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I 10 tormentoni linguistici diventati di uso comune

Da "chiedo per un amico" a "ti lovvo", ecco un elenco dei tormentoni linguistici, individuati e analizzati da Roscia all'interno del libro "Errorario", diventati comuni nel linguaggio di tutti i giorni.

Lโ€™italiano รจ una lingua ricca, musicale, dalle infinite possibilitร  creative che offrono una straordinaria libertร  di espressione. Allo stesso tempo, perรฒ, la nostra lingua puรฒ risultare essere una lingua complessa, con regole poco intuitive e frequenti eccezioni. Da ciรฒ possono derivare errori grammaticali, ortografici, dubbi, ma anche neologismi o espressioni nuove, fino ad arrivare a quelli che si definiscono come “tormentoni linguistici”.

Cosa sono i tormentoni linguistici

I tormentoni linguistici sono quelle parole o espressioni idiomatiche trasversali che sono riuscite ad andare ben oltre dialetti e regionalismi. Spesso nati dal linguaggio colloquiale tipico degli adolescenti per consentire a quest’ultimi di distinguersi dagli altri, essi fare gruppo, vengono poi “sdoganati” ed utilizzati anche dagli adulti, in particolare da genitori e insegnanti, entrando, con buona pace dei linguisti e dell’Accademia della Crusca, nel linguaggio comune.

“Errorario” di Massimo Roscia

Il seguente elenco di tormentoni linguistici, con relativo “spiegone” รจ tratto dal libro “Errorario” di Massimo Roscia, un volume che raccoglie, in rigoroso ordine alfabetico, i piรน frequenti errori grammaticali, ortografici, lessicali e sintattici, i dubbi, i malapropismi, i tormentoni linguistici, le parole e le frasi sfibrate dallโ€™uso eccessivo. Tra curiositร , aneddoti e motti di spirito, il libro di Massimo Roscia รจ un viaggio  alla ricerca del significato autentico di alcuni vocaboli, della loro etimologia, delle origini, della storia, del valore stilistico e dellโ€™uso corretto.

10 tormentoni linguistici che tutti utilizzano

Ecco, di seguito, un elenco dei tormentoni linguistici, individuati e analizzati da Roscia all’interno del libro “Errorario”. Ringraziamo la casa editrice Rai Libri per averci consentito di prendere degli estratti dal libro.

Apericena

Iniziamo l’elenco dei tormentoni linguistici con “Apericena”. No, apericena non รจ un errore ma un neologismo assai diffuso e, al tempo stesso, una mia personale e patologica ossessione. Da anni, infatti, combatto questo terrificante demone linguistico (se fosse un numero sarebbe 666, la personificazione del male), questa ambigua parola macedonia, dallโ€™aspetto sgraziato e il genere tuttora incerto (ancora non abbiamo capito se sia maschile o femminile), nata dalla scellerata crasi di altri due vocaboli (aperitivo e cena), una parola brutta, cacofonica, priva di significato, falsa, irreale (ยซLโ€™apericena non esisteยป scriveva qualche anno fa il medico-nutrizionista Federico Francesco Ferrero), che si riproduce per partenogenesi e crea tanti altri piccoli mostriciattoli (aperipranzo, aperimerenda, aperipasta, apeririso, aperipizza, aperisnack, aperibarbecue, apericarne, aperipesce, aperisushi…)

Buongiornissimo

La sola visione di un buongiornissimo, che nei meme del mattino รจ generalmente accompagnato da grafiche policrome, tridimensionali e glitterate e da un interminabile caravanserraglio di tazzine di caffรจ, cuori, fiori, bambini, gattini e pupazzetti vari, mi manda di traverso la giornata e mi fa pensare โ€“ ma qui non posso scriverlo โ€“ ยซBuongiornissimo unโ€ฆ!ยป.

Al di lร  (e non aldilร ) dello sfogo personale, รจ solo per una questione di comparazione grammaticale: non essendo buongiorno un aggettivo, non รจ possibile spingere allโ€™estremo il suo valore e, quindi, generare un superlativo assoluto.

Chiedo per un amico

Su Facebook molte persone, nel formulare una semplice domanda, non necessariamente imbarazzante, usano ormai lโ€™espressione fissa ยซChiedo per un amicoยป o, nella sua variante al femminile, ยซChiedo per unโ€™amicaยป. Questa richiesta accompagna, in premessa o in appendice, quasi tutte le frasi interrogative; pare che sia diventata una sorta di formula di rito, un cerimoniale obbligatorio.

