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“Amai” (1946) di Umberto Saba, la geniale dichiarazione d’amore alla semplicità della poesia

Scopri il manifesto poetico di Umberto Saba, attraverso la poesia "Amai" in cui l'autore dichiara il proprio credo autoriale.

Amai di Umberto Saba è una poesia che può considerarsi come la dichiarazione poetica del grande autore triestino. Per certi versi, il componimento è anche la dichiarazione esplicita del pensiero intimo, degli ideali, delle convinzioni culturali di Saba.

La poesia fu scritta nel 1946 ed è contenuta nella sezione Mediterranee (1948) del Canzoniere, l’ampia raccolta di poesie di Umberto Saba, pubblicata per la prima volta nel 1921 in 600 esemplari col marchio Libreria Antica e Moderna, la libreria antiquaria aperta da Saba nel 1919.

La raccolta andò col tempo aggiornata nel 1945 e nel 1948 (la poesia fa parte proprio di questa edizione), fino ad arrivare all’edizione postuma del 1961, alla quale furono aggiunte altre raccolte dello stesso autore.

Ma leggiamo la poesia di Umberto Saba per coglierne il significato.

Amai di Umberto Saba

Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica, difficile del mondo

Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.

La dichiarazione del pensiero poetico di Umberto Saba

Amai  è il “manifesto poetico” di Umberto Saba. L’autore triestino esprime il proprio “credo autoriale” attraverso lo strumento che lo ha reso il grande genio della poesia italiana. 

Le prime due strofe sono introdotte del verbo “Amai” per indicare la scelta di Umberto Saba di un lessico quotidiano che, per alcuni poeti, era considerato banale e inadeguato.

L’utilizzo della rima baciata e di un lessico semplice fa sì che Saba si discosti dalle Avanguardie, ostili alla tradizione letteraria e dall’Ermetismo, che privilegiava un linguaggio evocativo spesso di difficile comprensione.

Nella seconda strofa, Saba rivela che l’oggetto della poesia deve essere la verità. È compito del poeta rintracciarla nel “fondo” dell’anima e delle cose, al fine di toglierla dall’oblio.

La verità può provocare dolore e spaventare, ma quando la si abbraccia non si riesce più abbandonare.

Nel finale, il poeta si rivolge ai propri lettori, destinatari delle sue parole, nella consapevolezza di lasciare una “buona carta”, ovvero una poesia alla fine della sua “partita”, cioè dopo la sua morte.

Bellissimo l’attacco della poesia, quando il poeta afferma di aver “amato triti parole che non uno osava”. Affermare il proprio credo letterario diventa motivo di grandezza. Vivere la poesia senza inseguire le mode e i generi in voga è sintomo di grande personalità e sicurezza. 

La sua poesia è stata sempre sinonimo di verità e coerenza

Sappiamo che Umberto Saba ha vissuto gran parte della sua esistenza con il “mal di vivere”. Ricordiamo di aver abbracciato la psicoanalisi freudiana, per trovare una via di fuga dal malessere che lo ha accompagnato per quasi tutta la vita. 

Ma, dal punto di vista poetico il coraggio non gli è mai mancato. Anzi, ha preferito, per la sua poetica, “parole e stile” che attingevano dalla grande tradizione letteraria italiana, senza aver paura di essere considerato superato. È rimasto affascinato dalla “rima fiore amore, la più antica, perché nella sua apparente banalità, è la più difficile del mondo.”

Il poeta ama le cose antiche, semplici, anche in apparenza troppo ‘scontate’.

La scelta della verità è il principio assoluto del suo vivere. E le sue poesie hanno raccontato sempre ciò che il poeta incontrava nella sua quotidianità. Affermarlo in questa poesia, significa esaltare la sua coerenza e il rispetto assoluto del suo pubblico. 

Il suo pubblico è proprio il destinatario assoluto dell’intera opera e di questi componimento. “Amo te che mi ascolti” è infatti il l’amante delle poesie di Umberto Saba.

‘La mia buona carta lasciata al fine del mio gioco‘: è la sua poesia, su cui è pronto a scommettere come un giocatore che gioca il grande colpo della sua vita.

Per essere grandi non c’è bisogno a tutti i costi di dover stupire il pubblico. Una legge che tanti autori, artisti e personaggi di varia natura e genere dovrebbero imparare dal grande Umberto Saba.

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