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“Uno, nessuno e centomila”, il testamento spirituale di Luigi Pirandello

Scopriamo insieme, in occasione dell'anniversario della nascita di Luigi Pirandello, il suo capolavoro assoluto: "Uno, nessuno e centomila".

Oggi Luigi Pirandello avrebbe compiuto 156 anni. Lo ricordiamo riscoprendo il suo capolavoro assoluto, “Uno, nessuno e centomila“.

“Uno, nessuno e centomila”, la sinossi

“Credevo guardassi da che parte ti pende il naso”… una frase come tante, pronunciata dalla moglie, scardina tutte le certezze di Vitangelo Moscarda. Dalla constatazione di un lieve difetto fisico, il protagonista capisce di trovarsi di fronte a un estraneo, o meglio a centomila estranei diversi, a seconda della percezione che gli altri hanno di lui.

Folgorato dalla scoperta di non essere “unico per tutti”, e desideroso di comprendere chi è veramente, Vitangelo stravolge la sua vita, intraprendendo un doloroso percorso di ricerca che lo condurrà ai confini della pazzia (che è poi lo strumento principe in Pirandello per scardinare convenzioni e disvelare ipocrisie).

Fino a giungere alla consapevolezza dell’essere, alla metamorfosi dell’uomo senza maschera, alla piena libertà: quell’immersione nel perenne fluire del tempo, in una vita pacificata di attimi, che “è la stessa vita delle nuvole, degli alberi e della natura”.

Il testamento spirituale di Pirandello

“Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di illusione continua, quasi fluido, malleabile; mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m’avevano data; cioè vedevano in me ciascuno un Moscarda che non ero io non essendo io propriamente nessuno per me: tanti Moscarda quanti essi erano”.

Non è un caso che “Uno, nessuno e centomila” segni al contempo il ritorno di Pirandello dal teatro alla letteratura e rappresenti l’ultima opera da lui concepita e scritta. Questa è l’immagine che ci ha voluto lasciare di lui, il suo testamento, il risultato di una riflessione metafisica durata anni.

E di anni si parla anche per “Uno, nessuno e centomila”, che è stato scritto in un periodo che va dal 1910 al 1925 e risulta dai viaggi e i pensieri di un Pirandello totalmente immerso nell’ars teatrale, quella che forse gli ha instillato i primi dubbi sul concetto di identità.

Tutto ha inizio quando Vitangelo Moscarda, protagonista dell’opera, si accorge che la moglie vede il suo naso in modo diverso da come egli stesso lo conosce. Vi immaginereste mai che è a partire da questo semplice evento che si sviluppa la tanto celebre riflessione di Luigi Pirandello?

Luigi Pirandello

Luigi Pirandello nasce nella città di Agrigento, allora meglio conosciuta con il nome di “Girgenti”, il 28 giugno 1867. In particolare, l’autore nasce e cresce in una frazione rurale del paese denominata “Caos”. Su questo dettaglio, Pirandello ha sempre amato intessere storie e fare battute. Diceva infatti scherzosamente di essere “figlio del caos”.

Cresciuto in un contesto borghese e benestante, Pirandello soffre perché immerso in un clima di grande disillusione, quello che ha caratterizzato gli anni del Risorgimento italiano. Anche le sue opere risentono di questa negatività latente. Studia lettere a Roma, poi si trasferisce in Germania, dove si laurea con una tesi sul dialetto girgentino. Quando, alla fine degli anni ’90 dell’Ottocento, torna a Roma, Pirandello comincia a collaborare con alcune riviste e ad entrare negli ambienti frequentati dai letterati del tempo.

Lo spartiacque del 1903 e i capolavori

In questo periodo, lo scrittore pubblica le prime novelle e qualche romanzo. Nello specifico, nel 1901 viene pubblicato “L’esclusa“, seguito dopo poco tempo da “Il turno“. La fortuna volta le spalle all’autore siciliano a partire dal 1903, anno in cui la miniera di famiglia viene distrutta a seguito di un terribile allagamento e in cui la moglie di Pirandello comincia a dare i primi segni di malattia mentale – a causa di questa patologia la donna vivrà il resto dei suoi giorni in una casa di cura -.

Da questo momento, le opere di Luigi Pirandello cambiano radicalmente: la miseria, il tema della follia e dei legami familiari diventano centrali nelle pagine dello scrittore, che dà vita ai suoi lavori più apprezzati in tutto il mondo. Fra questi, “Il fu Mattia Pascal“, “I vecchi e i giovani“, “Suo marito“, “Quaderni di Serafino Gubbio operatore“. Inoltre, l’autore comincia ad approfondire il genere teatrale, che presto gli porterà un enorme successo.

Già noto grazie ai romanzi e alle novelle, Pirandello acquista fama internazionale grazie al teatro. “Sei personaggi in cerca di autore” è il primo di innumerevoli successi, che condurranno l’autore sino all’ottenimento del Premio Nobel per la Letteratura del 1934. Muore a Roma nel 1936, 10 anni dopo aver dato vita al suo capolavoro assoluto: “Uno, nessuno e centomila“.

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