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Sylvia Plath, le frasi e gli aforismi celebri

In occasione dell’anniversario della nascita della grande poetessa americana Sylvia Plath, vi proponiamo alcuni tra i suoi aforismi più celebri

Sylvia Plath è morta suicida a soli 31 anni. Nata a Boston il 27 ottobre 1932, è morta a Londra l’11 febbraio 1963, lasciando il marito, il poeta inglese Ted Hughes e due figli. Fin dai primi anni di vita, Sylvia Plath ha dimostrato di essere una donna di grande intelligenza e di grande creatività.

Sylvia Plath è stata l’autrice che più ha contribuito allo sviluppo del genere della poesia confessionale, iniziato da Robert Lowell e William De Witt Snodgrass.

Autrice anche di vari racconti e di un unico dramma teatrale a tre voci, per lunghi periodi della sua vita ha tenuto un diario, di cui sono state pubblicate le numerose parti sopravvissute. Parti del diario sono invece state distrutte dall’ex-marito, il poeta laureato inglese Ted Hughes, da cui ebbe due figli, Frieda Rebecca e Nicholas.

In occasione dell’anniversario della nascita, vi proponiamo alcuni dei suoi aforismi più celebri.

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“Pensavo: dovrebbe esserci un rituale per nascere una seconda volta…” di Sylvia Plath

La frase del giorno è tratta dal romanzo “La campana di vetro”, pubblicato nel 1963 dalla poetessa statunitense con lo pseudonimo di Victoria Lucas

Sylvia Plath, le frasi e gli aforismi celebri

L’esistenza 

“Se non pensassi, sarei molto più felice”

“Questa vita svanirebbe in una nuvola se non mi ci aggrappassi tenendola stretta.”

“È meglio che ogni fibra si spezzi e vinca la furia.”

“Voglio essere libera, libera di conoscere persone diverse e il loro mondo, libera di andare in parti del mondo diverse dove imparare che esistono altre morali e altre norme oltre alle mie.”

 “V’è un muro bianco, obliquo al cielo, sopra il quale il cielo si ricrea infinito, verde, assolutamente intoccabile. Gli angeli vi nuotano, e le stelle, anche loro indifferenti. Sono il mio medium.”

Ho bisogno di un flusso di vita, non di questa folata di favole.”

“E’ terribile voler andarsene e non voler andare da nessuna parte.”

“Che cosa ho mangiato? Bugie e sorrisi.”

“Morire | È un’arte, come qualsiasi altra cosa. | Io lo faccio in un modo eccezionale | Io lo faccio che sembra un inferno | Io lo faccio che sembra reale. | Ammetterete che ho la vocazione.”

 “Esisterà qualche altra strada oltre a quella della mente?”

“Come vorrei credere nella tenerezza.”

“Credo che mi piacerebbe definirmi la ragazza che voleva essere Dio.”

Il rapporto con l’uomo e l’amore

“Pensa. Ne sei capace. Soprattutto non devi fuggire nel sonno-dimenticare i dettagli – ignorare i problemi – costruire barriere fra te e il mondo e le allegre ragazze brillanti – ti prego, pensa, svegliati. Credi in qualche forza benefica al di fuori del tuo io limitato. Signore, signore, signore: dove sei? Ti voglio, ho bisogno di te: di credere in te e nell’amore e nell’umanità…”

“Incontrarsi. Sfiorarsi. Ma non è possibile dipanare il groviglio delle nostre vite, inventarne un’altra solo per noi due”

 “Ogni donna ama un fascista.”

“Disarmato” era l’unica parola che poteva descrivere il mio cuore mentre era accanto al suo.”

“Incominciavo a capire come mai gli uomini che odiano le donne riescono a farne quello che vogliono. Sono come dei: invulnerabili e potenti. Discendono su di te. Poi scompaiono.
Non li puoi catturare.”

“Non sono un’ombra, anche se un’ombra si diparte da me. Sono una moglie.”

“Ti riconobbi all’istante. Albero e pietra scintillavano, senz’ombra.”

“E quando alla fine trovi qualcuno a cui senti di poter riversare la tua anima, ti fermi in stato di shock alle parole che pronunci.”

“Sono abitata da un grido. Di notte esce svolazzando in cerca, con i suoi uncini, di qualcosa da amare.”

Il bisogno di scrivere

“Voglio scrivere perché ho bisogno di eccellere in uno dei mezzi di interpretazione della vita.”

 “Ho bisogno di scrivere e di esplorare le profonde miniere dell’esperienza e dell’immaginazione, far uscire le parole che, esaminandosi, diranno tutto…”

 “La scrittura resta: va sola per il mondo!”

“La scrittura è la mia sostituta: se non ami me, ama quello che scrivo, amami per questo.”

“La scrittura è un rito religioso: è un ordine, una riforma, una rieducazione al riamore per gli altri e per il mondo come sono e come potrebbero essere. Una creazione che non svanisce come una giornata alla macchina da scrivere o in cattedra. La scrittura resta: va sola per il mondo. Tutti la leggono, vi reagiscono come si reagisce a una persona, a una filosofia, a una religione, a un fiore: può piacergli o meno. Può aiutarli o meno.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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