MILANO – E’ sconfinato l’amore che Roberto Vecchioni, cantautore, professore di latino e di greco, narratore, nutre per la cultura greca. Lo rivela nel libro Il mercante di luce (Einaudi), che racconta le parole febbrili che un padre rivolge al figlio, per dirgli – prima che sia troppo tardi – quello che passa e quello che resta di un uomo. “Il padre sono più o meno io” dice. È un insegnante, infatti; il figlio è malato di progeria, una maledizione che accelera lo scorrere del tempo e condanna a una vecchiaia precoce. Marco ha 17 anni e si fa avvolgere dai racconti paterni grondanti di poesia greca che riassumono i grandi gesti e provocheranno in loro l’energia per combattere il buio con il chiarore della Storia originale.
CONCEZIONE AGONISTICA DELLA VITA – “Mio figlio – rivela Vecchioni – ha davvero la sclerosi multipla e con lui mi sono incamminato per dare una frustata al destino tragico. Forse voi non ci crederete, eppure lo scopo ultimo di questa fatica è la felicità, mica la tristezza. La nostra esistenza è intrisa di bellezza al di là delle piccole brutture sulle quali franiamo. A mio figlio è piaciuto, a me pure, rileggendolo.” “Ma il mio concetto di felicità – aggiunge – è sicuramente diverso dal vostro, perché per me la felicità è combattere e lottare. Non si può stare fermi” . Gli strumenti sono “la chimica di parole” che l’antica Grecia ci ha dato, la concezione agonistica, una lingua che è strumento di logica, il senso ultimo delle cose e della vita, che è fatta di cose bellissime, anche nella sofferenza.
VITA DIFFICILE – Perché la vita del cantautore non è stata facile, la malattia del figlio, la sua: “Mi asportarono mezzo polmone, sopravvivo senza un rene e il cuore fa le bizze. Non mi lamento. Trovo sempre il modo di essere felice”. In uno sguardo ampio e positivo che crede ancora nella scuola (sarò un romantico) e nella famiglia: “Non ha importanza se è governata da due uomini o da due donne, alla fine se la volontà è forte si riesce a eliminare pure le basilari presenze femminile e maschile dove mancano. Mia figlia convive con una donna e l’armonia accorcia qualunque distanza.”
UNA VITA TRA MUSICA E LETTERATURA – E non c’è contrapposizione fra il Vecchioni scrittore e il Vecchioni cantautore. “Da quando ho composto la prima canzone, ho trovato in questo gesto una passione di tale energia e di tale vigore che me la ritrovo ancora addosso e fresca a 72 anni. Dice ancora: “Cantare è la vita e non la vita è cantare: c’è una profonda differenza”. “Continuerò a scrivere e dentro la memoria di un computer c’è la traccia di un racconto nuovo dedicato ai figli. La musica aspetterà. Almeno un altro annetto. E sarà macchiata di rock, intriso della memoria dell’antica Grecia.”
Alessandra Pavan
23 settembre 2015