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Perché è importante difendere la grammatica italiana

Ce ne parla lo scrittore e insegnante Massimo Roscia, autore del libro “Il dannato caso del Signor Emme”, una biografia (romanzata) di Paolo Monelli, strenuo difensore della grammatica italiana

La trascuratezza dell’ortografia e della grammatica e l’ignoranza del lessico non sono più prerogativa degli ignoranti; se ne hanno esempi sempre più abbondanti anche nelle scritture delle persone colte. […] Leggo su un titolo di un giornale di Milano: «Nubifragio cola a picco parecchie imbarcazioni». Colare a picco è intransitivo. Cola a picco una nave, non un nubifragio.

Queste parole, scritte con graffiante ironia, sono tratte da un articolo giornalistico pubblicato sul Corriere della Sera nel lontano 1970 a firma di Paolo Monelli. Pochi sanno che Monelli è stato un grande intellettuale del Novecento italiano. Scrittore, giornalista, reporter di viaggio, critico enogastronomico e, non ultimo, strenuo difensore, a tratti duro e intransigente, della lingua italiana.

I guerriglieri della grammatica

Purtroppo questo encomiabile personaggio, come tanti altri, è caduto nel dimenticatoio, sepolto dalla polvere, abbandonato all’oblio. A recuperarne la memoria Massimo Roscia. Proprio come Monelli, oltre a essere uno scrittore, un giornalista e un gourmet, Roscia da anni conduce una battaglia a difesa della lingua italiana e della grammatica.

Ed ecco allora che, dopo il fortunatissimo romanzo “La strage dei congiuntivi” (Exòrma, 2014) e i saggi “Di grammatica non si muore” (Sperling & Kupfer, 2016) e “Peste e corna” (Sperling & Kupfer, 2018), Massimo Roscia torna in libreria con un nuovo romanzo edito da Exòrma, “Il dannato caso del Signor Emme”. Un libro colto, erudito, divertente, originale, surreale, un libro che al suo interno contiene una biografia (romanzata) proprio di Paolo Monelli.

Lo stato di salute della lingua italiana

Nel libro non mancano, naturalmente, pagine dedicate allo stato di salute dell’italiano (alcune scritte da Paolo Monelli, altre da Massimo Roscia ed altre ancora scritte da Monelli ma manipolate da Roscia).

Ecco un primo estratto.

Un tempo quelli che facevano il mestiere di scrivere erano i difensori della sanità/santità della lingua, della solidità delle sue strutture, e indicavano i modi e i limiti della sua naturale evoluzione. Oggi, o per partito preso, o per insensibilità, o per timore di essere giubilati anzitempo da impazienti avanguardie, molti non dispongono di una materia più nobile e più corretta. E si smarriscono così nella ricerca di nuove possibilità espressive o pretendono d’imprigionare questo nostro dettato vocalico, dai suoni semplici e netti, nella elementare sintassi della lingua inglese, monosillabica, sincopata, con vocali nebbiose che il più delle volte non riescono a varcare la chiostra dei denti.

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