รˆ vero, la prima volta รจ apparsa come una trovata simpatica e ci ha fatto sorridere; la seconda, simpaticuccia; la terza, cosรฌ cosรฌโ€ฆ La sessantaquattresima, irritante come lโ€™orticaโ€ฆ Dalla trecentoventiduesima in poi, รจ diventata fastidiosa come i granelli di sabbia tra le lenzuola in una torrida notte estiva trascorsa in una stanza infestata dalle zanzare, senza condizionatore e connessione wi-fi.

E niente…

Tra i tormentoni linguistici, questo รจ lโ€™ultimo nato in casa Intercalari. E nienteโ€ฆ buttato lรฌ, come formula di esordio, allโ€™inizio di una frase. Con il tempo, il piccolo e nienteโ€ฆ รจ cresciuto, ha proliferato ed รจ andato a fare compagnia ai vari diciamo, in pratica, praticamente, effettivamente, cioรจ, in un certo senso, come direโ€ฆ

Gli intercalari non sono altro che sequenze di suoni, parole o intere frasi che usiamo in modo irriflesso, meccanico, abitudinario, spesso senza accorgercene e senza che in fondo ce ne sia un vero bisogno, per imbottire i nostri discorsi e, piรน raramente, i nostri scritti. Nelle situazioni
informali sono del tutto innocui e tollerabili; nei contesti formali, bisogna perรฒ prestare molta attenzione perchรฉ questi riempitivi si trasformano in piccole e fameliche tenie che aggrediscono il flusso della comunicazione, frammentano il parlato, occupano abusivamente gli spazi riservati alle parole e cancellano i nessi sintattici.

Non trasmettono contenuti reali ma stanno lรฌ solo a colmare i silenzi, fare riprendere il fiato, sospendere giudizi e nascondere eventuali tentennamenti o motivi di imbarazzo. E quellโ€™inutile, ingombrante e poco originale e nienteโ€ฆ, che stiamo per dire.

Ma anche no

Nata in televisione verso la fine degli anni Novanta, lโ€™espressione ยซma anche noยป deve la sua popolaritร  soprattutto alla Gialappaโ€™s Band, a Maccio Capatonda, a Maurizio Crozza, a Lillo e Greg e a qualche altro comico. Modismo, plastismo, intercalare, tormentone? Fatto sta che questa locuzione polirematica, assai diffusa tra i giovani, รจ ancora oggi molto usata (ai limiti del fastidio) con una duplice valenza: puรฒ servire a opporre un netto rifiuto a una proposta poco allettante (โ€œTi andrebbe di accompagnarmi sabato pomeriggio da Ikea? Ma anche no!โ€) o ad attenuare la forza del rifiuto stesso con una battuta (โ€œChe ne dici di farci un altro Martini? Ma anche no!โ€).

Il fenomeno รจ tuttora in espansione. Ma anche no ha fatto la sua comparsa persino negli articoli di giornale e in altri testi scritti piรน formali e, peggio, non รจ piรน solo: gli fanno compagnia ma anche sรฌ, ma anche meno e ma anche basta.

Mi taccio

ยซHo unโ€™ultima cosa da dire e poi mi taccioยป. Quante volte abbiamo ascoltato i nostri politici usare questa frase durante un talk show? Peccato che poi non tacciano (o si tacciano) mai. Tacere, che significa โ€œastenersi dal parlareโ€, โ€œstare zittoโ€, โ€œfare silenzioโ€, โ€œchiudere la boccaโ€, come lโ€™omonimo verbo latino da cui deriva, puรฒ essere sia transitivo sia intransitivo. Ne consegue che le forme taccio e mi taccio sono da considerarsi entrambe corrette.

La prima รจ quella piรน diffusa nellโ€™italiano contemporaneo; la seconda, piรน letteraria e arcaica, sopravvive ormai solo alla prima persona singolare (e per persona intendo lโ€™Homo politicus) e puzza di sussiego e ostentazione.

Ne abbiamo?

ยซParole ne abbiamo?ยป. ยซDizionari ne abbiamo?ยป. ยซErrori ne abbiamo?ยป. Da mesi, ormai, questa domandina stereotipata, composta da X (scrivete voi una parola a caso) e ne abbiamo? spopola nella rete. A farle compagnia, ci sono altre espressioni dilaganti, passate al minipimer, digitate in ciclostile, copiaeincollate febbrilmente, decuplicate in catene di montaggio fordiane e ripetute come tanti piccoli mantra: ยซSevero ma giustoยป, ยซBreve storia tristeยป, ยซSe รจ porno, tolgoยป, ยซSolo cose belleยป, ยซMa resto umileยป, ยซMeditate genteยป, ยซBene ma non benissimoยป, ยซMai una gioiaยป, ยซSeguitemi per altre ricetteยป, ยซMa esattamente che problemi avete?ยป, ยซMeritiamo lโ€™estinzioneยป, ยซFate girareยป e ยซChiudete lโ€™internetยป.

