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Perché si dice…”Essere una remora (o avere delle remore)” ?

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle origini storiche e gli aneddoti che si celano dietro le espressioni che usiamo quotidianamente durante la vita di tutti i giorni. Oggi vi spiego l’origine e il significato dell’espressione “Essere una remora (o avere delle remore)“.

Questo modo di dire – usato anche nelle varianti “farsi delle remore”, “vincere le remore”, “superare le remore”, “avere delle remore” – significa, come si sa, “essere d’impaccio”, “costituire un ostacolo”, “essere di freno”, sia in senso fisico sia in senso morale. Quante volte diciamo, inconsciamente, “non avere remore, agisci come credi”, vale a dire non indugiare, non mettere un freno alle tue azioni?

Qual è l’origine dell’espressione, dunque? È un po’ controversa, per la verità.

Alcuni danno al termine remora, trasportato pari pari dal latino all’italiano, il medesimo significato che aveva nella lingua originaria: ritardo, indugio, dilazione. E in questo caso si adopera, infatti, in espressioni del tipo “concedere una remora al pagamento”, “concedere una remora all’applicazione di un accordo”. Altri, invece, fanno derivare la locuzione dal nome di un pesce, della famiglia dei Teleostei, lungo circa 40 cm, il cui dorso presenta una specie di ventosa che gli permette di attaccarsi agli altri pesci o alle imbarcazioni “frenandone” la corsa. Quest’ultimo punto, però, è solo un’antica credenza ricordata anche dal Manzoni nel suo capolavoro. Colui che ha delle remore, dunque, in senso traslato, ha un “pesce” che lo induce a rallentare un movimento o a porre un freno alle sue idee.

 

 

 

 

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