“Mors tua vita mea” è un modo di dire molto utilizzato nel linguaggio comune. Di origine medioevale, la locuzione latina significa morte tua, vita mia (o: la tua morte (è) la mia vita). Nonostante si tratti di una locuzione molto comune, probabilmente non tutti conoscono l’origine di questo modo di dire. Scopriamola insieme.
Il significato di “Mors tua vita mea”
Come indicato dalla Treccani, “Mors tua vita mea” è uno locuzione latina che in italiano sarebbe ““morte tua, vita mia”. Essa viene applicata a varî casi particolari per indicare che il danno di una persona è spesso un vantaggio per un’altra, o enunciata in senso più ampio, con allusione alle dure leggi della vita e alla lotta per l’esistenza. Tale espressione viene comunemente usata per descrivere in modo efficace un comportamento connotato da caratteri opportunistici.
Nella mitologia e nella letteratura dell’antica Roma, Mors (noto anche come Letus) è la personificazione della morte ed equivale al greco Tanato. Il sostantivo latino “mors”, genitivo “mortis”, è di genere femminile, ma generalmente nelle rappresentazioni artistiche dell’antica Roma la morte non è mai stata rappresentata come donna. I poeti latini erano invece vincolati dal genere grammaticale della parola e si riferivano generalmente a Mors come fosse di genere femminile.
Nell’espressione “mors tua vita mea” il termine “mors” (morte) non è utilizzato in senso letterale, ma come una metafora per indicare un evento o una situazione che porta ad un cambiamento negativo o a un declino per qualcuno, e che allo stesso tempo porta ad un vantaggio per un altro. La locuzione suggerisce un approccio egoistico e asettico, dove la sofferenza o la perdita di un altro viene vista come un’opportunità per il beneficio personale.
L’origine della locuzione latina
L’origine del modo di dire è sconosciuto. Secondo alcuni sarebbe di origine medievale, mentre per altri “mors tua vita mea” veniva pronunciato dai gladiatori che si apprestavano a combattere nell’arena. Tale locuzione latina appare per la prima volta nell’opera di Hans Walther “Lateinische Sprichwörter und Sentenzen des Mittelalters in Alphabetischer Anordnung” (Proverbi latini e sentenze del medioevo in ordine alfabetico) e viene appunto indicata come una massima medievale.
Sia nel parlato che nello scritto, l’espressione viene usata per riferirsi a un comportamento caratterizzato da opportunismo e cinismo: il tuo fallimento è necessario per il mio successo. Un esempio potrebbe essere un’azienda che approfitta della crisi di un concorrente per aumentare le proprie quote di mercato, oppure uno sportivo che approfitta delle difficoltà di un avversario per sferrare “il colpo di grazia” e batterlo. In tutti questi casi, la “morte” del concorrente, ovvero la sua sconfitta, rappresenta un’opportunità per l’azienda o lo sportivo che trae vantaggio.
Essa in un certo senso è molto simile come significato all’espressione “Homo homini lupus“.
Non solo italiano: tale locuzione latina è stata trasposta anche in altre lingue. Troviamo infatti in francese “L’un meurt dont l’autre vit” (uno muore per quello di cui un altro vive) e, in ambito letterario, l’aforisma di Jules Renard “La mort des autres nous aide a vivre” (la morte degli altri ci aiuta a vivere). In spagnolo troviamo invece espressioni che non richiamano alla morte ma che hanno simile significato, quali “Tu pérdida es mi ganancia” vale a dire “la tua perdita è il mio guadagno” (presente anche nell’inglese “Your loss is my gain”) e “El pan de unos es el hambre de otros” che si traduce “Il pane di alcuni è la fame di altri”.
Perché diciamo così
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Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.