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Cosa vuol dire vincere lo Scudetto a Napoli secondo Maurizio De Giovanni

Abbiamo chiesto allo scrittore Maurizio De Giovanni di raccontarci cosa significa per una città come Napoli raggiungere un traguardo così prestigioso in ambito sportivo come la vittoria del campionato italiano di calcio.

Dopo un’attesa lunga 33 anni, il Napoli è Campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. Uno scudetto meritato, quello della squadra guidata da Luciano Spalletti, che ha suscitato la felicità di tutta una città, anzi di un’intero popolo. Osimhen e Kvaratskhelia sono stati i calciatori in vetrina, ma tutta la squadra ha dato il contributo necessario per la conquista del tricolore dopo una lunga attesa, vissuta da un popolo che vive con estrema passione e amore tutto ciò che riguarda la propria città.

Cosa significa vincere uno Scudetto a Napoli

Abbiamo chiesto allo scrittore Maurizio De Giovanni, sceneggiatore e drammaturgo italiano, autore perlopiù di romanzi gialli divenuti celebri sul piccolo schermo come la serie de “Il commissario Ricciardi”, di raccontarci cosa significa per una città come quella partenopea raggiungere un traguardo così prestigioso in ambito sportivo come la vittoria del campionato italiano di calcio.

Che atmosfera c’è stata a Napoli in queste settimane di attesa per lo Scudetto?

L’atmosfera è stata di entusiasmo, non di euforia: data la fantastica cavalcata, abbiamo avuto il tempo per assorbire l’idea, grazie soprattutto al largo vantaggio accumulato nel confronto delle inseguitrici. Grande netusiasmo, grande felicità, ma non c’è stato il lcima della vittoria imprevista. La vittoria dello scudetto era già consolidata nell’idea.

Cosa significa per una città come Napoli vincere lo Scudetto?

Significa molto. Napoli è l’unica metropoli italiana con una squadra sola, ed il rapporto della città con la squadra di calcio che la rappresenta è molto identitario. C’è molta dialettica interna alla tifoseria, che porta sia dei vantaggi che degli svantaggi. Un risultato del genere è fortemente identitaria per i napoletani ovunque essi siano, in città così come al nord Italia e nel resto del mondo. Gente della terza generazione, che magari Napoli non l’ha mai vista, che comunque rimangono tifosi e fortemente legati alla città. E’ una vittoria trasversale, dove tutti i napoletani sparsi nelle diverse parti del mondo vivono la stessa gioia.

Le altre squadre di calcio italiano, come ad esempio la Juventus, non hanno un luogo identitario come lo ha la città partenopea, dove si vive un forte senso d’appartenenza, un riconoscersi intorno alla squadra di calcio.

La vittoria dello scudetto del Napoli rappresenta anche un sernso di rivalsa per la città?

Poteva essere vero alla fine degli anni Ottanta, quando il Napoli vinse i suoi primi due scudetti ed usciva da un terremoto e dal disagio dovuto alle faide di Camorra. Oggi non  è così: Napoli ha una consapevolezza diversa, è una capitale ueropea con un numero di visitatori nemmeno secondo a Roma, con un’effervescenza culturale di grande livello. Si pensi a quanti scrittori napoletani ci sono, alle fiction ambientate a Napoli come “L’amica geniale”, “Gomorra”, “Un posto al sole”, i film con Sorrentino, Martone, De Angelis, Di Costanzo. Sono tantissimi i lavori fortemente connessi al territorio. La Napoli di oggi non ha bisogno di trovare nel calcio il suo riscatto: ha tante zone d’ombra e problematiche sociali, degrado e povertà in alcune fasce periferiche, ma non sarà il calcio la soluzione a questi problemi, che può provenire solo dalle istituzioni locali. 

A quale romanzo o personaggio letterario accosteresti iprotagonisti dello scudetto del Napoli?

Spalletti potrebbe essere il Conte di Montecristo, perché ha  avuto veramente tantissime avversità ed arriva al trionfo più che meritatamente, solamente con le sue forze. Non mi sentirei di espormi sugli altri perché il Napoli è un collettivo, che non ha il grande campione attorno al quale si convoglia tutto il resto della squadra, come è stato ai tempi di Maradona.  

 

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