La lingua di Andrea Camilleri, in particolare espressioni e vocaboli utilizzati all’interno delle opere del Commissario Montalbano, rappresentano una lingua molto ricca e variata, a causa dei frequenti sicilianismi che intercorrono tra le pagine delle sue opere. L’autore, del quale il 6 settembre 2025 ricorre il centenario dalla nascita, era di Porto Empedocle, provincia di Agrigento, ma le parole che utilizzava provengono da tutta quanta la Sicilia.
Certo, il suo patrimonio lessicale è veramente vasto, ma ci sono parole che ricorrono più di altre e che ormai sono entrate nell’uso quotidiano.
La lingua di Andrea Camilleri
Ecco le parole di Andrea Camilleri che ci piacciono di più. Se siete curiosi di scoprirne delle altre, potete consultare il Dizionario Camilleriano/Italiano.
1. Acchianare
Questa parole, comune anche in altri dialetti non solo in quello siciliano, significa “salire, portar su”. Acchianari mura lisci: equivale a arrampicarsi sugli specchi, cioè tentare di tutto pur di raggiungere lo scopo.
2. Ammazzatina
Con il termine “ammazzatina” tra le pagine scritte da Andrea Camilleri si indica un qualsiasi delitto, anche quelli gravi e più violenti. Anche l’omicidio plurimo diventa una semplice e da niente “ammazzatina”. Questa espressione, utilizzata per lo più al plurale, si riferisce alla biasimevole ma incorreggibile propensione di certi tempi, certe contrade e certe persone alla reiterata esecuzione di omicidi.
3. Amminchiare
Questo termine significa “avvilirsi, scoraggiarsi”. Andrea Camilleri, nel libro “Il gioco della mosca”, raccolta di aneddoti, dà questa definizione: “Si dice che una persona amminchia quando si intestardisce su una posizione difficilmente sostenibile a lume di ragione”.
4. Annacare
Questo termine siciliano significa “cullare, farsi beffe di qualcuno”. Viene usato anche col significato di prendersela con comodo, perdere tempo gingillandosi, assumere atteggiamenti mafiosi, vantarsi. In alcune zone del Catanese e dell’Ennese significa “a ribaltone, affrettarsi”.
Camilleri, nel libro “Il gioco della mosca”, dà alcune delle diverse definizioni in uso nella parlata siciliana:”E’ universale convinzione che una donna che si “annaca” tutta nel camminare, pubblicamente proclama la sua scarsa serietà”. Per un uomo il discorso si fa più complesso. “Io domandai un favore al sindaco e lui mi annacò per un anno senza concludere: mi illuse, mi cullò nella speranza, in definitiva, mi prese in giro”.
5. Cabasisi
Quante volte nelle pagine dei romanzi di Andrea Camilleri ricorre la parola cabasisi? Espressioni come “una rottura di cabasisi”, “scassare i cabasisi”, “non mi rompa i cabasisi” sono frequenti e divertenti, nonostante il significato. Ma cosa sono i cabasisi? Deriva infatti dalle parole arabe habb, bacca, e haziz, dolce. I cabasisi, conosciuti in italiano come gli zigoli dolci, sono come dei piccoli tuberi commestibili dal sapore dolciastro.
6. Camurrìa
“Che camurrìa” è l’espressione per definire una scocciatura, grossa noia. Nonostante sembra ricordare “camorra”, in realtà la sua origine è tutt’altra. Si tratta di una storpiatura del termine «gonorrea», malattia lunga e difficile da curare. Quindi molto fastidiosa.
7. Contare la mezza missa
Questa espressione, che può essere tradotto con “raccontare la mezza messa”, significa “raccontare una mezza verità”. Si tratta di un’espressione frequente in Camilleri, impiegata per esempio nel romanzo L’altro capo del filo: “Dalle sò paroli emergiva soprattutto ‘na cosa chiara e lampanti: che Elena del sò periodo di maritata era costretta ‘n qualichi modo a farlo, si limitava sicuramente a contare la mezza missa.“.
8. Di pirsona pirsonalmente
In particolare il poliziotto centralinista Catarella dice spesso, per enfatizzare un concetto, di persona, personalmente. Ma non è l’unico personaggio di Andrea Camilleri che utilizza queste espressioni. Infatti per esempio nell’ultimo romanzo, Il cuoco dell’Alcyon, si legge: « […] ci voli parlare di pirsona pirsonalmente d’uggenza uggentevoli subbitissamenti subbito!».
9. Subbitissimamenti Subbito
Sempre la stessa frase ci regala il rafforzativo di qualcosa che va fatto immediatamente.
10. Mèusa
La mèusa sarebbe “la milza”. “Pani ca’ mèusa”: panino imbottito con la milza. Secondo Camilleri (Il Cane di terracotta) la mèusa sarebbe: “Interiora d’agnello bollite e cosparse di caciocavallo”, invece la milza è fritta nell’olio ed è di bue. Interiora d’agnello arrotolate e cotte alla brace sono invece le stigghiola.
11 Montalbano sono
I siciliani usano nel parlato posporre il verbo al nome. Però ormai per il resto degli Italiani questo costrutto è associato inevitabilmente a Camilleri e a Salvo Montalbano. “Montalbano sono” sembra essere una versione italiana di “Bond, James Bond”.