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Sonia Bergamasco, “Annie Ernaux ha un potere contagioso, suscita il desiderio di scrivere”

È uscito l'audiolibro de "Il posto" di Annie Ernaux (pubblicato da Emons in coedizione con L’Orma editore), letto Sonia Bergamasco

MILANO – La vita di uomo raccontata dalla figlia scrittrice che dà alla luce un romanzo letto da una grande attrice. In fondo in questo consiste l’audiolibro de “Il posto” di Annie Ernaux (pubblicato da Emons in coedizione con L’Orma editore), letto da Sonia Bergamasco, alla sua seconda esperienza con Emons dopo il debutto con “Il ballo” di Irène Némirovsky nel 2013. Questo romanzo della Ernaux racconta, come dicevamo, la storia del padre dell’autrice, autrice che ha dimostrato di essere in grado di conferire, come sa fare soltanto la grande letteratura, a una esperienza individuale una dimensione universale e collettiva. Abbiamo parlato dell’audiolibro con l’attrice che ha interpretato l’opera.

 

 Cosa le ha fatto provare la lettura di questo romanzo?

Quella di Annie Ernaux è una scrittura forte. Prova ad azzerare le emozioni ma, sapientemente, le esalta. La potenza della sua penna invoglia a scrivere, mette in moto energie profonde che attivano la creatività. Questo mi è successo, leggendo Il posto. E poi l’ho sentita vicinissima, ho ritrovato la mia solitudine nella sua. La amo perché ha il coraggio di stare nella sua vita difficile.

Come ci si prepara a leggere e a interpretare un romanzo come “Il posto” della Ernaux?

La scrittura di Annie Ernaux  chiede di non essere interpretata. Chiede al lettore di stare nelle parole con esattezza, nel tempo dettato da una narrazione scarna e potente. Non è la mia storia, non è la mia generazione, non è il mio Paese, eppure ci sono anch’io, lì. Sono anch’io quella Annie alla ricerca delle immagini, delle “prove”, delle parole.  La scrittura della Ernaux suscita, in me, il desiderio di scrivere. Ha un potere contagioso.

C’è una parte del romanzo che ha amato particolarmente?

La narrazione del Posto è un flusso. Scorre inesorabile dalla morte del padre a ritroso nel tempo, alla ricerca dei gesti, dei segni, dei modi per dire un uomo. Il padre di Annie. Dalla morte alla vita, la scrittura come sortilegio e come arma. Ricordo il punto in cui Annie Ernaux racconta del padre che si è “vestito bene” perché sono arrivate le amiche di università della figlia, e di come le accoglie e fa per loro tutto quello che può perché si sentano a loro agio.  Lui – ex contadino, ex operaio, che a dodici anni è stato mandato a lavorare come gli adulti e che a fatica riesce a parlare in francese. La sua struggente inadeguatezza. Il padre attraverso lo sguardo della figlia. Non c’è alcuno spazio per sentimentalismo  o indulgenza. Si delineano, con il depositarsi delle immagini del racconto, due  figure ritagliate in un dolore essenziale: quella di lui, sopraffatto dalla vita, e quella di lei, di Annie, della figlia “separata” dal padre e separata dalla sua vita “di prima”.

Quando ha letto per Emons “Il ballo” di Irène Némirovsky lo ha poi portato a teatro. Porterà a teatro anche “Il posto”?

Ho appena finito di leggere il nuovo romanzo della Ernaux: Memoria di ragazza. È il quarto libro della Ernaux che leggo, nella traduzione di Lorenzo Flabbi. L’Orma editore ha il grande merito di aver fatto conoscere questa scrittrice in Italia, e di avercela restituita attraverso il lavoro di un grande traduttore. So che in Francia alcuni testi della Ernaux sono stati letti e “messi in scena”. In Italia leggo che Daria Deflorian e Antonio Tagliarini  hanno lavorato a lungo e approfonditamente sulla sua opera. Annie Ernaux è un mondo e fonte di ispirazione. Non so se sarà anche per me l’occasione di un nuovo lavoro di scena, sicuramente è un incontro importante, per me.

Durante la sua carriera ha incrociato spesso la letteratura. Cosa cerca in un libro? Quali sono i titoli che le sono rimasti nel cuore?

Le rispondo con parole non mie, a cui aderisco convinta: “L’Homo ludens danza, canta, si produce in gesti pieni di significato, assume pose, si acconcia, banchetta e celebra elaborate cerimonie. Non voglio sottovalutare l’importanza di simili passatempi – senza, la vita umana scorrerebbe con una monotonia inimmaginabile e forse andrebbe allo sbando. Tuttavia si tratta di azioni di gruppo su cui aleggia, più o meno percettibile, quel certo odore da addestramento militare collettivo. Con un Libro in mano, l’Homo ludens è libero. Almeno nella misura in cui gli è concesso esserlo. È lui a stabilire le regole del gioco, obbedendo soltanto alla propria curiosità. Gli è dato di leggere sia libri intelligenti, dai quali apprendere qualche cosa, sia libri sciocchi, perché anche da quelli è possibile ricavare informazioni. È libero di non leggere un libro sino alla fine e di cominciarne un altro dall’ultima pagina, risalendo fino all’inizio. È libero di farsi una risatina là dove non è previsto, o di soffermarsi inaspettatamente su parole che poi ricorderà per tutta la vita.” Sono parole di Wislawa Szymborska, una delle autrici che amo.

Crede sia possibile per tutti trovare il proprio “posto”?

Credo che sia sempre possibile cercarlo, desiderarlo. Questo è importante.

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