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Vladimir Luxuria, “La conoscenza è il miglior antidoto contro il pregiudizio”

L’attivista ed ex parlamentare racconta in un libro il lungo viaggio da sola in Perù, un paese dalla grande suggestione con la sua cultura, i suoi contrasti e la sua magia

MILANO – Umberto Eco sosteneva che “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni”, valido anche per tutte quelle esperienze che aprono la mente e portano a nuove esperienze. Chi viaggia e legge libri sui viaggi avrà vissuto 5000 anni e viaggiato in tutto il modo con la fantasia, in attesa di poterlo fare nella realtà. Proprio come possiamo fare con Perù aiutami tu (ediz. PIEMME; 2018) dell’attivista ed ex parlamentare Vladimir Luxuria che ha trovato il tempo, il denaro e il coraggio di intraprendere un lungo viaggio da sola in un paese a lei sconosciuto ma che aveva sempre rappresentato una grande suggestione con la sua cultura, i suoi contrasti e la sua magia.

 

Luxuria, la sua storia inizia dalla reazione delle persone a lei vicine, le chiedevano “Davvero parti da sola? Ma sei sicura?”, le risposte le abbiamo trovate nei suoi racconti per cui partiamo da un’altra domanda: perché il Perù?

Una risposta razionale non c’è. Vedendo immagini e leggendo cose su questo paese ho sempre avvertito un’attrazione , ne sono rimasta affascinata come sempre mi ha affascinato la cultura inca preispanica. Il problema per me è spesso stato il poco tempo, accumulare più di una settimana libera per me è stato a lungo impossibile e non volevo andarci solo per una settimana, tanta era la mia voglia di conoscerlo a fondo.

 

È partita con l’idea di scrivere questo libro, le è stato commissionato o ha scoperto dopo le potenzialità narrative di quanto ha vissuto?

Non mi era stato commissionato prima della partenza. L’idea per un secondo libro però già c’era sul tavolo con la casa editrice perché il primo (Il coraggio di essere una farfalla, 2017, ndr) è andato bene e mi è stato proposto di scriverne un altro per il quale ho cambiato genere, genere narrativo, non fraintenda (qui ci scappa una risata, una di quelle risate di chi viaggia non solo con gli aerei ma anche a livelli di civiltà e libertà di autoaffermazione anni luce lontani dai tempi bui che stiamo vivendo, ndr)! Avevo intenzione di prendere degli appunti di viaggio per poter permettere così alla mia amica Sara, impossibilitata a spostarsi, di essere in qualche modo in viaggio con me. Questi appunti sono poi diventati un libro. Questo libro è per lei.

 

Ha notato i molti collegamenti con un popolo che vive a diecimila chilometri da noi. Questa cosa l’ha confortata o delusa?

Non credo nelle diversità assolute. Ci consideriamo popoli lontani ma basterebbe conoscersi meglio per scoprire molte più uguaglianze di quante ne possiamo pensare. Le racconto un’esperienza da un altro mio viaggio, in Tunisia: mentre stavo consumando un pasto ho notato di essere osservata da una coppia in attesa del loro primo bambino, parlavano in francese, che conosco, e ho capito che alla ragazza era venuta voglia di mangiare le olive che aveva visto sulla mia tavola, ho scoperto così che non solo nella mia città natale si usa assecondare le voglie alimentari delle donne in dolce attesa per scongiurare la possibilità che il bambino nasca con una macchia sul corpo la cui forma ricordi la voglia rimasta insoddisfatta della mamma durante la gravidanza. Sono rimasta sorpresa da questa scoperta e ovviamente le ho offerto le mie olive, non sia mai il bambino fosse nato con una voglia di oliva in fronte a causa mia!

 

Ha scoperto che in Perù c’è una pianta caratteristica e un museo dedicati a due italiani, due storie incredibili tutte da leggere. Che segno vorrebbe lasciare in Perù, per cosa vorrebbe essere ricordata?

Per nulla, per carità, anche perché questi omaggi si fanno sempre “alla memoria di” e per ora non è il momento di pensarci! Il mio più bel riconoscimento l’ho avuto in occasione di una delle presentazioni del libro qui in Italia. Una ragazza peruviana che manca da molti anni dal suo paese mi si è avvicinata commossa per dirmi che leggendo il mio libro si è ritrovata nei luoghi della sua infanzia, ha riassaporato con l’immaginazione i piatti e le bevande che le mancano e ha riascoltato le melodie popolari con le quali è cresciuta.

 

All’interno del suo libro ha dato spazio ai versi del poeta peruviano Alberto Hidalgo Lobato “[…]della materia prima del coraggio/che quando non è provocato/contende morbidezza alla seta”. Che tipo di coraggio vorrebbe ispirare nei suoi lettori?

Mi accontenterei di aiutare chi decide di andare in Perù a non rimanere deluso da false aspettative. C’è il mare, certo, ma è molto freddo. Non ci si potrà fare il bagno ma si potranno ammirare foche e leoni marini. C’è il Macchu Picchu, le linee di Nazca, prodigi di tecnica la cui realizzazione è ancora oggi di difficile comprensione. Io vorrei tornarci per visitare le sierra, la giungla peruviana, che questa volta mi è mancata.

 

Col senno di poi, a un anno di distanza, ci può dire se il Perù l’ha aiutata e in cosa?

Sì, mi ha aiutata a fare i conti e fare pace con episodi e persone a cui erano legati ricordi del mio passato e a riprovare delle emozioni come non ne provavo da molto tempo.

 

Adelmo Monachese

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