco
freddi baci ghiacciati
lasciatemi riposare questa notte
Sole, pioggia, curva del cielo
montagne, oceani, foglie e pietre
bagliori di stelle, barlume di luna:
siete tutto quello che io posso dire mio.

 

I giusti, di Jorge Luis Borges

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere un’etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina, che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

© Riproduzione Riservata