Tra un RIP e un Top, รจ tutto un susseguirsi di ยซAdoroยป, ยซMuoroยป, ยซQuotoยป, ยซRuboยป, ยซCopioยป, ยซSpiazeยป, ยซDefinitivaยป eโ€ฆ ยซPost mutoยป. Che dire al riguardo? Alcuni provano sensazioni tra il fastidio e il disgusto; altri sostengono che tali fenomeni siano utili per comprendere come stia evolvendo lโ€™italiano contemporaneo sotto la spinta della comunicazione digitale e dei nuovi media; altri ancora, tra cui il sottoscritto, si limitano a osservare, con lo sguardo attento e curioso di un entomologo e il ghigno diabolico di Montgomery Burns.

Quelle che sono

Francamente non so se lo facciano per darsi un tono, per apparire piรน forbiti ed eleganti, per guadagnare tempo alla ricerca della parola necessaria ad andare avanti con il discorso, per prendere le distanze dai fatti riportati, per sottolineare un determinato passaggio o per creare nellโ€™ascoltatore un improbabile senso di attesa.

Certo รจ che sono sempre piรน gli oratori che, non accontentandosi piรน di un semplice articolo determinativo, si cimentano in questa nuova disciplina linguistica. Lโ€™ospite in studio parla di quelli che sono gli effetti collaterali del farmaco, lโ€™inviato ci aggiorna su quella che รจ
la situazione attuale sul fronte di guerra, il politico di turno ci illustra quelle che sono le riforme che il suo partito intende portare avanti.

Sono i campioni del โ€œquello che รจโ€, โ€œquella che รจโ€, โ€œquelli che sonoโ€ e โ€œquelle che sonoโ€, locuzioni plastificate, fastidiose, inutili, ridondanti, che non aggiungono nulla a un discorso, anzi, lo appesantiscono, lo rallentano, lo complicano, lo imbruttiscono.

Senza se e senza ma

ยซรˆ un film da vedere, senza se e senza maยป. ยซIl nostro futuro รจ lโ€™Europa, senza se e senza maยป. ยซVogliamo esprimere al Santo Padre tutta la nostra vicinanza, senza se e senza maยป. ยซBisogna difendere la democrazia, senza se e senza maยป. ยซSiamo tutti con lui, senza se e senza maยป. Questa fastidiosa e abusata locuzione (che significa โ€œsenza indugiโ€, โ€œsenza condizioniโ€, โ€œsenza mezzi terminiโ€, โ€œche non ammette replicheโ€) ebbe una discreta fortuna una ventina di anni fa come slogan dei movimenti pacifisti americani contro la seconda guerra in Iraq.

Ma, a pensarci bene, di pacifico ha davvero poco; รจ una raffica di mitra, lo sparo di un cannone, lโ€™esplosione di una bomba a grappolo.

Ripetuta in maniera ossessiva, meccanica e acritica, utilizzata spesso fuori contesto, รจ diventata una delle espressioni plastificate piรน moleste in assoluto. Tra il tormentone e ilโ€ฆ tormento.

Ti lovvo

E veniamo all’ultimo tra i 10 tormentoni linguistici selezionati: ยซTi lovvoยป. Molti detestano questa espressione tipica del gergo giovanile โ€“ ma che ha fatto diversi proseliti anche tra gli adulti โ€“ che รจ nata da una simpatica commistione tra lโ€™italiano e lโ€™inglese e che testimonia, a modo suo, vivacitร , leggerezza e fantasia.

Sacrilegio! Sul piรน puro, nobile e intenso dei sentimenti non si scherza. ยซLโ€™amore รจ una cosa meravigliosaยป. ยซLโ€™amore รจ vitaยป. ยซLโ€™amore รจ una sospensione del tempoยป. ยซLโ€™amore รจ una parola di luceยป. ยซLโ€™amore รจ il nostro vero destinoยป. ยซLโ€™amore รจ la piรน saggia di tutte le follieยป. ยซLโ€™amore รจ lโ€™artefice di tutte le coseยป. 

Dโ€™accordo, questa inoffensiva espressione puรฒ piacere e non piacere; certo รจ che risulta piรน simpatica di ยซTi amo di beneยป, unโ€™altra invenzione gergale che รจ comparsa dal nulla qualche anno fa e, allโ€™improvviso, diradandosi come la nebbia, รจ scomparsa.

Detto ciรฒ, vi svelo un segreto: anchโ€™io, ogni tanto, nei messaggi privati e nei post ironici, scrivo ยซTi lovvoยป e ยซVi lovvoยป. Ma, mi raccomando, non ditelo a nessuno.

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