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La storia d’amore tra Yves Saint-Laurent e Pierre Bergé

In questa lettera che Pierre Bergé ha scritto all'amatissimo stilista Yves Saint-Laurent ormai defunto è racchiusa la storia del loro amore

MILANO – Tra Yves Saint-Laurent e Pierre Bergé, suo socio e co-fondatore della maison di moda, ci fu una storia d’amore durata una vita. I due insieme diedero vita al progetto di Yves di fondare una sua casa di moda dopo la rottura con Dior avvenuta nel 1960, e per cinquant’anni si dedicarono anima e corpo al progetto.

Pierre Bergé e Yves Saint-Laurent, un amore durato tutta la vita

«Non potevamo fare a meno l’uno dell’altro: molti pensavano che Yves fosse totalmente dipendente da me, ma anche io lo ero da lui, il nostro era un amore indissolubile», così raccontava Pierre Bergé in un’intervista a Vanity Fair nel 2016. Sei dopo la morte di Yves Saint-Laurent, avvenuta nel 2008, Pierre Bergé ha rivelato di aver sentito la necessità di scrivergli delle lettere, raccontandogli le cose che faceva e ricordando i momenti felici passati insieme. Un modo per sentire meno la sua mancanza, e condividere con lui ricordi ed esperienze. Quelle lettere ora sono raccolte in un libro, Lettere a Yves.

La lettera d’amore di Pierre Bergé a Yves Saint-Laurent

Salisburgo, 6 aprile 2009

Da tre giorni a Salisburgo. Salisburgo che amavi tanto.

Sto male, a letto, con la solita rinite allergica che conosci bene. Sono imbottito di tutto il cortisone della città. Ho perso Sigfrido, bellissimo a quel che si dice. Stasera cercherò di trascinarmi a un concerto. Ricordi la nostra prima volta a Salisburgo? Trovatore con Leontyne Price e Karajan. Eravamo impazziti, tu e io. Che ricordo! Uno dei più belli. Siamo ritornati tante volte! Avevamo portato con noi C. che si è fatta mandare un telegramma per poter rientrare d’urgenza a Parigi perché non amava la musica e la contessa Walderdorf, proprietaria dell’albergo, l’aveva pregata di uscire a mangiare il gelato comprato per strada: non voleva che le sporcasse il pavimento. Di quella lì, mi avevi detto, non ci si deve fidare. Avevi ragione. È in questa città che hai tratto ispirazione dalle scarpe austriache con le fibbie. Le tue furono realizzate da Roger Vivier che se ne appropriò la paternità. Certo ricordi, e a ragione, quel negozio di biancheria intima che ti affascinava. Salisburgo è legata a tanti ricordi. Alla musica, innanzitutto – siamo stati membri fondatori del festival Wagner di Pasqua – ma anche agli amici di laggiù, ai pranzi in riva ai laghi, alla trota al blu, al Tafelspitz, ai castelli di Ludwig II e naturalmente al sesso.

Erano anni che ti rifiutavi di venire. Come mi sei mancato!

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