Gli errori grammaticali ai tempi dei social network. Viviamo nell’epoca dei social network. Giovani, meno giovani, donne e uomini di ogni età e ceto sociale: tutti (nessuno escluso) hanno come prima “preoccupazione”, qualunque cosa facciano, quella di condividere. Purtroppo, però, la maggior parte dei post scritti su Facebook, Instagram o nei video su TikTok ci sono errori, anzi orrori, ortografici e grammaticali che a leggerli ti chiedi: “Ma come ha fatto a diplomarsi o laurearsi se non sa scrivere?”
Gli errori grammaticali più frequenti sui social network
“E” senza accento, “a” invece di “ha”, “o” invece di “ho”, sono solo alcuni dei più banali, ma forse peggiori orrori legati alla lingua italiana che circolano online.
Le abbreviazioni
Ma i social network non sono gli unici responsabili di questo crimine nei confronti della lingua italiana (che seppur così articolata è una lingua bellissima e se sai esprimerti davvero permette di farlo con eleganza). Tutto probabilmente è cominciato dal linguaggio usato negli sms e dal fatto che “Minore è il numero delle lettere che utilizzo in ogni sms e inferiore sarà il suo costo”. E allora abbiamo visto perché trasformarsi in “xk”, grazie in “grz”, come in “cm”; poi si è passato alla “cancellazione” degli accenti (come se tra è ed e non ci fosse alcuna differenza), fino a scordarsi come, quando e perché si utilizza il congiuntivo e qual è la differenza tra questo e il condizionale.
Secondo degli studi effettuati dall’Accademia della Crusca sulla trasformazione della lingua italiana nel tempo, le abbreviazioni risalgono molto prima della nascita degli sms: “Al tempo del telegrafo la lingua che si usava per comunicare non ha guastato la lingua italiana – afferma il professor Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca – Non credo che chi scrive ‘perché’ con la ‘k’ lo faccia sempre. Lo fa solo perché lì deve risparmiare spazio”.
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Gli apostrofi
Passando alla questione apostrofi, non sono stati risparmiati nemmeno quelli: tutti dicono di sapere che un senza apostrofo è articolo maschile e che con l’apostrofo è femminile, ma quando vanno a scrivere in realtà, spesso se ne dimenticano. Per non parlare di “qual è”, che al 99% delle volte è scritto con l’apostrofo. Purtroppo sono errori che all’apparenza possono sembrare banali e di poco spessore, ma che purtroppo quando vi troverete a scrivere una lettera di presentazione per un colloquio di lavoro, faranno la differenza.
Gli inglesismi
Su tutto però c’è l’introduzione di decine di vocaboli che nulla hanno a che fare con la lingua di Dante, per lo più di origine anglosassone, che essendo di moda su sono diventate di uso comune soprattutto nelle conversazioni e nei vocabolari dei giovani e giovanissimi. Provate ad esempio a pensare a termini come “Instagrammabile” o “Tiktoker”, o ancora: “spammalo”, “boomer” e avanti ancora.
Vocaboli che sono diventati di così vasto uso da obbligare, al contrario di quanto vorrebbe la logica e soprattutto la grammatica, dizionari e vocabolari della nostra lingua ad accoglierli, quasi piegandosi alla modernità.
Le eccezioni
Perché non bisogna per forza essere scrittori, insegnanti o giornalisti per conoscere bene la lingua italiana e pretendere che le sue regole grammaticali ed ortografiche vengano rispettate. Ci sono (anche se sono poche) sempre le eccezioni: ci sono persone che non possiedono chissà quale qualifica eppure sanno scrivere davvero bene, mettendo gli apostrofi e gli accenti al posto giusto e usando il condizionale e il congiuntivo con consapevolezza e senza fare confusione.
Per altri invece sarebbe necessario ricominciare ad andare a scuola o a lezione di italiano, per spiegargli che fossi non sono solo quelli in cui li seppellirei, quando mi accorgo che non conoscono la grammatica o l’ortografia, ma è anche l’imperfetto del congiuntivo del verbo essere.